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IoT, smart home&building automation: come cambia il mercato della casa e dell’edificio

E’ il titolo della relazione del prof. Stefano Bellintani a Forum Serramenti che aiuterà a leggere gli sviluppi tecnologici della rivoluzione digitale alla luce dell’evoluzione del mercato immobiliare

Docente di Tecnologia dell’Architettura al Politecnico di Milano, esperto del mercato immobiliare, docente per il Master Universitario di I° livello “Real estate management: sviluppo e redditività immobiliare verso la gestione attiva” e di numerosi corsi di Facility management, co-autore del tool (insieme ai professori Oliviero Tronconi e Andrea Ciaramella) programma “BRaVe – Building Rating Value” finalizzato alla misurazione delle prestazioni degli edifici, membro del Comitato Scientifico della Collana “Real Estate”, FrancoAngeli Editore, relatore e correlatore di numerose tesi di laurea su real estate, sicurezza, domotica e building automation, autore e co-autore di numerosi libri e pubblicazioni in merito.

È questo il ritratto professionale in estrema sintesi (in effetti, occorrerebbero pagine e pagine) del prof. Stefano Bellintani che interviene a Forum Serramenti su “IoT, smart home&building automation: come cambia il mercato della casa e dell’edificio”. E’ estremamente raro trovare qualcuno come il prof. Bellintani che sia esperto del mercato immobiliare ma anche di domotica e building automation. Con il suo intervento ci aiuterà a cogliere le prospettive della rivoluzione digitale che sta per investire il mondo dell’edilizia (e del serramento, quindi) e a leggere gli sviluppi tecnologici alla luce dei movimenti del mercato della casa e dell’edificio.
Così il docente del Politecnico di Milano inquadra i fenomeni all’interno del mondo delle costruzioni:

Il processo di mutazione del mercato delle costruzioni/immobiliare italiano, avviato intorno alla metà degli anni ’90, ha determinato dei veri e propri sconvolgimenti di portata anzitutto culturale e organizzativa. Gli obiettivi economico-finanziari dei grandi investitori, vero fulcro di nuove prassi e professioni, insieme all’evolversi di norme e leggi (soprattutto di derivazione comunitaria) e più in generale di un contesto di riferimento sempre più competitivo e globalizzato, ha comportato l’affermazione di alcuni punti fermi.

Quali, ad esempio?
Anzitutto la sostenibilità economica delle operazioni che, in sintesi, si traduce in una nuova presa di coscienza: l’importanza della fase di gestione o management degli edifici come condizione cruciale per il ritorno degli investimenti e dunque come elemento centrale del progetto e della sua concreta attivazione e fattibilità (life cycle cost). A questo proposito, in un mercato che, è d’uopo precisarlo, in futuro sarà per lo più caratterizzato dalla riqualificazione dell’esistente, occorre rilevare la tendenza ad una maggiore programmazione degli interventi manutentivi e il passaggio sempre più evidente dal cantiere “umido”, tipico dell’approccio costruttivo italiano, a quello “a secco“, focalizzando l’attenzione sulla cosiddetta edilizia Off Site che sta cominciando ad affermarsi, anche da noi, in maniera significativa.

Che collocazione trova in tutto ciò il tema della sostenibilità?
Come noto, anche il tema della sostenibilità ambientale rappresenta ormai un punto focale irrinunciabile nella filiera del settore delle costruzioni (e non solo). La spinta proveniente dagli ambiti legislativi e normativi, l’accresciuta sensibilità sul tema, l’affermarsi, in tutto il mondo, di prassi che vanno oltre le cogenze (LCA-life cycle assessment), generano nuove strategie e modalità produttive, in continuo divenire.
In ultimo, per quanto ancora in estrema sintesi, si sta chiaramente andando verso una forte specializzazione del mercato che tende a declinare gli edifici in “prodotti” edilizi, differenziabili per peculiarità e dettagli ovvero per profili di utenza. Naturalmente si tratta di caratteristiche, o per meglio dire di prestazioni, che hanno pienamente a che fare con quanto detto fin qui e che sempre più si misurano, in termini competitivi, con benchmark e best practice internazionalmente condivisi.

E, poi, attorno a noi domina la rivoluzione del digitale: si fa un gran parlare di smart city e smart building. Sono solo parole? Oppure…
In questo scenario, in maniera inarrestabile, pervasiva e irreversibile, sta ormai irrompendo l’era della “smartizzazione“, in cui le infrastrutture del digitale divengono vere e proprie leve per lo sviluppo economico e sociale delle grandi aree urbanizzate del pianeta e dunque dei sistemi-paese alla scala globale.
Grazie agli sviluppi della tecnologia digitale, gli edifici forniscono oggi un contributo sempre maggiore alle smart city; non si tratta tanto di nuove funzioni di automazione, per la verità già disponibili da diversi decenni, quanto di una nuova interpretazione e un potenziamento in chiave “smart”, in un contesto culturale più propenso e pronto a cogliere le grandi opportunità provenienti dagli odierni sviluppi tecnologici.
Le potenzialità delle nuove tecnologie digitali non guardano tuttavia solo agli edifici. Più in generale, ogni oggetto è oggi un potenziale terminale di una rete “intelligente”, in grado di ricevere e inviare informazioni che abbiano una qualche utilità. Si tratta del cosiddetto internet delle cose, o IoT-Internet of Things, le cui applicazioni sono all’ordine del giorno e in continuo e accelerato sviluppo. Ancora una volta, in termini concreti, non si tratta tanto dello sviluppo di funzioni tecnologiche e di microchip da integrare negli oggetti, benché sempre più potenti e meno costosi, quanto della possibilità di far viaggiare in rete i dati e di trasformarli in informazioni, dunque in conoscenza, ovvero in strumenti in grado di utilizzarli per le più svariate finalità. A questo proposito giova citare il ruolo dei “Big data“, per quanto ancora solo abbozzato, come contributo nodale dello sviluppo che verrà; praticamente in ogni settore e disciplina.

Che impatto possono esercitare tutti questi sviluppi sul settore del serramento? Come prepararsi adeguatamente a un futuro che è sempre più prossimo?
Per il mondo dei serramenti si tratta di guardare a queste tendenze, cercando di coglierne i riverberi in termini di riorganizzazione del proprio ruolo all’interno della filiera produttiva e della supply chain. Ciò significa procedere, anzitutto, attraverso una continua innovazione di prodotto e di processo, in una direzione sempre più “smart” (industria 4.0); evitando, possibilmente, di inseguire o alimentare pericolose suggestioni. In altre parole significa attrezzarsi tecnologicamente, e naturalmente “attrezzare” i propri serramenti, mettendo in conto innovative e inedite collaborazioni (ovverosia di potenziare quelle già in essere) con le realtà del digitale e dell’ICT-Information Communication Technology.
In definitiva occorre guardare al nuovo scenario “iper-tecnologico” che è in atto, in termini di valore aggiunto per quanto attiene ad implementazioni in campi già da tempo battuti; dalla sicurezza antintrusione all’efficienza energetica, dalla sostenibilità e riciclabilità dei materiali utilizzati (dall’estrazione delle materie prime, al trasporto, all’installazione fino alla dismissione) alle componenti di automazione ecc. Naturalmente orientando sforzi e investimenti, consapevolmente, alle necessità del fruitore e del mercato delle costruzioni/immobiliare ovvero alle esigenze di feed back prestazionali riconducibili alle diverse fasi del “nuovo ciclo edilizio”.

(a cura di eb)