Attualità

Qualità generale e deformazioni del legno

Le norme UNI EN 942 e UNI EN 13307 regolano rispettivamente la qualità estetica del legno e la sua deformazione in maniera condivisa e oggettiva. È importante conoscerle e tenerle in considerazione

Confartigianato Legnoè la più grande rete europea di rappresentanza degli interessi e di erogazione di servizi all’artigianato e alle piccole imprese. Nata nel 1946, Confartigianato accompagna l’evoluzione di aziende nelle quali convivono la tradizione di mestieri antichi e l’innovazione di attività che utilizzano tecnologie d’avanguardia. Samuele Brogio, di Confartigianato Legno, nostro Guest Editor del mese di dicembre continua a parlarci del legno e in questo sue terzo intervento approfondisce la qualità generale e la sua deformazione.

 

Trattata la parte della durabilità del legno ritengo importante occuparmi di due tra gli aspetti relativi al materiale legno più facilmente causa di discussione in sede di contenziosi legali, ossia:

  • la qualità generale del legno vista sotto l’ottica degli aspetti estetici (nodi, fessure, deviazioni di fibratura
  • la deformazione degli elementi in legno (incurvatura, falcatura ecc….)

Questi aspetti sin troppo spesso vengono discussi “a buon senso”, ossia purtroppo in base a convinzioni personali e/o in base a punti di vista più o meno condivisi ma sempre troppo personalistici, senza che si sappia che pure in questi casi la normazione nazionale ed europea ci può venire in aiuto fornendo una base di valutazione condivisa e oggettiva.

Infatti, gli aspetti di cui sopra sono trattati nelle norme:

  • UNI EN 942:2007 “Legno in falegnameria – Requisiti generali” per quanto riguarda la qualità generale del legno
  • UNI EN 13307-1:2007 “Segati a misura e profili semilavorati in legno per impieghi non strutturali – Parte 1: Requisiti” per quanto riguarda le deformazioni ammesse

Anzitutto è necessario tenere presente che, a parte titolo e frontespizio, queste norme non sono mai state tradotte dall’inglese, e quindi, a meno che non si conosca la lingua, ci si dovrà armare di santa pazienza (e magari di un traduttore online) per leggerne il testo.

In ogni caso per entrambe le norme la parte più importante sono tabelle e formule, cosa questa che rende relativamente facile l’estrazione dei concetti più importanti.

 

UNI EN 942

Premesso ciò cominciamo la trattazione della UNI EN 942 relativa alla qualità del legno in opera da falegnameria. Anzitutto sarà necessario tenere presente che questa norma non fissa limiti di accettabilità della qualità del legno per specifici usi (questo compito è delegato o ad altre norme che fissano specifiche classi a livello nazionale, per esempio in Italia la UNI relativa alla verniciatura dei serramenti in legno, o alle clausole contrattuali) ma si limita a fornire le basi per la classificazione; come specificato sia nell’introduzione sia nello scopo, questa norma si applica:

  • al legname quando incorporato in un manufatto di falegnameria, e che quindi il suo uso per la classificazione di legname grezzo non è da considerare corretto
  • al legname all’atto della produzione, e che quindi il suo uso per classificare il legname di un prodotto a uno stadio di invecchiamento successivo, seppur possibile, dovrà essere preceduto da un’attenta valutazione delle condizioni di conservazione del prodotto

 

In considerazione del fatto che spesso, sia nei documenti normativi che nelle clausole contrattuali, a diverse esposizioni delle facce sono associate differenti classificazioni del legname, ai fini della corretta classificazione del manufatto le sue facce sono così caratterizzate:

