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Decreto energetico n. 6480 di Regione Lombardia. Unicmi chiede “tempistiche sostenibili”

L’associazione ha richiesto incontri con i responsabili politici e tecnici della Regione che ha anticipato al 1° gennaio 2016 i requisiti di legge per i cosiddetti Edifici a energia quasi zero

Anche se non riusciremo a ottenere trasmittanze termiche superiori a quelle di legge, almeno cerchiamo di ottenere dei tempi ragionevoli di applicazione del decreto n. 6480. E' questo il senso della nota Unicmi che annuncia la propria posizione in merito alla nuova legge energetica lombarda.

Regione Lombardia (vedi news) con il decreto n. 6480 infatti ha anticipato i requisiti minimi per gli edifici a energia quasi zero previsti per il 2019 (pubblici) e 2021 (privati) al 1° gennaio 2016. L’intera filiera del mondo delle costruzioni è sottoposta in questi mesi a una fortissima pressione di cui abbiamo conto ampiamente su queste pagine. I coefficienti di trasmittanza termica scenderanno a 1,4 W/m2K per la zona clima E e a 1,00 per la F. Inoltre le facciate ampiamente vetrate sono ampiamente a rischio perché il coefficiente di trasmittanza termica dell’involucro scende a valori compresi tra 0,48 e 0,70 W/m2k (valore massimo ammissibile del coefficiente globale di scambio termico H’T (W/m2 K).

In questo quadro Unicmi, l’associazione dell’involucro e delle costruzioni metalliche, comunica di aver richiesto “un incontro con Claudia Maria Terzi, Assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile, e con i funzionari tecnici dell’Assessorato per discutere della tempistica di cogenza del DR n. 6480”. L’obiettivo dell’iniziativa è ottenere “tempistiche sostenibili per l’industria” e evitare “spese evitabili ai consumatori lombardi”.

Gli intenti del Decreto regionale che recepisce una legge nazionale (vedi news) e una direttiva europea, la 2010/31/UE, spiega la nota Unicmi “sono certo lodevoli e condivisibili dall’Associazione e dalle Industrie, ma le tempistiche di cogenza indicate rischiano di provocare ingenti problematiche tecnologiche e produttive alla filiera italiana del serramento e di rendere nei fatti inutilizzabili il 65% in Lombardia, essendo il decreto contraddittorio con la normativa nazionale che disciplina le modalità per accedere alle detrazioni fiscali del 65%”.