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FOCUS DEL MESE: Cambiamento Climatico e Agenda 2030

Per le imprese di oggi non intraprendere la strada delineata dall’Agenda 2030, che stabilisce obiettivi comuni per un mondo più sostenibile, potrebbe significare perdere competitività ed escludere opportunità di nuovi mercati e di crescita

Oggi la sostenibilità può correre il rischio di apparire sempre più come un mito, uno slogan che riduce la complessità a un solo colore: “il verde”. Questa non è la strada giusta, anzi rischia di essere una via che fa perdere tempo e, disorientando, porta a conseguenze nefaste: se vogliamo affrontare questo tema dobbiamo coglierne i diversi aspetti e sfaccettature, con un approccio “integrale”, direbbe papa Francesco.

I megatrend

Innanzitutto, dobbiamo isolare le attuali tendenze in grado di determinare cambiamenti strutturali nell’economia globale, di guidare l’innovazione, di ridefinire le priorità delle società e i modelli di business. Sinteticamente possiamo identificare questi megatrend: crisi climatica, rivoluzione tecnologica, nuovi assetti demografici, instabilità geopolitica e vulnerabilità dei sistemi. Tali fenomeni portano con sé un set di rischi da prevenire, attivando la capacità di adattarsi al contesto mutevole e gestendo in maniera innovativa le difficoltà. Di fronte a questa crisi con dimensione plurale e multipla è ineludibile l’adozione di un orientamento differente da quello utilizzato fino ad ora, scegliendo un approccio basato sul concetto di sviluppo sostenibile. Infatti, la consapevolezza che l’attuale modello di sviluppo globale non è sostenibile, e non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale rende necessario, quindi, porsi degli obiettivi per cambiare il modo di operare.

Il giusto equilibrio come sviluppo sostenibile

Con “sviluppo sostenibile” – concetto introdotto per la prima volta dal Rapporto Brundtland della Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo (1987) – si intende “lo sviluppo volto a soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di far fronte ai propri bisogni”. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra l’economia, l’ambiente e la società, garantendo che la crescita economica non danneggi l’ambiente né comprometta i diritti e il benessere delle persone. È dentro questo contesto che nasce il processo che ha portato il 25 settembre 2015, all’approvazione, da parte dei governi dei 193 Paesi membri dell’ONU, dell’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile.

L’Agenda 2030 rappresenta un piano di azione globale per il benessere delle persone, la protezione dell’ambiente e la prosperità dei Paesi. Essa stabilisce 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), che sono una “mappa” per guidare il nostro mondo verso un futuro più sostenibile entro il 2030 e sono finalizzati a un modello di sviluppo che coniughi gli aspetti economici con quelli sociali e ambientali. I 17 obiettivi vengono misurati e monitorati nel tempo, per ricalibrare le politiche e le azioni di intervento.

Gli SDGs sono organizzati in un sistema di 169 sotto obiettivi e 244 indicatori, con i quali vengono delineate a livello mondiale le direttrici dello sviluppo sostenibile dei prossimi anni. La finalità è quella di offrire un quadro integrato di informazioni quantitative comparabile a livello internazionale, per la misurazione del benessere, della qualità ambientale e della green economy nel quadro dello sviluppo sostenibile.

Gli SDGs sono stati pensati e progettati principalmente per: porre fine alla povertà, alla fame e alle ineguaglianze; intervenire nel cambiamento climatico e preservare l’ecosistema ambientale; adottare sistemi di educazione e sanità accessibili a tutti e di qualità; costruire solide istituzioni e partnership positive e fruttuose. Questi obiettivi sono ritenuti “universali” in quanto tutti i Paesi e tutti gli abitanti sono chiamati a contribuire allo sforzo di portare il mondo su un sentiero sostenibile, senza più distinzione tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo, anche se evidentemente le problematiche possono essere diverse a seconda del livello di sviluppo conseguito. Ciò vuol dire che ogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli SDGs, rendicontando sui risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato dall’ONU.