  • faccia nascosta → ossia quella faccia che, a seguito dell’installazione in opera, risulta permanentemente nascosta o da altre parti dal manufatto o da ricoperture di vario tipo (per esempio la faccia verso muro di un telaio fisso di serramento)
  • faccia semi-nascosta → ossia quella faccia che non può essere vista con prodotto in posizione chiusa (per esempio la parte interna delle battute di un serramento)
  • faccia visibile → ossia quella faccia che a prodotto chiuso è chiaramente visibile. Nota: una verniciatura non trasparente (laccatura) non costituisce ricopertura, e quindi a prescindere dalla copertura data dalla verniciatura le facce in vista di un prodotto in legno saranno sempre considerate “visibili”

 

La norma sostanzialmente basa la classificazione su alcuni aspetti elencati nel capitolo 5 e riassunti nella Tabella 1, praticamente considerando ininfluenti o esclusi dallo scopo del testo normativo i seguenti aspetti che non vengono trattati se non in maniera sommaria o demandati ad altri documenti normativi:

  • adeguatezza della specie legnosa all’uso previsto, adeguatezza che comunque dovrà essere garantita
  • colore e differenze di colore, che vengono considerate fisiologiche e che se del caso dovranno essere stabilite a livello contrattuale
  • densità del legno
  • larghezza degli anelli di accrescimento, aspetto che se del caso dovrà essere specificato nelle clausole contrattuali
  • livello di finitura delle superfici, che in caso di legno grezzo viene genericamente definito come “idonea a ricevere la verniciatura senza ulteriori operazioni se non una levigatura leggera”
  • percentuale di umidità, che viene semplicemente definita come “in accordo con le normative nazionali per lo specifico prodotto”. Nota: l’Appendice B informativa indica sommariamente il range di umidità del legno a seconda del tipo di impiego
  • qualità dei giunti in caso di legname finger joint. Da notare il fatto che la norma:
  • vincola l’ingresso alle classi massime (J2 e J5, come si vedrà più avanti) all’assenza di giunti in lunghezza
  • limita la minima distanza tra i giunti in lunghezza a 150 mm

 

Le caratteristiche considerate dalla EN 942 ai fini di classificazione, riportate e spiegate al capitolo 5, riassunte e contestualizzate classe per classe nella Tabella 1 sono:

  • vena spiraliforme (ossia quelle che, in certe parti d’Italia, vengono chiamate “rose”), classificata in millimetri al metro
  • vena deviata, classificata in millimetri al metro
  • nodi, classificati con il doppio parametro della loro dimensione massima e della percentuale rispetto alla superficie della faccia esaminata
  • tasche di resina classificate in base alle dimensioni di larghezza e lunghezza
  • fessure, classificate con il triplice parametro della loro larghezza, della loro lunghezza e della loro lunghezza cumulativa in rapporto alla lunghezza della faccia del profilo in legno sul quale sono presenti
  • midollo esposto
  • azzurramento del legno
  • perforazioni da insetti (si intendono le perforazioni degli insetti che attaccano l’albero da vivo o fori da tarlo ormai morto, chiamate anche “moschettatura” o “fori da formica”, e non tarlature da insetto vivo che non sono da considerare accettabili)

 

Non sono invece generalmente permessi, a prescindere dalla classe:

  • legno di reazione (per esempio il cosiddetto “canastro” delle conifere)
  • spaccature
  • marcescenze
  • smussi degli spigoli

 

Le classi di merito sono 7, a discendere dalla classe J2 sino alla classe J50.

In estrema sintesi, limitandosi alle caratteristiche più comuni e comunemente contestate, la classificazione può essere così schematizzata:

  • classe J2
  • nodi diametro max 2 mm e che non occupino più del 10% della larghezza della faccia dell’elemento esaminato
  • sacche di resina e inclusioni di corteccia non ammesse
  • fessurazioni non ammesse
  • azzurramenti non permessi
  • perforazioni da insetti non permesse

 

  • classe J5
  • nodi diametro max 5 mm e che non occupino più del 20% della larghezza della faccia dell’elemento esaminato
  • sacche di resina e inclusioni di corteccia max 3 mm x 30 mm complessivi ogni 2 m di lunghezza
  • fessurazioni non ammesse
  • azzurramenti non permessi
  • perforazioni da insetti non permesse

