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My Dream House, una nuova ricerca Pratic

La sperimentazione commissionata da Pratic è stata condotta dagli studiosi dello IULM di Milano e dell’Università di Modena e Reggio, con la collaborazione di Officina Educativa - UOC Servizi Educativi Territoriali e Diritto allo Studio, del Comune di Reggio Emilia.

Sono stati presentati i risultati della quinta ricerca neuroscientifica commissionata da Pratic, titolata “My Dream House”. Saranno sempre più “green” le dimore del futuro, senza divisioni tra interno ed esterno e con la natura che diventa protagonista della vita domestica. Lo affermano i bambini, con i disegni della loro casa ideale: immagini che secondo le neuroscienze riflettono le ataviche esigenze di benessere e protezione dettate dal cervello umano, anticipando quelli che saranno i prossimi stili architettonici.

Le case che in futuro ci renderanno più felici sono, secondo le neuroscienze, quelle che abbiamo immaginato (e disegnato) da piccoli: immerse nella natura, senza divisioni tra dentro e fuori, e realizzate con materiali green.

Più semplicemente, una nuova versione della tanto desiderata “casa sull’albero”, archetipo ancestrale dell’homo sapiens, che dopo millenni di evoluzione continua a soddisfare le esigenze di benessere dettate dal cervello umano.

A rivelarlo sono proprio i disegni dei bambini che raccontano una realtà “più vera del vero”. Nella prima infanzia paure, sensazioni e desideri trovano espressione tramite il codice visivo: immagini innate ed estranee ai condizionamenti culturali. Quando i bambini disegnano la loro dimora dei sogni, indicano dunque le linee di una progettazione ideale, di un futuro che l’uomo ha sempre sognato.

Duecento “my dream house” per la nuova ricerca neuroscientifica Pratic

Sono stati presentati questa mattina i risultati della quinta ricerca neuroscientifica “My Dream House – Semiosi dell’abitare e immaginario infantile” commissionata da Pratic, azienda italiana leader nel settore outdoor, e condotta dal prof. Stefano Calabrese, narratologo dell’Università IULM di Milano, insieme alla dott.ssa Ludovica Broglia dell’Università di Modena e Reggio Emilia, con la collaborazione di Officina Educativa – UOC Servizi Educativi Territoriali e Diritto allo Studio, del Comune di Reggio Emilia, unità operativa del Comune di Reggio Emilia affiliata alla costellazione Reggio Children, presente all’incontro con i coordinatori, dott. Michele Campanini e dott.ssa Angela Borrillo.

Un’innovativa sperimentazione che, da novembre 2022 a maggio 2023, ha coinvolto oltre duecento bambini e ragazzi tra i 3 e i 14 anni, residenti nelle province di Parma e Reggio Emilia, ai quali è stato chiesto di disegnare la propria casa ideale. Modelli creati in totale libertà, sia dal punto di vista progettuale che della realizzazione, attraverso materiali grafici e costruzioni.

Straordinarie le risultanze, dalle quali emerge la lucidità con cui i mini-architetti integrano nelle proprie opere elementi capaci di creare benessere e piacere dell’abitare. Se da un lato gli elaborati mostrano input progettuali che si rifanno ai desideri innati dell’uomo (la casa come protezione, luogo da cui osservare l’ambiente senza essere visti, edificio in continuità con il contesto green), dall’altro lato anticipano l’immaginario di una generazione che orienterà a breve gli stili di vita e i gusti estetici del design.

L’architettura della felicità passa dalla casa-natura

Se in futuro gli spazi della casa continueranno a essere divisi in modo funzionale, a cambiare saranno le funzioni stesse, con ambienti pensati per assecondare le ambizioni personali e lavorative, ma soprattutto il desiderio di svago e wellness, strettamente legato all’onnipresente biofilia.

A dominare i disegni è infatti l’elemento vegetale che non solo circonda la casa, ma ne diventa parte integrante, con alberi che si inseriscono nella dimora e facciate “verdi” avvolte da piante e rampicanti. Allo stesso modo, nelle case immaginate dai bambini, in e outdoor sono sempre necessariamente collegati attraverso stratagemmi architettonici originali come ampissime finestre, scivoli o giardini che interessano l’intero piano terra.

Le ragioni, ha spiegato il prof. Calabrese, vanno cercate nella spontanea sensazione di benessere percepita durante la permanenza in ambienti naturali, che è parte essenziale del nostro corredo genetico. Fin dai primi anni di vita, infatti, l’uomo tende a preferire gli spazi outdoor, che vengono considerati come luoghi dedicati al gioco e alla socializzazione, tanto da influire positivamente sul benessere individuale e contrastare i comportamenti antisociali e i disturbi dell’attenzione in età infantile.

Il legame indissolubile tra emozioni positive ed elementi del mondo vegetale diventa così un must della progettazione domestica. Un binomio che rende la casa uno spazio aperto e al tempo stesso riparato, immerso nel verde e insieme protetto, esposto alla realtà esterna ma anche dedicato alla privacy. Più che di una casa nella natura, il futuro parla già di una casa-natura.

Il progetto culturale di Pratic

My Dream House è la quinta ricerca commissionata da Pratic che da diversi anni è impegnata nell’ambizioso progetto culturale che apre lo scenario del design verso inedite prospettive che interessano neuroscienze, psicologia e processi cognitivi.

La prima ricerca, intitolata Healthy Lighting, ripercorre la storia della contrapposizione primaria tra luce e buio. La seconda edizione, Lively Colours, indaga il significato dei colori e gli effetti che essi svolgono sugli individui. La terza, Design for Well-being, esplora forme, volumi e proporzioni dal punto di vista degli schemi cognitivi. Al ruolo della bellezza e dell’estetica ideale nel design è infine dedicata la quarta ricerca, Beauty&Brain.