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Confermata la detrazione al 50% per la prima casa

L’ufficialità ci sarà alla pubblicazione della legge di Bilancio 2026, ma ormai possiamo considerare confermata la proroga della detrazione al 50% per le ristrutturazioni prima casa anche pe il prossimo anno

Riconfermata la detrazione al 50% per le ristrutturazioni prima casa ancora per tutto il 2026. Secondo l’ultimo rapporto della MSCI ogni intervento di rigenerazione urbana genera un ritorno diretto in termini di riduzione delle emissioni e di abbattimento dei costi operativi per gli occupanti e aumenta il valore immobiliare.

 

Il governo conferma il 50% per le prime case

Arriva la conferma ufficiale: la detrazione fiscale al 50% per le ristrutturazioni edilizie sarà valida anche per tutto il 2026. Lo ha annunciato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, precisando che la misura sarà inserita nella prossima Legge di Bilancio. Il bonus continuerà a coprire gli interventi di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo delle abitazioni, fino a un tetto di spesa di 96.000 euro per unità immobiliare, con recupero in dieci quote annuali (esiste anche una proposta di recupero in cinque anni – non confermata -, per questo meglio attendere la versione definitiva).
La proroga riguarda in particolare le prime case, mentre per le altre tipologie di immobili resterà in vigore la detrazione ordinaria del 36%.
Il Governo punta così a sostenere il settore edilizio e favorire la riqualificazione del patrimonio abitativo, in un momento di rallentamento del mercato. Ulteriori dettagli operativi sono attesi con l’approvazione definitiva della manovra economica nelle prossime settimane.

 

La riqualificazione genera anche valore

Secondo l’ultimo rapporto della MSCI, riportato da Milano Finanza, oltre il 30% del valore immobiliare in Europa rischia di diventare stranded asset entro il 2030, con svalutazioni che potrebbero superare i 1400 miliardi di euro se gli immobili non verranno adeguati agli standard di efficienza energetica e decarbonizzazione. Invece, gli edifici certificati green registrano già oggi un premio di mercato: +7/12% nei canoni di locazione e +8/15% nel valore di vendita rispetto ai loro equivalenti non certificati.

Ogni intervento di rigenerazione urbana, dalla sostituzione di impianti energivori alla riprogettazione dell’involucro, genera un ritorno diretto non solo in termini di riduzione delle emissioni (fino al -60% di CO2 in 10 anni), ma anche di abbattimento dei costi operativi per gli occupanti (tra il -20 e il -30% sui consumi energetici).

La riqualificazione genera inoltre valore immobiliare che attrae capitale, e il capitale consente ulteriori investimenti in sostenibilità.

 

Anche la classe energetica incide sulla valutazione economica degli immobili

La classe energetica è solo uno dei tanti elementi che incidono sul prezzo immobiliare: fattori come la posizione o lo stato manutentivo continuano a esercitare un’influenza determinante sul valore finale. Secondo Immobiliare.it Insights in Italia la differenza media tra un’abitazione in classe A o superiore e una in classe E, F o G è pari al 52%.

Tra le grandi città è Torino a registrare il divario più marcato, con uno scarto vicino al 70%. Seguono Bari, con una differenza del 67%, e Palermo (59%). Più contenuti i divari a Roma (19%), Milano (6%) e Firenze (5%).

 

Occorrono 115 miliardi di euro per raggiungere l’obiettivo Case green

Lo studio Nomisma commissionato da Rockwool stima che l’Italia necessiti di un investimento di 115 miliardi di euro per riqualificare 1,7 milioni di edifici residenziali, raggiungendo così il target di efficienza energetica della Direttiva europea Case green (EPBD) entro il 2030.

Gli interventi di efficientamento realizzati negli ultimi anni hanno contribuito a ridurre del 7,4% i consumi energetici, e per raggiungere gli obiettivi del 2030 sarà necessario riqualificare nei prossimi anni circa 1,7 milioni di edifici residenziali, quasi il 14% del totale, intervenendo in particolare su quelli meno efficienti.

Ogni euro investito in riqualificazione energetica di un’unità immobiliare esprimerà un rendimento pari al 23% nel lungo termine. Il valore degli immobili post-ristrutturazione crescerebbe in media del 10%, con punte oltre il 30% in caso di interventi mirati o in zone climaticamente più fredde. Sul piano dei consumi, il risparmio energetico si tradurrebbe in una riduzione della bolletta fino al 36%.

Ogni anno verrebbero creati circa 370mila posti di lavoro, distribuiti nell’edilizia, nella consulenza, nei servizi immobiliari, nella logistica e nella distribuzione.