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Crediti incagliati: cosa fare?

“Ormai è chiaro che la grande abbuffata di Superbonus è arrivata alla frutta” ha recentemente dichiarato il nostro consulente e credit manager Andrea Martellucci. Gli abbiamo chiesto cosa possono fare le aziende che si ritrovano tanti crediti nei propri cassetti fiscali.

Come ogni grande abbuffata ci aspettano notti insonni e vari mal di pancia, tra i quali il più diffuso, dopo il rilassamento degli istituti bancari lato acquisto, sembra essere il pensiero di chi potrà comprare tutta questa mole di crediti.

Alcuni addirittura, secondo il vecchio adagio “Mal comune, mezzo gaudio” si sono costituiti in Associazione per far sentire più forte la loro voce ma si sa, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Ora, siccome non siamo a una fiera di proverbi e metafore, occorre alla fine verificare come le aziende, in sede di pianificazione finanziaria e di redazione bilancio, alternando preoccupazioni e soddisfazioni, affronteranno tali problemi.

I famosi crediti da eco, casa, superbonus ecc. sono ormai nella quasi totalità nei cassetti fiscali delle aziende.

Cedente e cessionario

Quasi tutti questi crediti sono ormai arrivati nella colonnina magica “Cedibili a chiunque e poi a due soggetti qualificati” e da qui occorre destinarli appunto a questi “Chiunque”.

Il termine “chiunque” in tema di cessione diventa il Cessionario, ossia colui che compra.

E poiché chi compra compra per poter compensare questi crediti, quindi per pagare le tasse tramite gli odiati F24, questi cessionari sono grandi pagatori di tasse ed hanno larga capacità di acquisto, per essere dotati di grandi liquidità.

Con questa liquidità intervengono in sede di acquisto per strappare buone condizioni e quindi lucrare tra il valore pagato ed il valore successivamente compensato, svariati punti percentuali, che molto bene fanno al bilancio aziendale ed agli utili di esercizio.

Il meccanismo è semplice: uno vende: il cedente, uno compra: il cessionario.

Come in ogni contratto di cessione oltre all’accordo serve indicare un prezzo; il prezzo nelle cessioni si calcola a partire da una percentuale di acquisto e qui si ammanta di una certa imperscrutabilità e quasi sempre, parlando di crediti da superbonus, questa percentuale alcuni la riferiscono al 110% altri al valore del cassetto.

Insomma, un’ulteriore difficoltà di comprensione che è stata fonte di molti spiacevoli misuderstanding.

Diciamo che il valore del cassetto è “cento” e proseguiamo.

Procedure di cessione

Nel campo delle cessioni, quindi, facciamo una panoramica delle opzioni alternative alla compensazione diretta dal proprio cassetto fiscale, cercando di categorizzare in larga scala.

Molte aziende si sono affidate, giusti importanti e ben chiari accordi con i più famosi tra i soggetti qualificati: le banche, principali cessionari, non muovendo passi oltre il compromesso in atti e quindi mettendosi al sicuro; non rischiando cioè di immobilizzare fondi in crediti che poi non possono rendere liquidi, ossia trasformare in denaro.

Molte altre hanno ceduto alle lusinghe delle società SPV (Special Purpose Vehicle) ossia alle cartolarizzazioni.

In questa casistica, preferendo la semplice prospettazione di una percentuale certa di acquisto, spesso accompagnata da qualche balzello percentuale qua e là, ed una approssimativa data di liquidazione, troviamo molte realtà.

Certa è solo la procedura di cessione, il tutto è, infatti, controllato da Banca d’Italia, anche se i tempi “indicativi” si sono ad oggi rilevati “meramente indicativi” al limite del pronostico 1X2; cioè per farla corta: si arriverà alla liquidazione, quando si arriverà.

Alcune aziende, non trovando nelle due ipotesi sopra descritte spazi o gradimento, hanno atteso e lo sono tutt’ora, compensato il compensabile 2023, sperando che il nuovo anno, forse organizzandosi per tempo e con pretese più vicine al mercato che al desiderato, porterà loro un buon cessionario.

Al di là di queste ipotesi altri si sono affidati al “mercato libero” delle cessioni a fondi, petrolifere o grandi realtà che cercano questi crediti per marginare sul pagamento tasse e fare buoni utili.

Infine, alcuni fornitori, che magari non partecipano direttamente o poco alla procedura dello sconto in fattura, hanno cominciato ad accettare in pagamento delle fatture insolute e i crediti dei loro clienti e di cui alla presente, magari, perché no, maggiorati di interessi moratori e con percentuali non propriamente galanti.

A corredo di queste cessioni occorrono pochi ma ben precisi documenti, tra cui i più importanti le famose Comfort Letter delle società tipo Deloitte, E&Y etc, che tutti ormai conoscono; queste danno un valore maggiore al credito ceduto, in quanto già “analizzato” e dato per buono.

Qualche intermediario di troppo

Nella mia esperienza di credit manager nella gestione tipicamente di queste due ultime ipotesi, ossia a chi vendere se le banche non comprano, ho ravvisato una grande confusione causata dal fatto che troppi soggetti si sono improvvisati intermediari di intermediari di altri intermediari e, pretendendo di gestire magari in esclusiva per aver ricevuto un mandato in tal senso milioni di euro nei cassetti fiscali, hanno creato un imbuto, un collo di bottiglia tra chi aveva ventilato un interesse all’acquisto e chi desiderava vendere.

Non c’è stata simultaneità tra offerta e accettazione.

Mi è spesso tornato in mente quel gioco che mi facevano fare all’asilo, forse per tenerci seduti buoni, che chiamavamo “Telefono senza filo”: il primo bambino designato sussurrava piano piano per non farsi sentire una cosa all’orecchio di chi gli stava a fianco e così via fino a giungere a quello che gli stava accanto dall’altra parte che era onerato di dire a voce alta quello che gli era stato detto; “Roma per toma” alla fine sarebbe stato un successo.

E qui uguale: il cessionario dice al suo intermediario 91%! Quello ci pensa su, decide che 91 e 3 a lui sia ok e dice al suo collaboratore: ….88!

Il collaboratore ci pensa su, decide che 88 a loro e altri 2 a lui sia ok e dice al suo segnalatore: …86!!!

E così via finché il prezzo perde ogni interesse per il cedente.

Inoltre, risalire al contrario, anche ove ci sia accordo, è impresa improba: firmami il mandato così ti faccio arrivare il mandato di quello a cui devi rendere firmato il suo affinché ti possa mandare per la valutazione del suo cassetto quello dell’intermediario che poi ti farà arrivare la mitica LOI (manifestazione di interesse) da parte del cessionario.

Quasi sempre nel mentre i crediti sono già stati reperiti dal cessionario per vie più brevi e quindi il cedente ha solo perso tempo (e qualche volta denaro richiesto in acconto per le operazioni a venire…).

Plafond dedicato

Fuori dai grandi circuiti di cessione credo esista un unico metodo valido che, quando richiesto, applico e seguo in questo mercato molto importante per essere veramente operativi: avere un plafond presso uno o più Cessionari, piccoli e medi, che possano assorbire svariate decine di milioni di euro, seri e diretti, in modo che quando un cliente chiede: mi aiuti a vendere i miei crediti? Qual è il prezzo? Quando pensi che potrò essere pagato? Sono e sarò in grado di rispondere, senza tema di essere smentito, e il solo compito sarà quello di raccogliere la corretta documentazione da fornire e poi allegare al tanto agognato contratto di cessione.

 

Buon anno e buone cessioni a tutti!

a cura di Andrea Martellucci