Economia

Canton Ticino. Contestata dalla magistratura la “Legge Imprese Artigiane”

Il Tribunale cantonale amministrativo (Tram) mette in discussione l’obbligatorietà dell’iscrizione all’Albo introdotto due anni fa contenere i cosiddetti padroncini e gli artigiani italiani

Canton Ticino. Svizzera nuovamente alla ribalta su queste pagine ma non è per l’IVA (vedi news). E’ per la LIA, la Legge Imprese Artigiane. La notizia è che non è obbligatorio iscriversi all’Albo delle imprese artigiane in edilizia imposto dalla LIA introdotta due anni fa per contrastare i cosiddetti padroncini e soprattutto  i tanti artigiani italiani dell’edilizia che operano in Canton Ticino provenienti da Lombardia e Piemonte e a volte anche da altre regioni. Un numero assolutamente rilevante: 14 mila aziende secondo l’ex presidente di Confartigianato Giorgio Merletti.

Che non sia obbligatorio iscriversi all’Albo lo ha dichiarato a fine novembre il Tribunale cantonale amministrativo (Tram) in una sentenza che dà ragione a un artigiano ticinese che aveva fatto ricorso contro l’obbligo di iscrizione all’albo in quanto limitante la propria attività economica.

Il Tribunale amministrativo gli ha dato ragione ritenendo l’iscrizione lesiva della libertà economica.  L’obbligo d’iscrizione dovrebbe essere «sorretto da un sufficiente interesse pubblico e soddisfare il principio della proporzionalità». Lo stesso Tram riconosce che in questo caso «giustificare le restrizioni della libertà economica appare alquanto carente» e «sproporzionato».

La LIA impone l’iscrizione all’albo delle imprese artigiane operanti nel Canton Ticino anche agli artigiani italiani. Della legge avevano scritto un paio d’anni fa (vedi news) quando, tra le proteste degli artigiani italiani e delle organizzazioni artigiane italiane confinanti, fu introdotta il 1° febbraio 2016.

Si era mosso anche il Governo (vedi news) sotto la spinta delle Confederazioni artigiane e della Camera dei Deputati ma senza tanto successo. Più successo ha avuto l’azienda ticinese.

In effetti la LIA non riscuote molta simpatia né in Canton Ticino né nei cantoni confinanti. Ci dice un artigiano comasco che opera in Svizzera: “Tutti gli cantoni diversi dal Ticino contrastano l’Albo imposto dalla Lia ticinese. Ritengono infatti che essa mini la libera concorrenza e la libera circolazione delle imprese svizzere tra i vari cantoni. Paradossalmente vi sono parecchie aziende ticinesi scontente. Loro devono iscriversi all’albo quando le aziende grigionesi o del Vallese che vanno in Ticino molto spesso non si iscrivono ritenendolo ingiusto”.

Nel frattempo una petizione per l’abrogazione della LIA e dell’albo ha già raccolto più di 4600 firme.