Attualità

Bologna. In 200 progettisti tra sostenibilità sismica ed ambientale al Convegno di The Next Building

Efficienza energetica, sicurezza sismica ma anche bellezza al centro dell’incontro organizzato in collaborazione tra il Dipartimento di Architettura della Università di Bologna e DBInformation

Un paese devastato costantemente dai movimenti tellurici e in gran parte dichiarato zona sismica, dove molte abitazioni vanno messe in sicurezza. Ma anche un paese profondamente bisognoso di essere rivoltato come un calzino per l’inefficienza energetica dei suoi edifici. Questa è l’Italia e tutti noi abbiamo coscienza di questo stato delle cose. E allora la domanda che ci si pone tutti è se sostenibilità sismica e sostenibilità energetico-ambientale siano conciliabili tra di loro e rappresentino la strada percorribile per la nostra edilizia e architettura.

Renzo Piano ne è profondamente convinto. E convinti ne siamo anche noi soprattutto dopo aver seguito il Convegno “Progettare a energia quasi zero” di fine ottobre a Bologna e aver ascoltato quanto ci ha raccontato l’arch. Marco Dell’Agli dello Studio MCA  guidato da Mario Cucinella. E’ la storia di 5 progetti di costruzioni sociali post-sisma dipanati tra Ferrara, Bologna, Modena, Reggio e Mantova, frutto della collaborazione tra Confindustria e Sindacati e dello Studio bolognese, laddove si incontrano per l’appunto sostenibilità sismica, quella energetico-ambientale e bellezza.

Che il sisma sia una brutta bestia da governare lo ha testimoniato in maniera brillante il prof. Claudio Mazzotti del DICAM dell’Università di Bologna con una spietata analisi dei meccanismi di danno nelle costruzioni illustrando con una ricca sequenza fotografica clamorosi esempi di errori progettuali. Anche in edifici recenti. Come dire, il sisma c'è qualcuno che l'aiuta a fare danni.

Più positiva in prospettiva la visione offerta dall’ing. Giovanni Cavanna di ITC-CNR che ha illustrato la nuovissima apparecchiatura per le prove di resistenza al sisma di cui si è dotato l’Istituto di San Giuliano Milanese. Servirà a testare le facciate continue e a renderle più sicure. Test che sono comuni in Nord America e altre parti del mondo sono ora alla portata di committenti, progettisti e delle nostre aziende. La inedita apparecchiatura alta due piani potrà essere utile a una loro migliore penetrazione sui mercati internazionali. 

Di facciate continue ha parlato il prof. ing. Paolo Rigone, direttore tecnico di Unicmi, in termini di strumento straordinario dal punto di vista sia estetico che energetico per plasmare il volto dei vecchi edifici (il cosidetto recladding) riportandoli a nuova vita e a nuovi utilizzi. Impossibile per Rigone non stigmatizzare l’introduzione nella legislazione energetica di un nuovo descrittore, il coefficiente H’t, che, se rispettato alla lettera, rischia di uccidere le architetture di vetro e metallo segno tipico della modernità architetturale in tutto il mondo.

Edifici come il Vodafone Village di Milano, descritto in gran dettaglio da Ugo Favaretto di Wicona, brand di Sapa Building System, emblema di bellezza architettonica e icona di risparmio energetico e di comfort grazie alla facciata a doppia pelle ventilata, oggi non sono più possibili. Questo stando alla lettera delle legge. Un vero peccato sia per i committenti che per i progettisti!

Nell’esposizione di Favaretto ha colpito la capacità dell’industria di far fronte alle richieste di una committenza particolarmente esigente approntando intensi studi e ricerche sulle condizioni di confort degli utenti che hanno richiesto perfino l’approntamento di un mockup per i test in gravose condizioni estive. A dimostrazione che oggi l’industria può andare ben oltre la semplice fornitura di componenti architettonici e fare ricerca vera.

Il coefficiente H’t è stato pure il bersaglio dell’ing. Cosimo Marinosci dell’Erved, ente di Regione Emilia Romagna, che ha portato con mano sicura i 200 progettisti presenti in sala tra i meandri non sempre facili della legislazione energetica del 26 giugno, quella dei tre decreti scritti così bene che hanno già avuto due tornate pesanti di FAQ da parte del Ministero dello Sviluppo economico. In Emilia Romagna la legislazione energetica regionale ha anticipato gli edifici NZEB al 2017 e al 2019 che lo Stato ha previsto per il 2019 e il 2021 rispettivamente per gli edifici pubblici e privati, il che ha rappresentato una nota interessante di attualità nella giornata.

