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Facciate continue: un mondo visto dai suoi protagonisti

“Italia, che buona palestra ma meglio lavorare all’estero!”. Questa la sintesi della Tavola rotonda su Involucro e Facciate continue tenutasi al Forum Involucro Serramenti a MADE expo 2019.

“Facciate continue: quale lo stato dell’arte, delle tecnologie e del mercato?” Questo il titolo della Tavola rotonda organizzata  il 14 marzo scorso nell’ambito di Forum Involucro Serramenti a Made Expo 2019. Occasione giusta per puntare seriamente lo sguardo sull’universo involucro e facciate, e misurarne lo stato di salute.

Importanti nomi del settore, coordinati da Ennio Braicovich, hanno condiviso con la platea la propria visione “dall’interno” e la propria esperienza, pronunciandosi anche sulle prospettive future del comparto. Tra i partecipanti: Paolo Rigone e Carmine Garzia, Unicmi – Pietro Baccarelli, Faces – Adriano Capuozzo, Metalsigma – Alberto Ferrari, Faces – Maurizio Focchi, Focchi Spa – Paolo Mariottoni, Studio Mariottoni – Ettore Zambonini, AZA.

Primo argomento affrontato, l’andamento del mercato, grazie a un video messaggio del prof. Carmine Garzia, responsabile dell’Ufficio Studi economici di Unicmi (vedi news). In grandissima sintesi, la quota export del settore facciate continue è attorno al 40%. Sempre a proposito di dati, Braicovich ha ricordato che un mese prima la stessa Unicmi aveva rilasciato i dati previsionali 2019 per l’Italia, riassumibili in +3% per il serramento metallico e +4,5% per le facciate continue.

Facciate continue…si lavora meglio all’estero

Maurizio Focchi
Maurizio Focchi

Niente salti di gioia da parte delle aziende, però: “In Italia il mercato sta aumentando ma è in perdita, nel senso che devi fare i prezzi in perdita se vuoi lavorare qui, perciò è un mercato da prendere con le pinze” commenta lapidario Maurizio Focchi di Focchi. La sua azienda, con 300 dipendenti e un fatturato 2018 di oltre 100 milioni di euro, è molto attiva oltremanica: “Facciamo l’80-90% del fatturato all’estero, e in Italia attualmente abbiamo solo un progetto in corso. Il mercato immobiliare tira in Inghilterra: quello residenziale forse è in leggera discesa, ma quello commerciale è in buona salute”.

Ettore Zambonini
Ettore Zambonini

La prospettiva internazionale sembra ormai diventata inevitabile per le aziende italiane del settore. La causa principale sono le magagne che storicamente affliggono il nostro Paese: le snocciola impietosamente Ettore Zambonini di Aza (230 addetti e un fatturato 2018 di circa 85 milioni di euro), un’azienda che oggi opera fuori dall’Italia per il 90%, mentre solo 7 anni fa, pur con numeri inferiori a quelli attuali, fatturava il 97% sul mercato domestico. “Abbiamo dovuto scegliere fra aprirci al mondo e chiudere. Era facile capire che il mercato italiano non avrebbe potuto sostenere una realtà industriale in questo settore, perché è in continua discesa. I cantieri hanno costi anglosassoni, mentre i prezzi rimangono quelli di una volta. Per quanto riguarda l’Italia, io grandi prospettive non le vedo perché la politica è quella sotto gli occhi di tutti”.

Adriano Capuozzo
Adriano Capuozzo

Lo stesso discorso vale per Metalsigma (100 addetti e 140 milioni di euro di fatturato 2018), che oggi realizza il 40% delle proprie facciate negli Stati Uniti, e che lavora anche in Francia e in Italia. Riguardo al mercato nazionale, Adriano Capuozzo denuncia anche l’eccessiva lunghezza dei tempi di realizzazione dei progetti, che fanno salire i costi per le aziende. Una nota positiva per l’edilizia però il nostro Paese ce l’ha: “Con tutti i problemi che ci fa affrontare, l’Italia ci consente di accumulare un notevole know-how, e questo si riscontra in tutte le aziende italiane che vanno a lavorare all’estero, dove ci apprezzano per questo. Noi siamo molto avanti in termini progettuali e di conoscenze, ma anche di adattamento alle situazioni. L’Italia quindi è una …buona palestra”.

Facciatisti e professionisti, i meno pagati d’Europa

Paolo Rigone
Paolo Rigone

Rimette il pallino al centro della discussione il prof. Paolo Rigone di Unicmi sottolineando: “Prendiamo atto di una fortissima riduzione del numero delle aziende anche nell’involucro. Gli ultimi anni sono stati emblematici di un notevole calo degli attori presenti sul mercato”. Purtroppo il settore dei lavori pubblici è completamente bloccato. Sulla scorta di dati Telemat sugli appalti pubblici, Braicovich ricorda che lo scorso anno sono stati lanciati bandi per almeno 800 milioni di euro, quindi qualcosa si muove, ammettendo però che anche se sono stati lanciati, bisogna vedere quando approderanno.

