Economia

Edilizia allo stremo. Ance minaccia. “Forse è il caso di chiudere”

Il presidente Buzzetti: “Anche se si respira un nuovo clima di fiducia grazie agli importanti annunci del Governo, ora servono misure concrete e un Patto tra Governo e filiera delle costruzioni”

Crisi non è una parola più sufficiente. La parola che dipinge meglio oggi lo scenario del mondo italiano delle costruzioni è catastrofe. Al punto che il presidente dell’Ance Paolo Buzzetti ha aperto ieri l’Assemblea annuale dei costruttori edili con una minaccia:

“La situazione è così drammatica per il settore delle costruzioni che viene spontaneo chiedersi se non sia il caso di chiudere le nostre imprese con il minor danno possibile per i nostri dipendenti”.

Tuttavia, pur nella drammaticità del momento, Ance intravvede qualche barlume di  speranza.
Così sempre Buzzetti: “Anche se si respira un nuovo clima di fiducia grazie agli importanti annunci del Governo, ora servono misure concrete, perché i continui ‘stop and go’ non stanno facendo ripartire il motore dell’economia. E’ indispensabile un patto tra Governo e la filiera delle costruzioni, primo vero motore economico del mercato interno italiano e unico in grado di far ripartire in modo stabile occupazione e crescita”.

Tra i segnali positivi che giungono dalla politica: “il via libera al decreto ‘Sblocca Italia’ che dovrebbe arrivare entro il prossimo 31 luglio” annunciato dal viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, Riccardo Nencini e i recenti provvedimenti adottati dal Governo in materia di edilizia scolastica illustrati dal sottosegretario all’istruzione Roberto Reggi.

Segnali che però non bastano a far dimenticare le dimensioni della catastrofe dell’edilizia a partire dal 2008:
– 58 miliardi di fatturato persi;
– 70 mila imprese hanno chiuso o stanno chiudendo i battenti;
– 116 miliardi di credito sottratti alle imprese;
– risorse per infrastrutture tagliate del 66% mentre le spese correnti sono aumentate di 12 miliardi;
– investimenti in costruzioni dimezzati (-47%).
Un dato gravissimo questo che ci fa precipitare indietro al 1967. Quasi 50 anni fa, come mostra il grafico!

Senza dimenticare la crescita poderosa delle tasse sulla casa: “nel 2011 il gettito ICI era di circa 9 miliardi di euro, dopo 3 anni si è arrivati a un gettito IMU+TASI stimato in 25 miliardi euro (+200%)”, segnala l’Ufficio Studi Ance.

In questo quadro si intravvede qualche movimento positivo che giunge dal profondo del mercato che così evidenzia l’associazione dei costruttori edili:
-la riqualificazione è stata l’unico comparto che ha avuto livelli produttivi positivi (+20% in 7 anni), grazie agli incentivi fiscali sulle ristrutturazioni e sul risparmio energetico
-nei primi mesi del 2014 i mutui tornano con il segno più (+5,2% rispetto allo stesso periodo del 2013) dopo sei anni negativi per effetto accordo dell’accordo Abi-Cdp, fortemente voluto dall’Ance
-primi segnali di ripresa nelle compravendite immobiliari: +4,1% nel primo trimestre 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013

Se la politica comincia a prestare attenzione al mondo dell’edilizia, rimane il dato sconfortante di un paese malato di burocrazia inefficiente. L’Italia è al 101.mo posto su 185 paesi per la facilità di ottenere un permesso di costruzione, come rileva l’indagine 2013 Doing Business realizzata da World
Bank e da IFC- International Finance Corporation. Nel 2014 la situazione è peggiorata: siamo passati alla 112.ma posizione. Insomma, diventa sempre più difficile ottenere il permesso di costruire. Il che non aiuta certamente a far ripartire il primo grande motore dell’economia italiana: l’edilizia.
(eb)

In allegato, in versione di sintesi, l’Osservatorio Congiunturale sull’Industria delle Costruzioni, luglio 2014, a cura della Direzione Affari Economici e Centro Studi di Ance