I tre pilastri di Agenda 2030 sono:

  • Affrontare le sfide ambientali, promuovendo azioni per combattere il cambiamento climatico, proteggere la biodiversità, garantire un uso sostenibile delle risorse naturali e ridurre l’inquinamento (sostenibilità ambientale)
  • Eliminare la povertà, garantire la giustizia sociale, promuovere l’uguaglianza di genere, fornire accesso all’istruzione e alla salute per tutti, e garantire una vita dignitosa per tutti gli individui (sostenibilità sociale)
  • Incoraggiare una crescita economica inclusiva e sostenibile, promuovendo l’occupazione dignitosa, la riduzione delle disuguaglianze e la promozione di modelli di produzione e consumo responsabili (sostenibilità economica)

L’attuazione dell’Agenda richiede inoltre un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle Università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura. Il passaggio rilevante di Agenda 2030 è proprio questo: l’urgenza e la drammaticità della situazione attuale fa sì che sia necessario uno sforzo collettivo, in grado di affrontare e risolvere le sfide attuali. L’integrazione degli SDGs e dei principi ESG nelle componenti ambiente, sociale e governance in prospettiva integrale nelle pratiche aziendali e negli investimenti è quindi fondamentale per contribuire al raggiungimento di tali obiettivi. Per realizzare l’Agenda 2030 è necessario il coinvolgimento delle imprese le quali, a loro volta, godono di un grande vantaggio se decidono di integrare gli obiettivi al loro interno. Adottare pratiche sostenibili permette infatti alle aziende non solo di contribuire a mitigare i rischi sopra evidenziati – e che rispetto al 2015 sono evidenti e tangibili – ma anche a migliorare le performance delle aziende accrescendo la reputazione aziendale, riducendo i costi operativi e aprendo nuovi mercati. Le imprese di tutto il mondo, di qualsiasi dimensione e settore produttivo, sono chiamate perciò a dare un contributo all’Agenda 2030 attraverso lo sviluppo di nuovi modelli di business sostenibile, di investimenti, di pratiche di innovazione e di attivazione di collaborazioni multistakeholder. L’elemento chiave per le imprese è rappresentato dall’innovazione: le aziende possono e devono ricercare un connubio tra innovazione (di prodotto, di servizio o di processo) e sostenibilità, col fine di sviluppare, attraverso tecnologie innovative, nuove soluzioni sostenibili ed in linea con gli SDGs. In altre parole, l’Agenda 2030 e il perseguimento degli SDGs possono rappresentare per il mondo imprenditoriale un’importante opportunità di sviluppo e crescita. Integrare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile significa per le imprese migliorare le proprie capacità di prevenire e gestire i rischi, avere l’opportunità di innovare il proprio business, attrarre nuove e preziose risorse come le nuove generazioni e costruire e rafforzare la fiducia dei propri stakeholder, soprattutto quella degli investitori sempre più in cerca di investimenti sostenibili. In un mondo che guarda sempre con maggior attenzione e urgenza a modelli di business più sostenibili, non intraprendere la strada delineata dall’Agenda 2030 potrebbe significare per le imprese escludere opportunità di nuovi mercati e di crescita e, di conseguenza, perdere competitività.

L’autore

Angelo Bongio, consulente sui temi della sostenibilità e valutatore impatto certificate CEPAS. Si occupa di sviluppo sostenibile da 2005 come animatore di progetti territoriali, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese. Ha maturato molteplici esperienze professionali all’interno di associazioni di categoria e di agenzie di sviluppo occupandosi di sostenibilità, innovazione digitale e sviluppo della competitività delle imprese. Collabora con la cattedra di Elementi Economia Internazionale – Università Cattolica del Sacro Cuore. È fra i soci fondatori di Assobenefit, l’associazione nazionale per le Società Benefit. Nel 2023 ha pubblicato “Sistema diffuso delle PMI e delle imprese artigiane naturalmente benefit e sostenibile”, con Paolo Manfredi in Raul Caruso, Bellavite Carlo Pellegrini, “Società Benefit. Profili giuridici ed economico aziendali”, EGEA Milano 2023.

a cura di Angelo Bongio, Social Impact & Sustainability Advisor | Innovation Manager