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Label energetico di Anfit. Alcuni opinion leader dicono che…

Dall'Assemblea di Anfit, le prime impressioni di esponenti del settore serramenti e vetri alla luce della presentazione dell’etichetta energetica dei serramenti esterni

Era troppo semplice e banale, in occasione della recente Assemblea (vedi news) chiedere ai soci Anfit che cosa ne pensassero della proposta dell’etichetta energetica delle finestre. Avremmo probabilmente ottenuto solo pareri positivi o scontati. Abbiamo preferito chiedere un parere in merito a qualche esponente del settore che era presente all’Assemblea dove è stata presentata la proposta di etichetta energetica per i serramenti Made in Italy dei soci Anfit. Soci che, ricordo, dovranno anche sottoporsi alle regole del Marchio Quality Anfit, sotto controllo esterno, per poter adottare l’etichetta.

Cominciamo con il presidente della Commissione Vetro di UNI ed esponente Saint-Gobain Mario Boschi che, prima di esprimersi, ci traccia una storia del rating energetico del serramenti in Italia che pochi conoscono e che riteniamo sia utile far conoscere:

“Pochi sanno che abbiamo già lavorato sul rating energetico delle finestre fin dagli anni novanta grazie a un Tavolo di lavoro congiunto Enea e associazioni del mondo edilizio, dei serramenti e dei vetri. Il lavoro fu fatto su basi estremamente scientifiche. Non ebbe uno sbocco pratico ma è stato molto utile quando è stata emanata la direttiva sull’etichetta energetica e abbiamo tirato fuori dal cassetto i frutti del lavoro di allora. A differenza di altri prodotti come frigoriferi, lavatrici ecc. noi del nuovo Tavolo di lavoro Enea non abbiamo dato un rating al prodotto finestra ma all’appartamento in cui la finestra viene inserita. Sottolineo che in altri paesi l’applicazione della direttiva sull’energy labelling è stata molto più facile e meno problematica in quanto le condizioni climatiche non sono così diverse ed estreme come in Italia dove dobbiamo tener conto del comportamento sia invernale che estivo del componente ovvero sia del riscaldamento che del raffrescamento. Noi abbiamo provveduto a calcolare tramite simulazione dinamica il bilancio complessivo energetico annuale di un appartamento standard sottoposto a irraggiamento dinamico standard e con angolazioni dinamiche dei serramenti sempre chiusi e dotati di vetrazioni medie. Questo per 365 giorni all’anno. Alla fine è emerso paradossalmente che per evitare l’effetto serra in estate occorre avere un valore molto alto di emissività del vetro. Ovvero dovremmo adottare un vetro che è un buco termico. Con il risultato che la finestra ottima d’estate diventa un disastro in inverno. Certamente con Enea abbiamo fatto un grande studio scientifico ma un conto è l’approccio scientifico e un contro è l’approccio che occorre avere per comunicare al grande pubblico che passa necessariamente per semplificazioni. Lo studio del labelling va infatti calato nel mercato e nella realtà”.

E, dunque, che dire dell’etichetta energetica? “Boschi: “Il merito del Label di Anfit è di aver adottato un metodo semplificato, facile da capire e da gestire. Teniamo anche conto del fatto che i soci Anfit stanno soffrendo di un prodotto importato che comincia già essere contrassegnato dall’etichetta energetica e quindi che lancino oggi la loro proposta è più che comprensibile”.

Anche l’ing. Sergio Botta, Studio Botta & Associati, offre le sue considerazioni: “Meglio un metodo semplificato come quello proposto da Anit che nulla. L’importante è che si parta. Tutti gli strumenti che, pur essendo approssimativi, offrono al consumatore finale un’idea concreta del risparmio energetico conseguibile sono validi. Nel tempo li miglioreremo ma intanto partiamo. Così la gente comincia a chiedersi, a domandare e a informarsi. Così si crea cultura e conoscenza che è la premessa per una scelta ragionata del prodotto finestra”.

Della proposta Anfit è entusiasta l’ing. Maurizio Mazzurana, direttore tecnico di Alphacan, che sigla lapidario: “Il Label energetico? E’ qualcosa che ci voleva!”.

Mentre l’ing. Federico Monga, direttore commerciale di Profine, sottolinea che il successo del Label dipenderà molto dai serramentisti stessi: “La proposta di un’etichetta energetica è molto buona, soprattutto se i serramentisti cominceranno ad adottarla”. E continua: “A mio avviso i produttori di serramenti dovrebbero sposare l’idea del Label perché questo è lo strumento più semplice per comunicare le prestazioni del serramento”.
Così si esprimono di pelle quattro opinion leader, di cui tre ingegneri e un tecnologo normatore, che conoscono molto bene il settore, le sue tecnicalità e tortuosità. Vista l’importanza dell’argomento, l’augurio è di poter ospitare su queste pagine le opinioni di tanti altri. (eb)

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