
Secondo Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, l’accordo sui dazi al 15% tra Europa e Stati Uniti non è il risultato ottimale, ma chiude un periodo di incertezza
Cos’è successo nel mondo dell’edilizia? Claudio Feltrin di FederlegnoArredo si esprime a favore dell’accordo sui dazi; secondo l’ultima indagine dell’area studi Mediobanca, oltre sei aziende su dieci adottano pratiche virtuose nella gestione dei rifiuti e nel riciclo e quasi la metà organizza formazione green per i propri dipendenti; dall’ultimo report di McKinsey risulta che massimizzando il riutilizzo nella filiera edilizia-real estate si potrebbe generare un guadagno netto fino a 360 miliardi di dollari entro il 2050.
La reazione di FederlegnoArredo all’accordo dazi UE-USA
“Non è il risultato ottimale, ma almeno l’incertezza è finita, sarà strategico investire in nuovi mercati”, afferma il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin ospite a Class Cnbc, all’accordo sui dazi al 15% tra Europa-Stati Uniti.
Non tutti i settori saranno colpiti allo stesso modo, per acciaio e alluminio resteranno in vigore i dazi al 50%, mentre dazi zero per aerei civili, robotica avanzata e macchinari industriali.
In merito all’incontro con il ministro degli Esteri e vicepremier del governo Antonio Tajani, Feltrin ha riferito di aver sottolineato l’importanza da parte del governo e dell’Europa di definire misure per l’internazionalizzazione. La Commissione europea dovrebbe a suo avviso concludere quanto prima l’accordo del Mercosur che sbloccherebbe dai dazi esistenti una zona molto interessante per l’export del legno-arredo. Attenzionata inoltre l’India, paese in cui l’introduzione di certificazioni obbligatorie rischia di bloccare un altro mercato ad alto potenziale per il comparto.
L’impegno ESG delle medie imprese
Secondo l’ultima indagine dell’area studi Mediobanca, l’80,4% delle medie imprese (fatturato 20-355 milioni di euro) ha avviato iniziative nel campo della sostenibilità sotto la spinta di obblighi normativi, reputazione e visione imprenditoriale.
Due su tre aziende, riporta La Repubblica-Affari Finanza, sono impegnate nella riduzione dell’uso di fonti fossili e nella transizione verso le rinnovabili, mentre oltre sei su dieci adottano pratiche virtuose nella gestione dei rifiuti e nel riciclo e quasi la metà organizza formazione green per i propri dipendenti.
Dal report risulta inoltre che il 62,3% delle medie imprese non è attualmente in grado di quantificare le proprie emissioni e il 40,9% ritiene realistico l’obiettivo ‘Emissioni Zero’ entro il 2050.
Il principale ostacolo per l’avvio di una strategia ambientale è rappresentato dalle difficoltà burocratiche, lamentato dal 33,8% delle medie imprese.
Per rendicontare le attività condotte in ambito ESG, il 36,7% degli intervistati ha indicato il report di sostenibilità, il 34,1% ha previsto una sezione nel bilancio aziendale e il 25,2% valorizza l’impegno attraverso il proprio sito internet. Il 41,2% non offre visibilità alle iniziative ESG.
Il potenziale della circolarità dei materiali da costruzione
Applicare i principi della circolarità all’edilizia potrebbero consentire di ridurre il 13% delle emissioni di carbonio nel costruito nel 2030 e di diminuirle di quasi il 75% nel 2050.
Eppure, solo l’1% dei materiali provenienti dalle demolizioni degli edifici viene riutilizzato, il resto diventa rifiuto.
Dall’ultimo report di McKinsey How circularity can make the built environment more sustainable risulta che massimizzando il riutilizzo nella filiera edilizia-real estate si potrebbe generare un guadagno netto fino a 360 miliardi di dollari entro il 2050.
Ad esempio, per le plastiche da costruzione il valore netto stimato generato dalla circolarità è compreso tra 7 e 20 miliardi di dollari nel 2030 e tra 38 e 112 miliardi nel 2050. Il recupero dei frammenti di vetro riciclati potrebbe invece generare un valore pari a tre miliardi di dollari nel 2030 e tra 16 e 25 miliardi nel 2050.
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