Progetti

Biosphera2.0, modulo abitativo a energia zero, punto di incontro tra sogno, ricerca universitaria e industria

Il modulo abitativo itinerante ad alta efficienza energetica progettato studenti del Politecnico di Torino. Il prof. Guido Callegari: “Non una casa vacanza ma prototipo subito industrializzabile per fornire alloggi confortevoli a single e a coppie”

Giulia Azaria, Valeria Bosetto, Jasser Salas Castro, Maria Niccoli, Simone Vacca d’Avino, studenti del team WoodLab Politecnico di Torino sono gli autori del progetto definitivo del modulo abitativo e itinerante a energia zero Biosphera2.0 che sta facendo parlare molto di sé per le finalità e le modalità progettuali e realizzative (vedi news). E, meritatamente, loro per primi lo abitano a partire dal 1° marzo fino a metà aprile quando il modulo verrà portato da Courmayeur a Aosta e a loro altri abitanti si succederanno e così via per 12 mesi lungo le altre tappe di Milano, Rimini, Torino e infine Lugano per promuovere l’architettura ad elevata efficienza energetica.

“Ma Biosphera2.0 non è un prototipo sperimentale”, spiega il prof. Guido Callegari del Politecnico di Torino-Dipartimento di Architettura e Design, membro del comitato tecnico scientifico di coordinamento nonché supervisore del progetto assieme a Mirko Taglietti di Aktivhaus. “E’ un progetto immediatamente realizzabile e industrializzabile per fornire non case vacanze ma alloggi comfortevoli e ad altissimo risparmio energetico a single e giovani coppie. Biosphera2.0 non va identificato con il modulo da 25 metri quadri che esso è ma con una svolta nel mercato abitativo in Usa e in Europa focalizzato sull’abitazione minima. Che può certamente rimanere singola ma che trova vero compimento in complessi residenziali a sé stanti o come ampliamento di edifici esistenti”.

Se certamente il padre di Biosphera2.0 è l’infaticabile Mirko Taglietti di Aktivhaus, il progetto di ricerca trova fondamento nell’attività pregressa del WoodLab, gruppo creato all’interno del DAD-Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico torinese, e che ha sviluppato progetti di strutture in legno per Made Expo e FederlegnoArredo.

Un’attività di studio e ricerca che è servita da base per Il workshop Thinking Outside The BOX, promosso oltre che dal WoodLab, dalla spin-off be-eco srl, da Valle d'Aoste Structure, e sostenuto dalla Regione Autonoma Valle d'Aosta, dal Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino e dall'Università della Valle d'Aosta. Il tutto inserito nel quadro di un progetto di ricerca più ampio promosso dall'Istituto ZEPHIR-Passivhaus Italia, rappresentante del Passivhaus Institut (PHI) di Darmstadt e da Aktivhaus- Gruppo Nexlogic, ideatore e costruttore del progetto Biosphera.

In questo ricco sistema di relazioni tra enti universitari, istituti di ricerca e industria si è collocata l’attività di progettazione dei cinque studenti dell’Ateneo torinese che hanno vinto lo scorso novembre, assieme ai colleghi Marco Casaletto, Matteo Cilia, Karen Rizza, con il progetto Elio il workshop Thinking Outside The BOX, tenutosi presso la Pépinière d'Entreprises di Aosta. Allora centodieci  studenti di architettura e di ingegneria, provenienti da diversi atenei italiani e raggruppati in team di progettazione e seguiti da tutors esperti, in poco meno di 24 ore hanno sviluppato 15 nuovi concept di moduli abitativi itineranti Passivhaus, che sono stati successivamente valutati da una apposita giuria tecnica. E il progetto vincitore, Elio, è stato assunto come linea guida per la progettazione esecutiva e la realizzazione del modulo abitativo Biosphera2.0.

Gli studenti del Poli hanno seguito, spiegano i tecnici di Aktiv Haus e dell’Istituto Zephir-PassivHaus, i cinque principi base della progettazione secondo lo standard PassivHaus:

-ottima protezione termica di tutti gli elementi costruttivi dell’involucro termico dal pavimento alle pareti esterne fino al tetto;

-finestre e portafinestre con doppi/tripli vetri basso emissivi con un elevato valore di fattore solare g e telai molto ben coibentati; accurata progettazione e controllo degli apporti solari passivi progettando accuratamente le superfici finestrate, eventualmente differenziate per ogni lato dell’edificio, garantendo al contempo assenza di surriscaldamento estivo;

-esecuzione a regola d’arte della protezione termica fino ai minimi dettagli con riduzione al minimo di tutti i ponti termici;

-tenuta all’aria degli elementi costruttivi esterni verificata mediante test di pressione Blower Door;

-ventilazione controllata con recupero di calore particolarmente efficiente per evitare dispersioni di calore e garantire al contempo un’idonea qualità di aria interna.

Per i dodici mesi dell’esperienza abitativa i ricercatori del team Aktivhaus, del Politecnico di Torino DAD e dell’Università della Valle d’Aosta, monitoreranano e raccolglieranno dati relativi al sistema energetico e alle qualità biofisiche di Biosphera 2.0. I primo dati sul web saranno disponibili a partire dal 10 di marzo.

Qui sarà possibile verificare in tempo reale il bilancio energetico dell’unità abitativa e il risparmio che le tecnologie di Biosphera 2.0 riescono a garantire.

Durante i dodici mesi vengono raccolti dati, sia all’interno sia all’esterno del modulo abitativo relativi a:

• temperature dell’aria e umidità esterne al modulo;

• temperature dell’aria e delle pareti e umidità interne al modulo (la temperatura dell’aria deve restare compresa tra i 21 °C e i 25 °C, mentre quella delle pareti tra i 16 °C e i 20 °C);

• qualità dell’aria, polveri sottili PM10, CO2, presenza di etanolo e aldeidi, gas

solitamente presenti nelle case tradizionali;

• presenza e intensità di  campi elettromagnetici.

Un braccialetto sviluppato dalla società Empatica, che monitorerà e rileverà il battito/ frequenza cardiaca, la temperatura corporea e l’attività elettrodermica, permetterà inoltre di raccogliere dati sullo stato emotivo e il disagio termico.

(eb)

Nella foto il professore Guido Callegari assieme agli studenti progettisti del modulo abitativo Maria Niccoli, Jasser Salas Castro, Valeria Bosetto, Giulia Azaria, Simone Vacca d’Avino, componenti del team WoodLab del DAD-Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino guidato dallo stesso Callegari