Entro la fine del 2025 l’Italia dovrà presentare all’Unione Europea il piano di attuazione della direttiva Case Green, che impone una transizione verso edifici a zero emissioni. Secondo GBC Italia, SIMA e AIB, la carenza di circa 15.000 professionisti specializzati in edilizia sostenibile potrebbe rallentare l’attuazione del programma
Entro la fine del 2025, come previsto dalla direttiva Case Green dell’Unione Europea, l’Italia dovrà presentare la prima bozza del proprio programma di riqualificazione del patrimonio edilizio.
Il piano definirà le strategie per migliorare l’efficienza energetica degli edifici, ridurre le emissioni e promuovere un’edilizia più sostenibile.
Le scadenze europee fissano un percorso preciso: entro il 2026 dovranno essere adottati i decreti legislativi attuativi, mentre dal 2028 per gli edifici pubblici e dal 2030 per i nuovi edifici residenziali lo standard sarà “zero emissioni”.
Si tratta di un passaggio fondamentale per il rinnovamento del patrimonio immobiliare, ma anche di una sfida complessa che richiede nuove competenze e una pianificazione attenta.
Le criticità nel settore edilizio
Secondo Green Building Council Italia, SIMA e Accademia Italiana di Biofilia, l’Italia deve affrontare una significativa carenza di professionisti qualificati nel campo dell’edilizia sostenibile.
Attualmente mancano circa 15.000 esperti in progettazione energetica, certificazioni ambientali e gestione dei processi di decarbonizzazione.
La mancanza di figure specializzate rischia di rallentare l’attuazione della direttiva europea, con possibili conseguenze sui tempi di esecuzione degli interventi e sul raggiungimento degli obiettivi climatici.
Il problema riguarda in particolare i settori dell’impiantistica, della progettazione e della rendicontazione ESG, dove la domanda di competenze supera di gran lunga l’offerta.
Un patrimonio edilizio da riqualificare
L’urgenza della direttiva Case Green è confermata dai numeri.
Oltre il 60% degli edifici italiani è stato costruito prima del 1976, prima della prima legge sul risparmio energetico, e quasi la metà del patrimonio residenziale rientra nelle classi energetiche F e G, le meno efficienti.
Per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione Europea, l’Italia dovrà investire circa 85 miliardi di euro entro il 2030, con un impatto economico complessivo stimato in 280 miliardi considerando l’indotto.
La riqualificazione del patrimonio edilizio rappresenta quindi non solo una necessità ambientale, ma anche un’opportunità di crescita per il Paese.
La formazione come chiave per la transizione
Per colmare il divario di competenze, l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, in collaborazione con GBC Italia, SIMA e AIB, ha avviato un master universitario di secondo livello in Health Design e ESG per il Real Estate.
L’obiettivo del percorso formativo è creare una nuova generazione di professionisti capaci di integrare sostenibilità, salute e innovazione nei processi di progettazione e gestione immobiliare.
Come spiega il professor Nicola Mammarella, coordinatore del master, “solo attraverso un approccio multidisciplinare è possibile rispondere alle nuove sfide del settore e guidare la trasformazione ecologica e sociale delle città”.
Un’opportunità per il futuro dell’edilizia italiana
La direttiva Case Green rappresenta una sfida complessa, ma anche una grande occasione di rilancio per il comparto edilizio italiano.
Come sottolinea Fabrizio Capaccioli, presidente di GBC Italia, il successo del piano dipenderà dalla capacità di costruire una filiera preparata e consapevole, in grado di coniugare innovazione tecnica e responsabilità sociale.
Formazione, cooperazione e visione strategica saranno gli strumenti essenziali per trasformare la transizione energetica in un processo di crescita sostenibile per l’intero Paese.

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