Economia

Alluminio oltre i 4000 $/t. Oltre l’immaginabile

Sembra senza tregua la corsa dell'alluminio che stamane supera la barra dei 4 mila $/tonnellata al LME

Aggiornamento:  alla fine di una tesa giornata le contrattazioni si sono chiuse a 3765 $/t.


L’alluminio ha superato stamattina al London Metal Exchange la soglia dei 4 mila dollari alla tonnellata. Da giovedì è in salita libera a picco verticale in frangendo ogni precedente barriera. Mai successo prima. In un anno il metallo leggero ha visto progredire le quotazioni dell’87%. La previsione di quota 4 mila, proferita a metà gennaio, da parte di una nota banca d’affari statunitense si è purtroppo avverata. Da notare che allora si era ben lontani dall’invasione russa in Ucraina e dallo scenario di guerra che sta devastando l’Europa orientale con conseguenze ancora poco prevedibili.

Guerra e materie prime

Tutte le materie prime stanno conoscendo rialzi formidabili. Il carbone, ricchezza straordinaria del Donbass, teatro di guerra, è cresciuto del 77% in un mese e del 377% in un anno. Il prezzo del nichel è cresciuto del 24% in un mese e dell’80% in un anno. Lo zinco: 17% in un mese e 51% in un anno. E così pure l’energia: stamane il brent tocca i 125 $/b ed appare in salita libera. Anche le materie prime agro-alimentari salgono vertiginosamente. La parola guerra fa paura ai mercati.

Alluminio senza freni

Particolarmente inquietante è la curva dei prezzi dell’alluminio. Un mese fa, quando si era a quota 3200, scrivevamo che sostanzialmente il prezzo cresceva a causa degli aumenti del prezzo dell’energia e delle minacce di guerra in Europa orientale. Dal 24 febbraio in poi, data dell’aggressione russa all’Ucraina, lo scenario è cambiato drammaticamente. Diversi fattori si sono congiunti in un quadro altamente sfavorevole: il folle prezzo dell’energia, il basso livello degli stock LME e le disruption delle forniture provenienti dalla Russia. Infatti i traffici marittimi commerciali si sono interrotti a causa delle sanzioni dell’Unione Europea contro la Russia. Dapprima hanno interrotto il servizio la tedesca Hapag Lloyd e orientale Ocean Network. Sono state seguite a ruota dai tre maggiori operatori del trasporto marittimo delle merci, la italo-svizzera MSC, la danese Maersk e la francese CMA CGM. Quanto al livello degli stock LME, siamo a poco più di 800 mila tonnellate contro i 2 milioni di tonnellate dello scorso marzo.

Per di più ora un altro fattore di crisi di sta profilando all’orizzonte: la possibile introduzione di pesanti dazi doganali sull’alluminio e altri prodotti provenienti dalla Russia da parte dell’Unione europea.

Grafico: fonte Tradingeconomics

Sul tema segnaliamo l’articolo Sugli impatti dell’aggressione russa all’Ucraina sul settore dei metalli non ferrosi, e sulla dipendenza dell’Italia e dell’Unione europea dalla Russia

a cura di Ennio Braicovich