I vetri selettivi giocano un ruolo chiave nell’efficienza energetica degli edifici, ma restano poco compresi da molti operatori del settore. Nonostante il loro ampio impiego, permangono dubbi su composizione, prestazioni e criteri di scelta. Un'analisi tecnica chiarisce caratteristiche, varianti disponibili sul mercato e casi d’uso
In questo articolo di luglio/agosto di “Raccontare i Canieri” William Bisacchi (serramentista con oltre 30 anni di esperienza) ci parla di vetrate angolari.
Vetri selettivi, la giusta valutazione
I vetri selettivi, o vetri a controllo solare, sono progettati per lasciar passare la luce visibile limitando l’ingresso dell’infrarosso responsabile del surriscaldamento estivo, con effetti diretti sulla riduzione dei carichi di raffrescamento e quindi dei consumi energetici.
La valutazione deve però essere annuale: in inverno la stessa schermatura può ridurre il guadagno solare gratuito e incidere sul bilancio termico dell’edificio se non correttamente dimensionata in fase progettuale.
L’evoluzione tecnologica ha portato dagli storici vetri riflettenti con rivestimento pirolitico, pensati per “fermare il sole” e spesso causa di ambienti bui, ai moderni rivestimenti magnetronici soft coating multistrato a base di metalli nobili come l’argento; le configurazioni a triplo strato ottengono un equilibrio avanzato tra trasmissione luminosa e controllo dell’energia solare. È frequente l’errore di credere che questi vetri peggiorino l’isolamento invernale: la trasmittanza termica Ug resta comparabile a quella di un vetro basso emissivo analogo, mentre a cambiare è il fattore solare g, cioè quanta energia solare entra.
Dati di campo mostrano irraggiamenti fino a 1000 W/m² su orizzontale e circa 700 W/m² su verticale, valori che possono generare guadagni estivi anche trenta volte superiori alle dispersioni invernali, rendendo il controllo solare un tema prioritario nella progettazione di serramenti e facciate.
Scelta consapevole: criteri di applicazione, limiti e precauzioni
Un vetro è detto selettivo quando il rapporto tra trasmissione luminosa e fattore solare (TL/g) è almeno pari a 2; tutti i vetri hanno una selettività naturale, ma i prodotti progettati per l’edilizia ad alte prestazioni modulano questo rapporto in funzione dell’uso.
Soluzioni bilanciate come i classici 70/35 risultano versatili in residenziale; proposte più blande, note come “quattro stagioni”, possono andare bene in esposizioni che ricevono sole quasi solo d’estate; vetri a selettività spinta, come 60/30 o 30/20, sono invece tipici di grandi superfici vetrate non schermate in ambito terziario dove il contenimento dei carichi di raffrescamento è critico.
La scelta dipende da orientamento, clima, traiettoria stagionale del sole (ampia in estate, ridotta in inverno), presenza o meno di sporti, frangisole, tende, alberi o edifici ombreggianti e anche dal comportamento degli utenti: una finestra esposta che resta sempre aperta alla luce richiede strategie diverse da un locale dove le schermature restano chiuse.
Installare vetri selettivi su facciate a nord o in zone permanentemente in ombra può ridurre luce e apporti invernali senza vantaggi estivi; al contrario, superfici completamente esposte senza schermature fisiche rendono il vetro selettivo quasi obbligato. La corretta definizione del grado di selettività dovrebbe essere affidata a un tecnico termotecnico abilitato; in grandi lastre con assorbimento energetico oltre il 25% occorre valutare rischi di shock termico e prevedere vetri temprati o telai ventilati.
Leggi l’articolo completo nello sfogliabile di luglio/agosto
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