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L’Europa raggiunge un accordo sulle case green

I Paesi UE si sono accordati sull’efficientamento energetico degli edifici: si allungano le scadenze e cambiano alcune regole

Raggiunto il 7 dicembre l’accordo tra i Paesi membri sulle cosiddette case green; il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione europea dopo mesi di attesa hanno definito il testo della direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) che mira ad azzerare le emissioni del parco immobiliare entro il 2050, che verrà votata in plenaria dall’Europarlamento a febbraio (il 23 gennaio in Commissione Industria), ed entrerà in vigore nel 2026.

Cosa cambia per le scadenze 2030/2033?

Decade di fatto l’obbligo per gli immobili della classe E entro il 2030 e della classe D entro il 2033 ma viene stabilito che gli edifici residenziali più inquinanti all’interno dell’Unione Europea dovranno ridurre il consumo medio di energia primaria del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Per gli edifici non residenziali, il limite è del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2033.

Il 55% della riduzione energetica dovrà invece essere raggiunto attraverso la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni peggiori.

Confermato l’obbligo di installare pannelli solari sugli edifici, ma vengono esclusi quelli residenziali. Posticipata di cinque anni,  dal 2035 al 2040, l’eliminazione degli impianti di riscaldamento a combustibili fossili nelle abitazioni.

Dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti a emissioni zero. Per gli edifici pubblici l’obbligo sarà dal 2028.

Obiettivo case green

La direttiva europea EPBD che tanto ha fatto discutere nei mesi scorsi è arrivata finalmente al testo definitivo. In Italia la preoccupazione riguardo gli obiettivi imposti dall’Europa era decisamente alta e molti hanno sostenuto la difficoltà nel raggiungerli (vedi news) in particolare perché il nostro patrimonio edilizio è molto vecchio ma anche perché il nostro parco immobiliare è ricco di edifici storici e vincolati e soprattutto è in gran parte di proprietà di privati cittadini.

Questa mitigazione della direttiva fa sicuramente tirare un sospiro di sollievo, perché elimina gli obblighi diretti per i proprietari e lascia a ogni Paese maggiore libertà d’azione. Questo è proprio quello che è stato chiesto da molti protagonisti del comparto costruzioni ma non deve assolutamente distogliere l’attenzione dall’obiettivo principale che non è cambiato e cioè arrivare a zero emissioni di CO2 entro il 2050; sarà quindi necessario proseguire sulla strada delle case green.