Attualità

Ecobonus scontato in fattura. Samuele Broglio: “Rischio e opportunità”

Giudizio ambivalente del responsabile della normativa sui serramenti di Confartigianato Imprese sull'articolo 10 del DL Crescita

Samuele Broglio interviene sull’Ecobonus in fattura. La misura contenuta nell’articolo 10 del DL Crescita suscita un mare di commenti spesso (ma non sempre) polemici o negativi ma ben argomentati come quello di Roberto Galli di Italserramenti. Basta vedere quanto scrivono i lettori sulla pagina Facebook di guidafinestra.  E piovono in redazione i commenti. Tra i primissimi è Samuele Broglio, responsabile della normativa sui serramenti di Confartigianato Imprese, nonché serramentista. Qui di seguito il suo giudizio, preoccupato ma non negativo del tutto. Insomma, ambivalente. (eb)


Preso atto della pubblicazione in Gazzetta del Decreto Legge Crescita e quindi del correlato Articolo 10 relativo alle nuove regole riguardanti l’Ecobonus da scontare in fattura, tenuto conto delle reazioni di molti colleghi (alcuni dei quali pure cari amici e come me “popolo di Confartigianato”) vorrei avanzare alcune considerazioni.

Manca la voce dell’Agenzia delle Entrate 

Anzitutto, mancando ancora il provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate che definisce le regole per la sua applicazione, mi trovo costretto ad anteporre un grosso “vedremo”. Nella vita non conta solo il cosa si fa ma anche il come lo si fa, e quindi dette regole saranno fondamentali per comprendere bene l’impatto che esso avrà sulle aziende. Infatti, per esempio, nel DL Crescita non vi è nemmeno un accenno in merito a quali saranno le imposte sulle quali l’azienda andrà a compensare il credito. Questo aspetto è fondamentale per valutarne la sostenibilità. Se esse saranno limitate all’IRPEF si potrà parlare senza se e senza ma di inapplicabilità assoluta del provvedimento mentre se comprenderanno anche altre voci d’imposta (una su tutte l’IVA) il giudizio potrebbe subire variazioni.

Giudizio ambivalente

Premesso ciò, comunque il mio commento è ambivalente, in quanto previsto nel DL Crescita se da un lato presenta notevoli criticità dall’altro potrebbe anche configurarsi come un intelligente aiuto alle ditte che operano sul territorio e che su detto territorio pagano le tasse.
Dal punto di vista del rischio non posso certamente confutare ciò che i miei colleghi già ampiamente hanno detto, ossia che un provvedimento siffatto sia incongruo in una situazione di mercato che vede le ditte, soprattutto artigiane, soffrire di una carenza di liquidità creata sia dalle condizioni generali di mercato (poco lavoro e forte concorrenza sui prezzi che riduce i margini di utile), sia dal fatto che le banche hanno smesso di fare le banche. Trincerandosi dietro la motivazione della prudenza le banche hanno pesantemente “chiuso i rubinetti” sia ad aziende, soprattutto se piccole, che ai privati rinforzando così la crisi attuale, in una sorta di anello di retroazione che alla fine sta finendo per danneggiare tutti nessuno escluso.

Difesa intelligente della produzione nazionale?

Dall’altro però, a patto che ognuno faccia bene la sua parte nessuno escluso, esso potrebbe trasformarsi nel primo tassello di un’intelligente opera di difesa della produzione nazionale, messa in campo aggirando sapientemente le assurde regole comunitarie di un’Europa molto mal fatta. Regole che permettono, anzi obbligano a far sì, che sul mercato concorrano liberamente senza alcun sistema di compensazione e riequilibrio delle disparità strutturali aziende provenienti da zone aventi differenti legislazioni, differenti costi del lavoro e differenti costi sociali. Più di un economista, criticando la struttura data all’Unione Europea, ha dichiarato che creare un libero mercato a moneta unica tra Paesi aventi legislazioni, tassazioni, costi di manodopera ecc.. troppo differenti avrebbe creato problemi più profondi di quanti se ne possano risolvere.

Infatti il previsto sconto del 50% in fattura potrebbe essere applicato solo ed unicamente dalle aziende che pagano le tasse in Italia, ponendo un freno alle libere vendite intereuropee ed obbligando chiunque voglia vendere in Italia approfittando di tale opzione a stabilire una sede nel nostro Paese e quindi ridurre il proprio vantaggio competitivo.
Come sempre quindi, citando l’ormai arcinoto ideogramma cinese che simboleggia la parola crisi, un insieme di rischio e di opportunità.
Opportunità sì, ma a patto che tutti ma proprio tutti facciano bene il loro lavoro in un’ottica di difesa di una parte del mercato interno nazionale, mercato interno la cui debolezza sta creando le problematiche di bilancio nelle quali si dibatte la nostra nazione.

Qualche indicazione concreta

-Lo Stato dovrebbe ampliare al massimo la platea delle imposte utilizzabili per la compensazione, magari favorendo la stessa per quanto riguarda quelle più impattanti sull’occupazione ed il lavoro
-Le banche dovrebbero creare linee di credito particolari a particolare tasso d’interesse al fine di agevolare l’utilizzo dell’opzione prevista dal DL, in quanto nessun’impresa del nostro settore per quanto grossa e capitalizzata può avere la forza da sola per sostenere la riduzione del 50% dei suoi incassi qui e subito a fronte di un recupero quinquennale (e, perché no, potrebbe essere pure lo Stato tramite CDP a fornire questo servizio.. ma forse sto sognando troppo)
– Le ditte italiane, forti del fatto di essere le uniche in grado di proporre quest’interessante opzione, dovrebbero nel caso innalzare un po’ i prezzi al fine di recuperare il danno economico derivante dal pagamento degli interessi

Un sogno? Forse sì, ma non vedo nessun’altra possibilità per far sì che quanto previsto in DL Crescita divenga un’opportunità e non un rischio.
In ogni caso ricordiamoci che, come diceva un personaggio dei film western, “Una pistola non è né buona né cattiva, buona o cattiva è la mano che la impugna”. Questo può valere anche per i Decreti; saremo capaci tutti insieme di impugnarlo correttamente?

Samuele Broglio, La Falegnameria