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Montatori esteri. Ma le pagheranno almeno le imposte di pubblicità in Italia?

 

Niente Irperf, IVA, Tasi, Imu, contributi assicurativi e assistenziali per operatori che, anche se vanno e vengono avanti e indietro dall’est, oramai hanno una organizzazione stabile nel nostro paese e come tali….

Aveva appena letto l’editoriale di Nuova Finestra di settembre, che riportava la storia di un venditore/montatore dell’est insediatosi in Brianza, che gli è capitato di vedere un furgoncino targato Europa dell’Est tappezzato di scritte in italiano “Produttore di serramenti in PVC e alluminio” con tanto di riferimento al sito internet del produttore, alla sua casella di posta elettronica e tre numeri di telefono di cui uno ineccepibilmente italiano (e che abbiamo mascherato con photoshop). Il nostro attento lettore ha tirato fuori l’Iphone, ha immortalato il mezzo e pochi minuti dopo ci inviava la foto via mail. E’ successo sabato scorso a mezzogiorno in una zona del centro di Milano. Tempo di fare una verifica su internet e scoprire che il produttore estero vanta perfino uno showroom tra un capannone e l’altro della periferia nord del capoluogo lombardo.  

Per carità magari sabato scorso il montatore se ne andava davvero in centro Milano a fare shopping. Più probabile che avesse appena finito di installare qualche finestra. La foto non ce lo dice e non ce lo può dire. Ma il fenomeno degli installatori provenienti da est, ce lo dicono i lettori, è in continua espansione, anche se c’è chi fa finta di non vederlo. Difficile certamente credere che qualcuno di loro abbia pagato per le scritte pubblicitarie dell’automezzo targato estero la dovuta imposta di pubblicità (gradiremmo smentita e saremmo lieti di pubblicarla).

In apparenza ci sembra di essere di fronte a un caso simile denunciato dall’editoriale che qui riprendiamo in sintesi.

“Cittadino est-europeo con residenza fuori Italia ma abitazione in Italia e che esercita la sua attività, che logicamente non è formalmente italiana, nel nostro Paese. Questo soggetto gira nel Lecchese con un furgone con targa estera (e quindi pur avendo lo stesso tappezzato di scritte pubblicitarie non paga manco la tassa ad esse correlata; a detta dell’associato oltre il danno la beffa) e vende ed installa a privati serramenti con fattura estero su Italia in quanto la sua ditta non è italiana. Anche in questo caso di IVA non se ne parla e questo è un vantaggio competitivo che si aggiunge al già fisiologicamente basso prezzo dei serramenti “made in est”. “

Prendiamo a prestito le parole del presidente di Confartigianato Legno Samuele Broglio che cita la testimonianza di un proprio associato, un falegname lombardo, che si sente giustamente danneggiato almeno parecchie volte: per la perdita del lavoro, per la concorrenza doppiamente sleale – prezzi bassi da dumping accoppiati ad assenza di costi di struttura -, senza pagare IVA, IRES … al Paese, ovvero l’Italia, in cui si esercita l’attività principale – vendita e posa – senza pagare INPS, INAIL, IMU e tutti i 10 mila balzelli che affliggono le nostre imprese. Senza tener conto che se il soggetto si fa male in cantiere verrà curato in una struttura sanitaria a spese del nostro falegname, dei suoi colleghi e di tutti i contribuenti della penisola.

Infine, la grande beffa per Stato, contribuenti e operatori di settore: la signora Maria potrà porre in detrazione fiscale la spesa sostenuta per l’acquisto e la posa dei serramenti in assoluta regolarità, magari pure presentando fattura e documenti di accompagnamento scritti in qualche lingua straniera. Il tutto senza il soggetto venditore/installatore venga sottoposto alla ritenuta d’acconto dell’8% che il nostro falegname come tutti i suoi colleghi si vede applicare in automatico da banche o poste all’atto del bonifico per i pagamenti del “65%”.  

Sempre ammesso che il lavoro sia stato fatturato. Qui siamo oramai di fronte a soggetti che si sono insediati oramai stabilmente in Italia, posseggono un’organizzazione stabile nel nostro Paese e che come tali dovrebbero pagare le tasse in Italia.

Se non si cambia, tempo 5-10 anni questo settore potrà chiudere. Tra fatture “senza IVA” (vedi news) (l’IVA è in reverse charge ma comunque l’effetto della fattura non ivata è pesante lo stesso) emesse da soggetto comunitario a soggetto italiano e fatture estere è stato creato un sistema che penalizza fortemente i produttori nazionali e gli importatori esteri residenti (che pagano le tasse e i contributi qui e non altrove). Non c’è acrimonia anti-estero nelle nostre parole. Anche noi siamo un paese esportatore, pure nel settore dei serramenti. Però se regole ci sono, che esse valgano per tutti: italiani ed esteri. A cominciare dal pagare le tasse, le imposte e i contributi.

Il fenomeno è così grave da aver suscitato almeno due interrogazioni parlamentari negli ultimi mesi: una dell'on. Guido Guidesi di Lega Nord (vedi news) e l'altra dell'on. Sandra Savino di Forza Italia (vedi news) cui aveva risposto in maniera piatta e burocratica il sottosegretario Paola De Micheli (vedi news) suscitando le ire dell'Associazione per la difesa della finestra Made in Italy Anfit (vedi news).

(eb)