“Questo è il grossissimo tema” concorda Rigone. “Dato che la procedura italiana è molto complicata, tra quando qualcosa viene annunciato e quando approda passano anni. Anche qui niente a che vedere con quello che succede all’estero, dove le procedure sono molto più rapide. Non è possibile pensare di metterci 4 o 5 anni per appaltare, per esempio, un ospedale. Le facciate a volte vengono realizzate 10 anni dopo rispetto al progetto architettonico originale, quindi con già insita un’obsolescenza tecnologica dovuta al passare di tutto questo tempo”.

Pietro Baccarelli
Pietro Baccarelli

Lo stesso problema è evidenziato da Pietro Baccarelli di Faces, società di engineering: “Mentre una volta un edificio veniva progettato e sorgeva rapidamente, oggi le tempistiche si sono allargate a dismisura, e si rischia che nasca già superato. Ovviamente all’estero è tutto diverso come normative, regole di lavoro, progettazione, sistemi. Le norme qui sono esasperate”. Proiezione oltre confine quindi anche per le aziende di consulenza e progettazione, che devono vedersela con edifici sempre più alti e complessi, e con la creatività degli architetti che a volte oltrepassa i limiti del possibile, lamenta Baccarelli.

Alberto Ferrari
Alberto Ferrari

Il mercato della consulenza sulle facciate in Italia è molto piccolo, e nemmeno quello è attrattivo economicamente, come conferma il collega di Faces Alberto Ferrari: “Anche nella consulenza le parcelle da noi sono molto basse, con una continua a gara al ribasso. Qui praticamente lavoriamo in perdita, però per fortuna con i lavori all’estero possiamo marginalizzare e così compensare. Quello italiano è veramente un mercato difficile”.

 

 

Piero Mariottoni

Ha intrapreso una via alternativa Paolo Mariottoni di Studio Mariottoni, che si occupa di progettazione di architetture in vetro. Date le problematiche di cui sopra, insieme al fratello ha ritenuto più redditizio trasferire il proprio know-how sull’edilizia residenziale di alta gamma, il che ha consentito loro di non avere più intermediari tipo general contractor o grandissime imprese in cui sono incappati più volte nel corso degli anni con immancabili difficoltà di riscossione del credito.

 

 

Paolo Rigone
Rigone: “Siamo i meno pagati d’Europa”

Con una qualità progettuale e realizzativa elevata come quella italiana, com’è possibile che il nostro mercato non paghi, che non sia in grado di riconoscere una remunerazione adeguata? Tutti concordano che è soprattutto il committente che deve spingere nel senso della qualità. Purtroppo tutto viene guidato dal budget, ed è una gara al ribasso. Non è però che spendendo meno si possa guadagnare di più, dato che la qualità poi ripaga.

I professionisti italiani, mette in luce Rigone, sono i meno pagati d’Europa, e in genere tutta la fascia degli attori coinvolti nella progettazione rimane abbastanza nell’ombra, e viene pagata pochissimo.  Nell’ambito della tavola rotonda è stato affrontato anche il discorso delle norme laddove Braicovich ha richiamato l’attenzione sulla UNI EN 13830 e sul coefficiente globale di scambio termico H’t e dove il direttore tecnico Unicmi ha fornito ampie ed esaurienti risposte.

Il futuro delle facciate continue

Facciate continue
Facciate continue: un dibattito davvero coinvolgente

Ultimo argomento proposto dal coordinatore al panel è stato lo sviluppo delle facciate continue e dell’involucro edilizio moderno. C’è spazio per ulteriori progressi o si è già arrivati al top? Unanime la convinzione che le potenzialità siano tante. La progettazione in 3D schiude nuovi orizzonti all’architettura degli edifici, poi c’è ancora tanto da fare sul fronte del confort interno. È stata sottolineata l’importanza della ricerca per l’evoluzione dei materiali e l’industrializzazione dei prodotti. Anche il Bim può dare molto al mondo dell’involucro.

I progressi del vetro e dei coating sono all’ordine del giorno, ma è importante trovare un sostituto al vetro per affrontare la questione dei pesi. Bisognerà trovare un’alternativa trasparente più leggera. Nel futuro inoltre si può ipotizzare un sempre maggior coinvolgimento della domotica anche sui grandi edifici, cosa che attualmente non è molto diffusa. È più facile magari trovarla nei piccoli edifici che in quelli grandi, poiché a tutt’oggi la domotica ha ancora costi abbastanza proibitivi. Già molti edifici però interagiscono con l’involucro, e tutto lascia pensare che lo faranno sempre di più.

L’articolo completo a cura di di Lucia Carleschi apparirà su Nuova Finestra, n. 456 aprile 2019.