Attualità

Circolare VFF tagliafuoco. Ancora sulle porte esterne

L’ing. Giampaolo Panza, normatore ed esperto di sicurezza antincendio, risponde al normatore Samuele Broglio: "attenzione alle definizioni carenti…”

La Circolare VFF sulle porte tagliafuoco continua a suscitare un vivace dibattito, anche se notiamo un certo affievolimento. Segno che si sta passando dalla fase di prima ebollizione per le novità in essa contenute alla fase di lettura approfondita e di messa in pratica perché con la Circolare non si scherza.
Una delle novità contenute nella Circolare erano le definizioni di porte esterne e porte interne, laddove per porta esterna si definiva un elemento di chiusura apribile separante due ambienti soggetti a differenze di clima, come “ad esempio, un vano climatizzato da un vano non climatizzato, o un vano dall’ambiente esterno alla costruzione”. Su questo tema, nei primi effervescenti momenti seguiti alla pubblicazione della Circolare non sono mancati gli interventi, tra cui anche quello dell’ing. Giampaolo Panza, esperto di sicurezza antincendio, e di chiusure tagliafuoco in particolare, normatore italiano ed europeo. Una affermazione dell’ing. Panza colta al volo telefonicamente da me stesso e riportata in maniera troppo sintetica, è stata oggetto di riflessioni da parte di Samuele Broglio nel corso del suo intervento. A tutela di chi scrive quella frase, già pubblicata, era stata riletta, sempre telefonicamente, all’ing. Panza. Qui la replica di Panza a Broglio. (eb)


Confesso che anch’io non mi sono trovato d’accordo con l’espressione, a me attribuita, che “ogni Stato Membro dell’Unione europea ha il diritto di rendere più severi i requisiti dei prodotti da costruzione”.
Questo è sicuramente frutto del clima di concitazione seguito alla pubblicazione della nota Circolare del Ministero dell’Interno, con interviste telefoniche in cui non si riescono a sviscerare compiutamente tutti gli aspetti connessi ad una problematica, cui seguono report di stampa necessariamente ancor più sintetici.
E’ del tutto ovvio che uno Stato membro non possa rendere più severe le caratteristiche essenziali di un prodotto ai fini della sua marcatura CE, ma è pur vero che ciascuno Stato ha il diritto di stabilire quali siano le caratteristiche essenziali ed il relativo livello prestazionale minimo (fra quelle e quelli riportati nelle norme armonizzate) che i prodotti devono avere per poter essere utilizzati in determinati ambienti, sul territorio di quello Stato.

Secondo me, quindi, alla Circolare dei VV.F. deve essere attribuito proprio questo significato, cioè : “quando una porta resistente al fuoco sia posta a separazione di due ambienti dove esiste una differenza climatica (dove cioè l’aria sia trattata in modo differente in un ambiente rispetto all’altro) quella porta deve essere marcata CE dichiarando la prestazione di almeno una caratteristica essenziale fra quelle elencate nella EN 14351-1, cioè, in altre parole, deve essere riguardata come porta “esterna” secondo le correnti definizioni”.

Le definizioni normative di porta esterna / interna lasciano, secondo me, ancora spazio a dubbi. Quando, a fronte di una definizione, bisogna ricorrere a spiegazioni dicendo “bisogna intendere che …”, significa che la definizione è carente.
E’ un vecchio discorso, quello delle definizioni.

Da una ventina d’anni io sostengo (e l’ho fatto sia in ambito UNI che in ambito CEN) che sarebbe opportuno procedere alla stesura di una serie di norme “trasversali” che riuniscano TUTTI i termini dei prodotti da costruzione (per categoria di prodotto, ovviamente), affinché poi TUTTI i gruppi di lavoro, nel redigere le norme, utilizzino quei, e solo quei, termini. Proposta, questa, sempre ignorata.

Comunque, ritengo che ben difficilmente si potrà riuscire, basandosi su una semplice definizione terminologica, a definire i limiti esatti di porta esterna o interna (ma anche industriale, nell’attuale impianto normativo) fugando ogni possibile ombra di dubbio.

La soluzione potrebbe venire rivoluzionando il criterio di definizione, individuando quali siano le caratteristiche essenziali che, se dichiarate, definiscono la porta idonea per un uso “esterno”, “interno” o “industriale”.
Mi rendo perfettamente conto che questa affermazione risulti troppo sintetica per poter essere correttamente valutata, ma non è questa la sede appropriata per farlo.

Ing. Giampaolo Panza

 

In alto, foto di Dream di Alias, porta per interni  antieffrazione, disponibile anche nella versione resistente al fuoco