 

  • classe J10
  • nodi diametro max 10 mm e che non occupino più del 30% della larghezza della faccia dell’elemento esaminato
  • sacche di resina e inclusioni di corteccia max 3 mm x 75 mm complessivi ogni 2 m di lunghezza
  • fessurazioni larghezza max 0,5 mm, lunghezza max 50 mm, lunghezza cumulativa max 10% della lunghezza della faccia dell’elemento esaminato
  • azzurramenti non permessi
  • perforazioni da insetti permesse se riparate (per esempio tramite stuccatura)

 

  • classe J20
  • nodi diametro max 20 mm e che non occupino più del 30% della larghezza della faccia dell’elemento esaminato
  • sacche di resina e inclusioni di corteccia max 3 mm x 75 mm complessivi ogni 2 m di lunghezza
  • fessurazioni larghezza max 0,5 mm, lunghezza max 100 mm, lunghezza cumulativa max 10% della lunghezza della faccia dell’elemento esaminato
  • azzurramenti non permessi
  • perforazioni da insetti permesse se riparate (per esempio tramite stuccatura)

 

  • classe J30
  • nodi diametro max 30 mm e che non occupino più del 30% della larghezza della faccia dell’elemento esaminato
  • sacche di resina e inclusioni di corteccia max 3 mm senza limite di lunghezza
  • fessurazioni larghezza max 1,5 mm, lunghezza max 200 mm, lunghezza cumulativa max 25% della lunghezza della faccia dell’elemento esaminato
  • azzurramenti permessi se riparati (per esempio ricoperti con una mano di vernice colorata)
  • perforazioni da insetti permesse se riparate (per esempio tramite stuccatura)

 

  • classe J40
  • nodi diametro max 40 mm e che non occupino più del 40% della larghezza della faccia dell’elemento esaminato
  • sacche di resina e inclusioni di corteccia max 3 mm senza limite di lunghezza
  • fessurazioni larghezza max 1,5 mm, lunghezza max 300 mm, lunghezza cumulativa max 50% della lunghezza della faccia dell’elemento esaminato
  • azzurramenti permessi se riparati (per esempio ricoperti con una mano di vernice colorata)
  • perforazioni da insetti permesse se riparate (per esempio tramite stuccatura)

 

  • classe J50
  • nodi diametro max 50 mm e che non occupino più del 50% della larghezza della faccia dell’elemento esaminato
  • sacche di resina e inclusioni di corteccia max 3 mm senza limite di lunghezza
  • fessurazioni larghezza max 1,5 mm, lunghezza max 300 mm, lunghezza cumulativa max 50% della lunghezza della faccia dell’elemento esaminato
  • azzurramenti permessi se riparati (per esempio ricoperti con una mano di vernice colorata)
  • perforazioni da insetti permesse se riparate (per esempio tramite stuccatura)

 

La norma, al capitolo 6 descrive le modalità di riparazione dei difetti, naturalmente aventi dimensioni all’interno dei parametri propri della classe di appartenenza, per i quali tale attività è ammessa, ossia:

  • nodi cadenti
  • fessure più ampie di 0,5 mm
  • sacche di resina
  • inclusioni di corteccia
  • midollo visibile
  • perforazioni da insetti

 

Le riparazioni possono essere eseguite tramite:

  • rappezzo in legno che deve essere
  • della stessa specie legnosa del pezzo nel quale viene inserito
  • adeguatamente incollato
  • avere il giusto grado di umidità in rapporto alle specifiche del fabbricante dell’adesivo utilizzato
  • occupare tutta la profondità del foro che va a riparare
  • ove possibile, avere lo stesso orientamento della fibra del pezzo in cui è inserito
  • se cilindrico, avere un diametro non superiore di 6 mm rispetto al limite massimo del nodo ammesso per la sua classe (per esempio in classe J 30 max 36 mm)
  • se non cilindrico (per esempio in caso di sacche di resina) avere una larghezza inferiore ai 30 mm

