Attualità

CGIA Mestre ricorre all’Antritrust contro l’articolo 10

L’attiva associazione degli artigiani veneti: modificare la nuova disposizione di legge introdotta con il “Decreto crescita”

Anche la CGIA Mestre, attivissima associazione degli artigiani veneti, investe l’Antitrust dell’articolo 10 del DL Crescita. Occorre modificare, dicono in associazione, la nuova disposizione di legge introdotta con il “Decreto crescita” che consente ai privati lo sconto del 65 o del 50% dell’importo direttamente in fattura per i  lavori di efficientamento energetico o antisismici. Questa nuova legge crea una discriminazione fra operatori economici concorrenti, avvantaggiando quelli di maggiori dimensioni ed elevata capacità finanziaria rischiando, conseguentemente, di distorcere le dinamiche del mercato, con l’effetto di restringere le possibilità di offerta per i consumatori finali. Una decisione, rileva la CGIA, che se non verrà modificata rischia di mettere in seria difficoltà il comparto casa che tra dipintori, edili, serramentisti, installatori, elettricisti e idraulici conta a Mestre oltre 700 piccole imprese e più di 2.000 addetti.

Per questo la CGIA nei giorni scorsi ha inviato una nota all’Autorità del Garante e della Concorrenza del Mercato.
“E’ evidente che chi è grande, penso ad esempio alle multiutility, può sostenere il meccanismo – riflette il presidente della CGIA Roberto Bottan – ma chi non dispone di liquidità, come la stragrande maggioranza delle aziende artigiane del settore edile e dell’installazione degli impianti, finisce per dover rinunciare alla commessa, non potendo sostenere, e anticipare, le spese dei materiali e della manodopera”.

Nei giorni scorsi anche CNA e Confartigianato sono ricorsi all’Antitrust per costringere il legislatore a modificare l’articolo 10. Del resto la stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) si era espressa, durante il processo legislativo, contro la prima formulazione dell’articolo 10 del DL Crescita affermando a chiare lettere che si trattava di provvedimento che favoriva i grandi operatori, distorceva la concorrenza, puniva i piccoli operatori e danneggiava i consumatori.

L’unica raccomandazione dell’AGCM di cui i rappresentanti della maggioranza giallo-verde hanno tenuto conto nelle modifiche alla prima stesura del DL Crescita è stata la facoltà per chi esegue i lavori di cedere il credito di imposta acquisito dal cliente finale ai propri fornitori di beni e servizi affermando al punto 3.1 dell’articolo 10: “Il fornitore che ha effettuato gli interventi ha a sua volta facoltà di cedere il credito d’imposta ai propri fornitori di beni e servizi, con esclusione della possibilità di ulteriori cessioni da parte di questi ultimi. Rimane in ogni caso esclusa la cessione ad istituti di credito e ad intermediari finanziari». Il che è una grave limitatezza.

Nella foto, la sede della CGIA. Doc. Ariostea