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Chiusure antieffrazione: in arrivo norma italiana

Le norme antieffrazione a livello europeo sono limitative per le produzioni italiane, vere eccellenze internazionali. Per questo in sede UNI si sta elaborando una norma tutta italiana per valorizzarle. Una Tavola rotonda fa il punto

Presto le chiusure antieffrazione potrebbero avere una norma tutta italiana che prevede il raddoppio degli attuali livelli prestazionali. Questa e altre novità sono previste da un progetto di norma UNI intitolato “Porte pedonali, finestre, facciate continue, inferriate e chiusure oscuranti -Resistenza all’effrazione -Istruzioni e raccomandazioni per l’applicazione della UNI EN 1627-8-9-30- Requisiti nazionali”. Se ne è parlato oggi in una Tavola rotonda dedicata al tema e organizzata dalle riviste Nuova Finestra, Show Room Porte&Finestre e il sito guidafinestra.it presso gli uffici di DBInformation.

Al tavolo dei relatori il prof. ing. Paolo Rigone, direttore tecnico Unicmi, l’ing. Rita D’Alessandro, responsabile normativa FederlegnoArredo/EdilegnoArredo e l’ing. Giuseppe De Napoli, responsabile di laboratorio del CSI moderati dal direttore Ennio Braicovich.

“Le norme antieffrazione sono vecchie e necessitano aggiornamenti sostanziali per stare al passo con l’evoluzione tecnologica dei prodotti e con lo sviluppo delle tecniche di effrazione – spiega l’ing. Rigone. – Le aziende italiane vantano un livello molto alto da questo punto di vista e i requisiti previsti dalla norma europea risultano limitanti”.

Il Gruppo di Lavoro UNI/CT 33/GL 12 vede coinvolti in prima persona i relatori e una ventina di esponenti di laboratori e di aziende del settore. Da anni lavora per l’aggiornamento del quadro normativo e, viste le premesse, per meglio promuovere il prodotto italiano, considerato un’eccellenza a livello internazionale. È stata quindi proposta una vera e propria norma italiana, non un semplice allegato da accludere a quella europea, che ovviamente non va a inficiare le normative comunitarie ma fa fare un salto di qualità ai prodotti di alto livello ottenendo una classificazione aggiuntiva.

“Già nel 2011 – spiega l’ing. D’Alessandro (vedi news) – avevamo sentito questa esigenza sollevata da alcune aziende. L’applicazione delle normative europee sulla resistenza all’effrazione dei serramenti ha fatto emergere degli aspetti discrepanti tra i risultati ottenuti nei diversi laboratori di prova con conseguente carenza di affidabilità della classificazione stessa”.

Norme per le chiusure antieffrazione

Ricordiamo che le norme che regolano la classificazione per le chiusure antieffrazione attualmente in revisione sono 4:

UNI EN 1627 – Requisiti e Classificazione

UNI EN 1628 – Metodo di prova carico statico

UNI EN 1629 – Metodo di prova carico dinamico

UNI EN 1630 – Metodo di prova attacco manuale

L’ing. De Napoli entra nel merito dell’iter spiegando che ogni prova viene “intensificata” a livello della “misura delle deformazioni”. Se superata, il manufatto può abbinare alla tradizionale classe RC raggiunta anche una lettera S. a indicare un valore di resistenza superiore. Quindi avremo, ad esempio, una nuova classe RC3S, classe intermedia tra la RC3 e la RC4. Quindi 6 nuove classi aggiuntive per un totale di 12 classi di resistenza dalla RC1 alla RC6S.

L’esponente del CSI ha dato conto anche dell’importante lavoro sull’intercambiabilità dei componenti (serrature ecc.) in funzione delle classi di resistenza all’effrazione.

Questo progetto di norma è attualmente in mano alla Commissione Prodotti e Processi di UNI per poi passare al vaglio dell’inchiesta pubblica. Il Gruppo di lavoro GL 12 conta in un’entrata in vigore entro la fine dell’anno.

L’incontro

Molto coinvolto il pubblico presente in sala, formato da rappresentanti di aziende produttrici, laboratori di certificazione, associazioni di categoria ed esperti del settore. Molti i consensi anche se non sono mancate le critiche di chi sostiene che non bisognerebbe aggiungere norme ma snellire quelle in vigore o provocazioni da parte di chi pensa che l’utente finale – effettivo destinatario di tutti questi prodotti – non conoscerà o comunque non capirà mai fino in fondo queste classificazioni. Sicuramente tutti concordi sul fatto che sia stato fatto un lavoro importante per il mercato italiano.

“D’altronde – si interroga Rigone – le norme europee vanno rispettate.  Ma se i regolamenti lasciano spazio ai vari Paesi membri di varare norme a tutela della loro produzione, perché non dobbiamo farlo anche noi che rappresentiamo un’eccellenza del settore?”

Chiude l’incontro Ennio Braicovich con una proposta: “In questo percorso di evoluzione e affinamento normativo italiano, si potrebbe prevedere anche l’inserimento – per chi ottiene la classe S – di una documentazione con indicazioni precise sulle modalità di installazione, più puntuali di quelle che si riscontrano attualmente in molte documentazioni di prodotto”.

a cura di Olga Munini