Marinosci si è ampiamente diffuso sulla certificazione energetica degli edifici in regione, su certi aspetti paradossali della legislazione nazionale e sulla diffusione degli edifici NZEB, sempre in Regione. Così facendo ha aperto la strada alla storia virtuosa di due complessi condominiali NZEB, ma a Viterbo,  raccontati dall’ing. Luca Fioravanti di Zehnder. Progettazione intelligente, costruzione ad hoc ed impianti adeguati hanno portato i condomini a pagare poco più 100 euro (leggasi cento) all’anno per riscaldamento e raffrescamento  In pieno comfort.  

Storie da raccontare e diffondere a piene mani come quelle offerteci da Paolo Buratti di Internorm Italia che ha narrato come sia cambiata la finestra nel giro degli ultimi decenni in termini di strutture, finiture, ferramenta ma soprattutto in prestazioni. L’esempio perfetto è la finestra KF410 che si regge su un core centrale in legno multistrato senza dimenticare i modelli in pvc e lluminio che possono diventare periferiche di un sistema domotico “leggero”.

E in tema di finestre ha colto nel segno la ES-finestra presentata da Marco Lambertini di Go Technology che nasce da una pluriennale esperienza, meritandosi perfino un Compasso d’Oro nel 2014, e che fa della trasparenza il suo leit motiv. Una finestra minimalista che non dimentica di dover assolvere le prestazioni tipiche degli infissi ma valorizzando al massimo una valore che si è un po’ perso per strada: la trasparenza. E la luminosità degli ambienti interni è un valore da mettere …in luce nella valutazione dei serramenti, come succede in altri paesi vedi la Francia.

Nel Convegno c’è stato spazio anche per la ricerca universitaria con la relazione dell’arch. Anastasia Fotopoulou del Dipartimento di Architettura che ha raccontato la storia di un progetto europeo, che vede come capofila proprio Bologna, dal singolare nome Abracadabra. Il fine è il recupero architettonico ed energetico degli edifici esistenti.

Il progetto ha per obiettivo far comprendere agli investitori e operatori di settore come si possa determinare un sostanziale incremento del valore immobiliare degli edifici esistenti (rispettando la normativa EPBD) attraverso una significativa trasformazione energetica e architettonica degli stessi. Del resto non abbiamo scampo dicono i tecnici bolognesi: “con una percentuale di edifici nuovi intorno allo 0,5 percento e con una percentuale di demolizioni intorno allo 0,2 percento, possiamo calcolare che più del 90% degli edifici che vediamo oggi saranno ancora presenti intorno al 2050 e rappresenteranno ancora il 75 percento di tutti gli edifici presenti nella stessa data”. Cifre da far paura.

Il tema degli edifici esistenti era stato evocato in apertura dal dott. Carmine Preziosi, direttore di AnceBologna evocando, per snellire le farraginose procedure condominiali che impediscono la riqualificazione energetica (e sismica), un cambiamento perfino del codice civile. Occorre rendere tutto più semplice per affrontare seriamente i temi dell’efficienza energetica e sismica. E in questo la digitalizzazione dei processi può offrire un grande aiuto.

In apertura, assieme ai saluti di Francesco Briglia di DBInformation, vi era stato l’apprezzato intervento dell’arch. Alberto Piancastelli in rappresentanza dell’Ordine degli Architetti che ha evidenziato come siamo tutti di fronte a una rivoluzione energetica che cambierà moltissimo in edilizia e in architettura, al pari dell’introduzione dell’acciaio e del cemento armato. Ci pone una sfida difficile ma certamente affascinante.

Le conclusioni del Convegno, che è stato moderato da Ennio Braicovich con l’aiuto di Manuela Battaglino di DBInformation, sono spettate al prof. Jacopo Gaspari del Dipartimento di Architettura in sostituzione del prof. Ernesto Antonini, coorganizzatore e impossibilitato a partecipare.  Per Gaspari: “La vera sfida che riguarda il nuovo ma soprattutto l’esistente sta nella capacità di collaborare con creatività e di creare sinergie tra soggetti diversi con una visione multidisciplinare senza paura di sbagliare. Sperimentiamo dunque ma con la consapevolezza dei risultati che possiamo raggiungere”.

(eb)