Attualità

L’uso circolare dei materiali come pilastro dell’ecosostenibilità

Recuperare i materiali e reimmetterli nella produzione è uno dei pilastri dell’economia circolare. Le responsabilità aziendali sul futuro globale

L’uso circolare della materia prima, che consiste nel recuperare i materiali e reimmetterli nella produzione, è uno dei pilastri dell’economia circolare. In Italia negli ultimi anni il tasso di uso circolare è aumentato, ma le quote sono ancora ridotte. Va da sé che le aziende giocano il ruolo di protagonisti nella partita di un’ecosostenibilità globale.

 

Uno degli aspetti più dannosi dell’inquinamento è la diffusione nell’ambiente di rifiuti residui. Per ovviare a questo problema è necessario minimizzare gli scarti, e di conseguenza l’impatto sull’ambiente. Una delle modalità principali per raggiungere questo scopo è quella di riutilizzare i rifiuti, valorizzandoli e reimmettendoli nel sistema produttivo.

 

La definizione è stata redatta, anche a livello legislativo, dal ministero dell’ambiente. Nel documento si legge:

“A differenza del sistema definito lineare, che parte dalla materia e arriva al rifiuto, l’economia circolare è un’economia in cui i prodotti di oggi sono le risorse di domani, in cui il valore dei materiali viene il più possibile mantenuto o recuperato, in cui c’è una minimizzazione degli scarti e degli impatti sull’ambiente”.

 

Il ministero dell’ambiente insieme a quello dello sviluppo economico hanno individuato 5 pilastri fondamentali:

  1. A livello di input, bisogna il più possibile limitare l’impiego di risorse naturali
  2. Proporre modelli alternativi di business, orientati meno al possesso di beni e più all’accesso all’utilizzo di prodotti
  3. Incoraggiare l’uso condiviso tra più utilizzatori (condivisione, affitto, noleggio)
  4. Estendere la vita utile dei prodotti, attraverso una buona manutenzione o una progettazione modulare che permetta la riparazione e il riutilizzo
  5. A livello di output, è importante che i rifiuti che produciamo siano recuperati il più possibile

 

Un sistema di produzione esemplare, quanto a uso circolare della materiale e del rifiuto, è la linea di profili Phoenix di Deceuninck, composti dal recupero di finestre e porte giunte al termine della loro vita. La nuova linea è composta da finestre a profili di porte riciclati al 100%.

L’uso circolare di Deceuncinck è forte di una vera e propria quota di mercato del rifiuto, che conta ogni anno 2,3 milioni di vecchie finestre destinate alla discarica o all’incenerimento. Con una durata di almeno 35 anni e la possibilità di essere riciclato fino a dieci volte, senza alterarne le proprietà meccaniche, il PVC può vantare una longevità di 350 anni. Inoltre il riciclaggio del PVC richiede il 90% in meno dell’energia che occorrerebbe per produrre nuovi materiali da lavorare, per cui la soluzione del recupero del rifiuto è la scelta più coscienziosa, sia a livello etico che economico, per produrre nuovi profili.

Per farlo l’azienda ha messo in atto un piano di investimenti importante. Il punto iniziale del processo è stato l’apertura di un impianto di riciclaggio ad alta tecnologia a Diksmuide nel 2018. La nuova linea di riciclaggio ha poi quadruplicato la capacità di riciclaggio, raggiungendo 45.000 tonnellate di PVC all’anno. Infine, l’implementazione di un processo automatizzato assicura la conversione in materia prima sia di materiali postindustriali che post-consumo.