Progetti

Torre Allianz a Milano. Curva nella curva

La Torre Allianz, già nota come Torre Isozaki, con le sue variegate facciate ha rappresentato una sfida a cui Focchi Spa ha risposto con entusiasmo e prontezza, dimostrando la sua matura natura organizzativa e tecnologica.

L’articolo dell’ing. Paolo Ermeti della Focchi Spa, pubblicato su Nuova Finestra di Maggio, descrive la tecnologia che sta alla base dell’involucro della Torre Allianz, uno dei tre grattacieli di Citylife a Milano, il primo a essere stato completato. Con i suoi 202 metri (207 metri l’altezza effettiva dal piano stradale) è il grattacielo più alto d’Italia. È stata progettata dall’architetto giapponese Arata Isozaki e dall’architetto italiano Andrea Maffei. Vengono descritte le caratteristiche tipologiche delle facciate, lo sviluppo, i test di laboratorio e di cantiere e le fasi di posa per circa 14 tipologie di facciate diverse, che hanno coinvolto 50.000 mq di elementi vetrati.

L’edificio con la sua semplicità fatta di canoni rigorosi e di forme slanciate è in realtà costituito da un complesso di 14 tipologie di facciate diverse, che si connettono tra loro in maniera articolata.
Mediante un’ampia fase di progettazione (circa 35 mila ore) ed ingegnerizzazione integrata (circa 50mila ore) si è giunti ad una completa connessione funzionale di tutti i componenti.
L’involucro architettonico principale è essenzialmente ricoperto in vetro a tripla lastra in doppia camera è caratterizzato dall’elegante e slanciata forma bombata che sviluppa il tema della “curva nella curva”.
La geometria così semplice e sobria è caratterizzata da una recondita complessità di forma e di raccordo tra le diverse facciate che si uniscono, nella loro massima complessità, nei 4 vertici dell’edificio a pianta rettangolare. La matrice comune al macroassemblato geometrico denominato “cuscino”, che comprende 6 piani dell’edificio (singolo interpiano di 3,9 m) è l’inclinazione zenitale di 1.3° (angolo formato tra il piano vetrato e la verticale) di ogni cellula strutturale.

Ogni elemento appartenente ad un piano è inclinato rispetto al precedente in maniera tale da formare nello sviluppo verticale dei 6 piani, una curvatura con un aggetto di 800 mm tra il piano “high rise” e il piano “low rise”. Questa curvatura verticale scissa nei 6 piani (curva globale) è accompagnata da una curvatura all’interno del singolo piano (curva locale).
Il vetrocamera ad alte performance tecnologiche (trasmissione luminosa 56%-fattore solare 33%-riflessione luminosa esterna 17%, Ug= 0,7 W/m2K è curvato con un raggio di 86 m equivalente ad una freccia sull’arco pari a 22 mm nei 3900 mm di altezza di interpiano, mediante uno sviluppo a freddo (curvatura per flessione indotta sulla lastra piana, non a caldo, quindi senza l’utilizzo di forni di riscaldamento).

Tecnologicamente lo sviluppo del processo di curvatura ha innescato una serie di test di laboratorio che hanno coinvolto Ift Rosenheim (prove di permeabilità in varianza di pressione e temperatura), DC laboratory (adesione e stress tensionale), Istituto Giordano (prove meccaniche e di tenuta), e Focchi spa (deformazione sotto carico). L’obiettivo di questa intensita attività era validare lo stato tensionale indotto nei giunti di silicone strutturale, nelle giunzioni in butile e nello scorrimento differenziale delle lastre vetrate, causato dalla curvatura impressa dalla messa in cellula in dima curva del vetro piano. Il risultato di questa naturale curvatura nel vetro permette di ottenere da un vetro piano una larga curvatura.