 

  • stuccatura, per la quale lo stucco deve:
  • essere compatibile con l’uso finale del prodotto
  • riempire completamente il difetto da riparare
  • in caso di facce esposte all’esterno, essere resistente al degrado

 

Come scritto in precedenza, la norma indica, seppur sommariamente e in un un’appendice meramente informativa, e quindi i cui disposti sono superabili dal testo normativo di altre eventuali norme tecniche, i livelli di umidità del legno consigliati per le varie condizioni di utilizzo:

  • per utilizzo all’esterno → compreso tra 12% e 19%
  • per utilizzo all’interno in locali non riscaldati → compreso tra 12% e 16%
  • per utilizzo all’interno in locali riscaldati con temperatura prevista compresa tra 12°C e 21°C → compreso tra 9% e 13%
  • per utilizzo all’interno in locali riscaldati con temperatura prevista oltre 21°C → compreso tra 9% e 13%

In una nota a base tabella la norma segnala che legname con umidità compresa tra il 5% ed il 10% non è comunemente reperibile e che richiede particolari cure per il mantenimento di tale livello di umidità.

 

UNI EN 13307

La norma UNI EN 13307 invece, oltre ad altri aspetti quali lo spessore dei giunti collanti nel lamellare, le modalità di giunto in lunghezza, lo spessore delle lamelle e l’orientamento delle fibre in lamelle adiacenti nel lamellare, tratta le deformazioni massime ammesse nei profili in legno. In effetti tale norma nasce, come dice il titolo, per valutare i vari aspetti qualitativi in segati a misura e in profili semilavorati in legno per impieghi non strutturali (quindi, per esempio, per valutare le deformazioni in listoni segati a misura, in barre di lamellare e/o in profili venduti già lavorati e solo da assemblare) e quindi non sarebbe del tutto applicabile alla valutazione di manufatti in legno finiti. Dato però che:

  • la UNI EN 13307 è l’unica norma che tratta di deformazioni in profili in legno
  • la norma nazionale UNI 11717-1 relativa alla verniciatura dei serramenti fa chiaro riferimento alla UNI EN 13307

ne consegue che, nella pratica, se si vorrà valutare il più oggettivamente e incontestabilmente possibile l’ammissibilità o meno di una deformazione in un manufatto in legno non si avrà altra scelta se non l’utilizzo della citata norma. Tralasciando quindi tutti gli altri aspetti trattati, che però nel testo della norma non vengono chiaramente quantificati, la norma inquadra fondamentalmente tre tipologie di deformazione, ossia:

  • arcuatura (ossia curvatura sulla lunghezza)
  • svergolamento (ossia avvitamento sulla lunghezza)
  • imbarcatura (ossia curvatura sulla larghezza del profilo)

I limiti massimi ammessi vengono indicati per mezzo di una doppia quantificazione, ossia:

  • in funzione delle dimensioni dei profili
  • con una misura fissa

 

La selezione di quale dei due parametri di riscontro sia da utilizzare è fatta valutando quale tra i due sia il maggiore ed applicandolo come misura ammissibile. Tralasciando le quantificazioni date per profili non piallati (si ricorda che la norma è applicabile anche ai profili grezzi) i limiti massimi accettabili per le singole deformazioni sono così fissati:

  • arcuatura → (L/1000)² /2 oppure 1 mm
  • svergolamento → (L/1000) x b/100 oppure 1 mm
  • imbarcatura → b/200 oppure 0,2 mm

 

dove:

  • L è la lunghezza del profilo in mm
  • b è la larghezza del profilo in mm

 

Leggi il primo intervento

Leggi il secondo intervento

a cura di Samuele Broglio