Non ferrosi. L’impatto dell’aggressione russa secondo Assomet

Gli impatti dell’aggressione russa all’Ucraina sul settore dei metalli non ferrosi, metalli necessari in tante applicazioni industriali e civili. Quale la dipendenza dell’Italia e dell’Unione europea dalla Russia?

Quale l’impatto dell’aggressione russa all’Ucraina sul settore dei metalli non ferrosi? Quale la dipendenza dell’Italia e dell’Unione europea dalla Russia? Metalli quali alluminio, zinco, rame, nichel, palladio, platino e rodio necessari in tante applicazioni industriali e civili. Notoriamente la Russia è un grande produttore di metalli ferrosi e non ferrosi. Lo è anche l’Ucraina, ma in misura molto più ridotta. Le prime ripercussioni dell’aggressione sui mercati quali l’LME sono state un rialzo micidiale delle quotazioni dell’alluminio che oggi hanno raggiunto 3889 $/t, valore mai raggiunto in precedenza. Anche gli altri non ferrosi sono scattati verso l’alto: piombo, zinco, stagno, nichel, palladio…

Vediamo i numeri dei potenziali impatti nel settore dei metalli non ferrosi in Italia e nella UE nell’analisi di Assomet, l’associazione di riferimento per i metalli non ferrosi.

L’import italiano dei non ferrosi russi

Nelle tabelle che riportiamo sono espressi i valori, sia in termini economici che quantitativi, delle nostre importazioni dalla Russia dal 2018 a novembre 2021 per i principali metalli.

Import non ferroi dalla Russia

In termini quantitativi la situazione più critica è quella dell’alluminio. Tra gennaio e novembre del 2021 sono state importate ben 112 Kt di metallo. In termini di valore, invece, il rame supera l’alluminio con importazioni che, a tutto il 2021, arriveranno vicino ai 300 milioni di euro, anche se riferite a un quantitativo ben inferiore, 36 Kt. Irrilevante, invece, l‘import di piombo e zinco.

A livello europeo, invece, oltre ad alluminio e rame si segnalano importanti dipendenze da importazioni per alcuni metalli preziosi e per il nichel:

Alluminio

Alluminio: greggio (30%) e semilavorato (12%)

L’Europa ha importato nel 2020 dalla Russia 985 kt di alluminio greggio e 186 kt di semilavorati di alluminio, per una dipendenza rispettivamente del 30% e del 12%. Se queste importazioni dalla Russia dovessero essere bloccate l’impatto sarebbe significativo. In Europa, infatti, il riciclo attenua solo parzialmente la dipendenza dalle importazioni. Complessivamente, le importazioni russe coprono il 7,2% del fabbisogno di alluminio della UE.

Rame

Rame: greggio (27%)

Nel 2020, l’Europa ha importato 178 kt di rame dalla Russia (principalmente sotto forma di catodi di rame raffinati), pari al 27% di dipendenza dalle importazioni. L’industria del rame della UE ha una buona produzione interna e una prevalenza di riciclo. Complessivamente, la Russia soddisfa solo il 3,2% del fabbisogno di rame dell’Unione.

Metalli preziosi

Metalli preziosi: palladio greggio (34%), platino (17%) e rodio (15%)

Questi metalli sono usati come catalizzatori nell’elettronica e nella gioielleria. La Russia ha le maggiori riserve di palladio al mondo e la seconda più grande per il platino. Complessivamente, le importazioni russe coprono l’11% del fabbisogno di platino della UE, mentre per palladio e rodio non è possibile fare una valutazione attendibile.

Nichel

Nichel: grezzo (30%) e matte (45%)

Nel caso del nichel la dipendenza è fondamentale. Il 30% delle importazioni di nichel greggio della UE proviene dalla Russia (45 kt), coprendo il 14% del fabbisogno dell’Unione. Le matte dalla Russia soddisfano invece l’8-16% delle necessità comunitarie. Complessivamente la Russia copre il 22-30% del fabbisogno di nichel della UE.

Nell’immagine: tubi in metalli non ferrosi (rame), doc Nordholding

a cura di EB