Senza sconto in fattura e cessione che si farà?

È di soli tre giorni fa il Decreto-legge che ha scosso tutto il mondo dell’edilizia. Associazioni, imprese, costruttori e politici sono rimasti scioccati e sperano che in qualche modo si possa correre ai ripari.

Giovedì 16 febbraio il Consiglio dei ministri ha annunciato un Decreto-legge con misure urgenti in materia di cessione dei crediti, di fatto (come abbiamo già comunicato) il decreto prevede la sospensione della cessione dei crediti e dello sconto in fattura per i lavori da Superbonus e Bonus .

Tante le associazioni che hanno voluto far sentire la loro voce e soprattutto il loro dissenso nei confronti di questa misura (Ance, Anfit, Unicmi, ISI).

Non sono stati apprezzati i tempi e i modi del Governo e la paura più grande è che questa scelta rallenti il settore dell’edilizia mettendo in crisi numerose aziende e che complichi ancora di più il raggiungimento degli obiettivi europei sugli edifici inquinanti e sul miglioramento della classe di efficienza degli immobili entro il 2033. Inoltre in molti criticano la scelta che andrà a colpire anche tutte le altre detrazioni oltre al 110.

Cosa non va nel Superbonus 110?

Il Superbonus 110%, introdotto nell’estate 2020 come misura urgente nel decreto Rilancio dall’allora Governo, ha generato un valore economico di circa 125 miliardi euro ma ha portato con sé tantissime polemiche. Se da un lato tutti possiamo concordare sul fatto che questa misura abbia destato l’interesse di moltissimi cittadini sensibilizzando l’opinione pubblica sull’importantissimo tema dell’efficienza energetica degli edifici dall’altro non è stato gestito nel migliore dei modi.

Recentemente, in riferimento alla stretta europea sugli edifici inquinanti, in molti hanno criticato il Superbonus. La detrazione del 110 è troppo alta, non è realmente indirizzato all’efficientamento energetico e non agevola le classi meno abbienti. Non dimentichiamo poi le polemiche che si sono scatenate dopo l’introduzione della cessione del credito e dello sconto in fattura che inizialmente tutti giudicavano assurde e antidemocratiche, profondamente discriminanti per le piccole aziende. Misure modificate in corso d’opera (grazie anche all’intervento di associazioni di settore) che hanno nei mesi successivi consacrato il Superbonus 110% come incentivo numero uno nei cuori dei cittadini.

Ma dopo due anni sono arrivati altri problemi: 9 miliardi di euro (stimati) di truffe per lavori non fatti o addirittura edifici inesistenti e negli ultimi mesi le diverse decine di miliardi di crediti incagliati.

Finanziaria e decreti, scelte migliorative o disastrose?

La finanziaria 2022 ha cercato di porre un limite a questa soluzione abbassando il Superbonus al 90%, limitando i passaggi delle cessioni del credito e allungando da 5 a 10 anni il periodo utile per il recupero degli stessi. Secondo il Governo, però, altro andava fatto per tutelare i conti pubblici e così arriva il decreto del 16 febbraio che annulla cessione del credito e sconto in fattura e proibisce alle amministrazioni pubbliche (regioni e comuni) che nel frattempo si stavano attrezzando in tal senso, di acquistare i crediti bloccati, onde evitare di incidere in maniera devastante sul bilancio dello Stato.

La tensione è palpabile e l’incertezza dilaga, qualcuno però ha le idee molto chiare.

Facendo un giro stamattina sui social troviamo post scritti da serramentisti sicuri di poter andare avanti anche senza cessione perché di fatto non l’hanno mai adottata; rivenditori che ringraziano per questa misura perché finalmente “si lavorerà tutti alla pari”. Però sono numerosissime le aziende che chiedono chiarezza perché non sanno cosa fare con la merce in magazzino venduta a clienti che avevano deciso di acquistare solo perché c’era lo sconto in fattura. Costruttori indignati che temono in un blocco totale dei cantieri ed esperti che giudicano questa misura una scelleratezza che farà del male a numerose imprese.

L’opinione del Governo

Sempre stamattina, sui suoi social, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un breve video ha spiegato e motivato la scelta di questo decreto in maniera molto convinta.

“Il Superbonus era fuori controllo. Assurdo permettere di poter scaricare più di quello che veniva speso e di cedere il credito infinite volte e senza logica. Nessuna manovra dello Stato è gratuita. Lo Stato non ha regalato nulla ai cittadini. Se lo stato dà, lo Stato toglie. Il costo del Superbonus è stato pagato da tutti i cittadini; anche dai bambini, anche da chi la casa non ce l’ha ed è costato circa 2000 a ciascun singolo cittadino italiano. Le misure adottate con questo decreto servono per limitare i danni e tutelare le casse dello Stato, salvaguardando imprese e famiglie. Se non ci saranno nuovi crediti da acquistare, banche e intermediatori finanziari saranno motivati ad acquistare quelli incagliati”.

 

L’indignazione è tanta nel comparto edile ma in effetti non unanime. L’intervento dello Stato al riguardo era doveroso ma forse poteva essere fatto in maniera meno repentina e improvvisa con qualche tutela in più. Domani, lunedì 20 febbraio, il Governo ha convocato le principali associazioni di categoria. Sicuramente i Ministri spiegheranno le loro scelte, sicuramente le associazioni faranno valere le loro perplessità e porteranno possibili modifiche al decreto.

Stiamo a vedere cosa succederà.

a cura di Olga Munini

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