Progetti

Brutal House di OPA: mare, silenzio, solitudine, raccoglimento

Un posto segreto direttamente sull'Egeo. Di fronte solo il mare attraverso una grande parte vetrata. Per tetto una piscina col fondo vetrato. Le pareti in cemento crude, quasi brutali. Questo il succo del progetto Brutal House dello studio greco OPA.

Di questo progetto dal nome graffiante già dal nome “Brutal House scrive repubblica.it “Chi non vorrebbe vivere affacciato sul mare nel bel mezzo di una scogliera? … con “Casa Brutale” si può contemplare il mare Egeo ed avere come tetto una piscina. È stata definita “brutale”, omaggio al ”brutalismo” degli anni ’50 ispirato a Le Corbusier, anche perché l’abitazione sarà costruita con materiali semplici come il legno, il vetro e il cemento grezzo, dando risalto al paesaggio marino. Niente emerge da sopra il livello del suolo e l’impatto è limitato a una singola facciata che separa la parete rocciosa”. 

Gli stessi progettisti i greci di OPA, Open Platform for Architecture, dichiarano chiaramente di essersi inspirarti a Villa Malaparte di Adalberto Libera sull’isola di Capri.

La presentazione del progetto un paio di settimane fa ad Atene con un manifesto su cui compare questa frase: “Solo allora (i delfini ndr) cominciano a venire fuori. Vengono, e ti salutano, e giudicano l’amore che avete per loro. Se è sincero, se si tratta di amore puro, saranno con voi e vi porteranno via per sempre”.

Ad accompagnare la presentazione di questo straordinario progetto di grande impatto messo a punto da OPA Open Platform for Architecture, un team nato nel dicembre dello scorso anno in Grecia e composto da Laertis-Antonios Vassiliou e Pantelis Kampouropoulos, una frase dell’attore che interpreta Jacques Mayol nel film Le Grand Blue presentato al Festival di Cannes nel 1988. La storia ambientata anche in Grecia, del confronto fra il francese Jacques Mayol (noto apneista di profondità morto suicida all’Isola d’Elba) e l’italiano Enzo Molinari (il cui nome vorrebbe ricordare l’altrettanto celebre Enzo Maiorca), entrambi grandi apneisti che si sono affrontati in grandi sfide nella vita come nel film.

Nella trama del film Enzo entra in difficoltà e Jacques si tuffa per salvare l’amico. Ci riesce ma Enzo gli chiede di lasciarlo morire soffocato dal proprio elemento, il mare. Quella stessa notte Jacques sogna di annegare, la sua stanza è piena di delfini e tra questi incrocia Enzo. Poi si sveglia e s’immerge realmente in mare per ritrovare l’amico perdendosi anch’egli nel mare.
Sul sito dello Studio OPA la descrizione dell’idea progettuale: “I modelli di luce dinamici accarezzano il cemento nudo con riflessi e ombre. Cemento nudo è la tecnica di finitura che ha dato il nome sia al brutalismo che alla Casa Brutale. Grezza, senza pretese, monolitica. Una discesa di 50 scalini verso il mare Egeo, sotto le ombre di travi di cemento, permette di raggiungere l’ingresso (accessibile peraltro anche con ascensore). Una porta a bilico verticale di legno invecchiato spalanca una vista mozzafiato sul mare, attraverso la grande facciata in vetro. Lo spazio è nudo, puro e semplice; minimalista al massimo. Un tavolo da pranzo in calcestruzzo si combina con panchine in cemento, rivestite con legno. La camera da letto è posta sotto un vecchio solaio con angoli di vetro. Accanto alla camera per gli ospiti, c’è un piccolo passaggio per le stanze di servizio (ripostiglio, bagno).

Una scala interna costituita da sottili parapetti di acciaio che permettono la continuità ottica dalla cucina alla facciata vetrata. La scala conduce al piano ammezzato, dove la camera matrimoniale è esposta alla stessa visione travolgente del Mar Egeo. Il letto è in cemento con finitura in legno, mentre le pareti sono rivestite con specchi per migliorare il gioco tra luci e ombre.
Casa Brutale ridefinisce la coesistenza armoniosa di uomo e natura in un omaggio poetico Brutalismo puro”.
C’è da rimanere abbagliati da tanta purezza, da tanta chiarezza, da tanta brutalità. (as)