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gw e TLw. Broglio: “Stessa Unione ma misure differenti per i serramenti”

gw e TLw. Questi due (nuovi) coefficienti per i serramenti di cui ieri ha scritto l’ing. Marcello Penati di K-Line (vedi news) hanno attirato immediatamente l’attenzione (e i fulmini) di Samuele Broglio, serramentista ma in questo caso normatore UNI e CEN di Confartigianato Imprese.

Devo dire che ben prima dell’arrivo di K-Line avevo scoperto il coefficiente di trasmissione luminosa TLw in Francia a metà degli anni 2000. E ne scrissi su Nuova Finestra. Mi era parso interessante e intelligente introdurre quel coefficiente per offrire un criterio di valutazione in più all’utente finale al fine di considerare più compiutamente i serramenti esterni evitando di utilizzare solo l’Uw che in sé va certamente bene ma che da solo è povero e insufficiente a descrivere il bilancio energetico di un serramento. Peraltro quelli erano gli anni delle prime realizzazioni secondo il protocollo CasaClima. E a un mio amico capitò di acquistare in Val Pusteria una casa nuova di zecca progettata e realizzata secondo quel protocollo. Ottima dal punto dell’isolamento termico e del risparmio energetico certamente, ma pessima dal punto di vista dell’illuminazione naturale. Anche con il sole splendente gli toccava tenere la luce artificiale accesa perché la parte cieca dei serramenti allora toglieva tanta luce. Non era proprio un bel servizio, insomma. Quindi il TLw poteva e può contare nella scelta del serramento o della casa, naturalmente sapendolo leggere.

I due coefficienti gw e TLw sono stati introdotti dalla norma sperimentale Afnor XP P50-777 in vista dell’applicazione della RT 2012, la legislazione energetica francese come specifica l’ing. Penati sul blog.
Probabilmente, come spiega Broglio, Afnor pubblicando la XP P50-777 su richiesta dello Stato francese ha violato le regole del Regolamento n. 305/2011 e/o del CEN o le ha violate lo stesso Stato francese a meno che non ci sia qualche cavillo giuridico che gliel’ha permesso. Uno Stato membro dell’Unione o un Ente normatore nazionale non possono intervenire nel merito dei contenuti di una norma armonizzata EN in vigore (nel caso la EN 14351-1 che contempla solo g e TL ma non gw e TLw) ma lo può fare solo il CEN su mandato della Commissione. Di certo oggi questa norma ancorché sperimentale con le due grandezze gw e TLw è ampiamente utilizzata dai produttori francesi di serramenti nonché dai progettisti termotecnici in vista dell’applicazione della RT 2012. E questo da almeno 7 anni abbondanti. Basta fare un giro su google.fr e digitare “menuiserie declaration de perfomance“.

Ci si domanda allora perché nessuno si è accorto di questa possibile violazione. Né la Commissione così attenta a fare le pulci al CEN e ai normatori ma neanche i produttori stranieri che lavorano in Francia né tantomeno i tanti normatori europei che lavorano sulla EN 14351-1 e le sue revisioni.
Nonostante il comportamento scorretto o illecito di parte francese nulla toglie al valore dei due coefficienti gw e TLw, come ammette a denti stretti lo stesso Broglio. Presto infatti gw e TLw diventeranno parte del sistema normativo europeo.
(eb)

Qui di seguito l’intervento di Samuele Broglio.


Samuele Broglio, Confartigianato, al Forum a Made expo

All’interno del territorio della Comunità Europea le caratteristiche prestazionali dei prodotti da costruzione debbono obbligatoriamente venire determinate nel rispetto delle prescrizioni delle specifiche Norme Armonizzate di riferimento, così come statuito dal Regolamento Prodotti da Costruzione (Reg. n. 305/11), senza che nessuno Stato Membro possa apportare alcuna variazione né nella definizione di tali caratteristiche, aggiungendone di ulteriori oltre a quelle previste nello specifico Mandato in base al quale la Norma viene redatta, né prevedendo modalità di determinazione differenti rispetto a quelle riportate in Norma.

La norma europea EN 14351-1

La Norma Armonizzata, una volta che sia stata emanata dal CEN (Comitato Europeo di Normalizzazione) ed adottata dalla Commissione Europea con successiva pubblicazione dei suoi estremi nello specifico numero della Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, non può essere variata da nessuno se non dal CEN stesso e la sua adozione non può avvenire senza approvazione della Commissione Europea. Ricordo, a rischio di essere ripetitivo, che una Norma Armonizzata non è un mero documento tecnico ma bensì a tutti gli effetti è equivalente ad una legge essendo attuazione di Regolamento (o di Direttiva) comunitario promossa e controllata dalla Commissione Europea.

Per quanto riguarda i prodotti denominati “Finestre e porte pedonali esterne senza caratteristiche di resistenza al fuoco e/o di tenuta al fumo”, ossia quei prodotti che nel linguaggio comune noi chiamiamo serramenti esterni, la Norma di riferimento risulta essere la EN 14351-1:2006 + A1:2010 in coesistenza fino al 01/11/2019 con la EN 14351-1:2006 + A2:2016. Le due Norme citate differiscono solo per quanto riguarda una parte dello scopo, mentre tutta la parte relativa alle caratteristiche prestazionali risulta identica.

Le caratteristiche trattate nelle dichiarazioni dell’ing.Penati, ossia quelle definite con i simboli “g” (Trasmittanza di energia solare) e “TL” (Trasmissione luminosa) sono comprese entrambe nel punto 4.13 (Proprietà radiative) di detta Norma e per esse sono definite come norme di determinazione prestazionale la EN 410 o, se applicabile, la EN 13363-1 o EN 13363-2.

