
Le piccole e medie imprese europee stanno accelerando sulla strada della decarbonizzazione. L’Italia si conferma tra i Paesi europei più attivi.
Le notizie principali della settimana dal comparto edilizia: dall’analisi di Argos per il Bcg “Climate Transition Barometer 2025”, condotta da OpinionWay si evince che la transizione climatica aziendale rappresenta un’opportunità strategica a lungo termine per l’85% delle PMI europee; risulta stabile l’andamento della filiera legno-arredo, ma è ancora difficile fare previsioni; dall’analisi economico-finanziaria contenuta nel Working Papers di giugno, e rilasciato dal Dipartimento del Tesoro del Mef, emergono dubbi sul rapporto costi-benefici del Superbonus e Bonus facciate
Decarbonizzazione come opportunità di business
Le piccole e medie imprese europee stanno accelerando sulla strada della decarbonizzazione, come si evince dall’analisi di Argos per il Bcg “Climate Transition Barometer 2025”, condotta da OpinionWay su un campione rappresentativo di circa 700 aziende di medie dimensioni in Francia, Germania, Italia, Benelux e Regno Unito.
La transizione climatica rappresenta un’opportunità strategica a lungo termine per l’85% delle PMI europee, con un aumento di 18 punti percentuali rispetto al 2024, anche se i vincoli finanziari rimangono il principale ostacolo.
L’Italia si conferma tra i Paesi europei più attivi, con il 54% delle PMI che investe attivamente nella decarbonizzazione, riconoscendo sempre più il valore competitivo della sostenibilità.
Andamento stabile per la filiera legno-arredo, ma difficile fare previsioni
Nel primo trimestre il fatturato della filiera legno-arredo chiude a -0,7%, in linea con il 2024, con una flessione del 0,5% del mercato nazionale e dell’1% dell’export. Il dato sulla produzione in aprile segna +7,1% per il mobile e +2,4% per il sistema legno.
Questi i numeri dell’ultimo Monitor realizzato dal Centro studi di FederlegnoArredo su un campione di circa 400 aziende che nel trimestre hanno realizzato vendite per oltre 2,2 miliardi di euro.
Le attese, sebbene ancora positive, sono al ribasso rispetto alla precedente rilevazione data l’incertezza degli eventi internazionali. Mentre a inizio 2025 le imprese prevedevano una chiusura d’anno a +6,4%, adesso la percentuale scende a +4,7: per il mercato interno si passa dal +4,7% al +2,8% e per l’export dal +8,7 % al +7,1%.
In particolare, sul tema dazi circa la metà delle aziende intervistate quantifica un calo dei ricavi del 5%, il 26% ritiene invece che la flessione potrà arrivare fino al 10% e il restante 25% teme effetti superiori al 10%. C’è anche chi dichiara di non poter fare, al momento, alcun tipo di previsione.
Dubbi sul rapporto costi-benefici del Superbonus e Bonus facciate
Dall’analisi economico-finanziaria contenuta nel Working Papers di giugno, e rilasciato dal Dipartimento del Tesoro del Mef, risulta che dal 2020 al 2023 il Superbonus e il Bonus facciate hanno mobilitato congiuntamente circa 116 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi, a fronte di un utilizzo totale di circa 186 miliardi di euro (vicino al 9% del PIL).
Da un’analisi approfondita risulta che quasi 70 miliardi di euro della spesa relativa agli investimenti sovvenzionati sarebbe stata comunque effettuata anche senza il Superbonus e il Bonus facciate, grazie a incentivi preesistenti e meno generosi, come l’incentivo del 50% per le ristrutturazioni abitative (Bonus Casa) e quello del 50%-85% per gli interventi di efficienza energetica (Ecobonus).
Da qui il dubbio sul rapporto costi-benefici derivante dal Superbonus e dal Bonus facciate.
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