Ora:
• la EN 410 si intitola “Vetro in edilizia- Determinazione delle caratteristiche luminose e solari delle vetrate”
• la EN 13363-1 e EN 13363-2 condividono il titolo “Dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate…”
• nel punto 4.13 la EN 14351-1 cita espressamente “La determinazione della trasmittanza di energia solare totale (fattore solare, valore g) e della trasmissione luminosa delle vetrate….”
• nelle tabelle dell’Allegato E alla voce “proprietà radiative” è aggiunta tra parentesi la specificazione “tamponamento”

esplicitando così che allo stato attuale il soggetto normatore per quanto riguarda le caratteristiche di cui al punto 4.13 non fa alcuna differenza tra la prestazione del serramento nel suo insieme e la prestazione del solo vetro, al punto che le modalità di calcolo sono per l’appunto quello proprie del vetro.

A fronte di ciò il fabbricante che intenda immettere il suo prodotto sul mercato, indipendentemente dallo Stato di provenienza o dallo Stato di immissione sul mercato, pena le sanzioni previste per Marcatura CE scorretta dovrà obbligatoriamente dichiarare per il serramento una prestazione che in pratica coincide con quella del solo vetro, mentre gli Enti Nazionali, a prescindere da eventuali leggi emanate dallo Stato Membro che se contrastanti con la Norma danno luogo ad infrazione di Regolamento comunitario e quindi andranno ritirate, dovranno obbligatoriamente accettare come valida tale prestazione e nessun altra.

Che cosa succede al CEN con gw e TLw?

A dire il vero è in fase di redazione una nuova versione della EN 14351-1 nella quale la parte “proprietà radiative” prevede modalità di determinazione differenti che tengono conto anche della percentuale di parte trasparente rispetto alla parte opaca (nel testo del Draft (bozza) oggi in discussione si parla di “frame fraction”, ossia di percentuale di telaio cieco sul totale della superficie), ma tale Norma è per ora solo un progetto in fase più o meno avanzata per il quale si prevede la finalizzazione all’incirca verso la fine del 2020; ciò in buona sostanza significa che, al netto di tutti i possibili inciampi che hanno il potere di dilatare i tempi di redazione di una Norma, la nuova EN 14351-1 sarà probabilmente disponibile per la pubblicazione in Gazzetta non prima dell’inizio del 2021, cosa questa che considerato il fatto che probabilmente non vi saranno più come oggi due pubblicazioni dell’elenco di armonizzazione ai sensi del CPR (una nel primo semestre ed una nel secondo) ma solo una a Novembre, darebbe ragionevolmente come operativa detta Norma non prima di fine 2021.

Premesso per chiarezza quanto sopra non vedo quindi come una prestazione normalizzata ai sensi di una Noma Armonizzata europea possa avere due grandezze diverse o due modalità di calcolo differenti in Italia ed in Francia, in quanto entrambe fanno parte della Comunità Europea e quindi debbono per forza sottostare alle stesse regolamentazioni, pena procedura di infrazione. Per inciso pure la nomenclatura delle caratteristiche dovrebbe essere unificata, e quindi dovrebbe essere utilizzata solo ed unicamente quella di cui alla Norma di riferimento al fine di evitare qualsiasi rischio di creazione di barriera normativa all’interno del libero mercato.

Stessa Unione, misure differenti

Per quanto riguarda i due valori in discussione, ossia “g” e “TL”, la modalità di calcolo qui o oltralpe deve essere la stessa, ossia quella esplicitata al predetto punto 4.13 della EN 14351-1 che oggi tiene conto solo del valore del vetro e non di quello del telaio perimetrale, checché se ne voglia dire per nazionalismo, per meri motivi commerciali o per altre ragioni che al momento non mi vengono in mente. Io non so quali modalità di calcolo dei valori di “g” e “TL” si utilizzino in Francia o quali nomi si impieghino in luogo dei giusti nomi normalizzati.

Mi auguro solo che in entrambi i Paesi (in Italia lo si fa, e di questo ne sono certo) ci si uniformi correttamente alle prescrizioni di cui alla Norma Armonizzata almeno per quanto riguarda le modalità di determinazione (l’aggiunta di un suffisso “w”, anche se “fa figo”, poco o nulla cambia se la prestazione è determinata in maniera corretta) in quanto se così non fosse ciò significherebbe che in questa scassata Europa, che assomiglia sempre più ad una famiglia di separati in casa piuttosto che ad un unione felice, un altro Stato ha deciso autonomamente di agire di testa propria infischiandosene dei trattati precedentemente siglati.

Per quanto riguarda il dibattito richiesto dall’ing. Penati francamente non ne vedo la ragione, in quanto certe modifiche al quadro normativo armonizzato non vengono di certo decise né a livello nazionale nè a livello di mercato ma bensì a livello degli appositi organi comunitari. A livello di mercato, indipendentemente dalle dimensioni della propria azienda e dalle proprie legittime strategie commerciali, nulla si può fare se non informarsi sul quadro legal-normativo e poi adeguarvisi senza se e senza ma.
Se poi il dibattito dovesse incentrarsi solo ed unicamente sull’aggiunta di un suffisso “w” al nome di una caratteristica determinata in maniera corretta non credo che mi ci appassionerei più di tanto, in quanto come Shakespeare ritengo che “ciò che noi chiamiamo rosa anche con un altro nome conserverebbe sempre lo stesso profumo”.

Samuele Broglio, Confartigianato Imprese