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Chiusure motorizzate: una tavola rotonda, non solo per parlarne

Stato dell’arte, norme e qualificazione degli operatori: otto esperti a confronto in uno scambio di opinioni sulla possibile prima norma in Europa sulle chiusure motorizzate che riguarda i manutentori e gli installatori.

Chiusure motorizzate: stato dell’arte, norme, mercato e qualificazione degli operatori. Questo il titolo secco della Tavola rotonda svolta all’insegna del Forum Involucro Serramenti, a Made expo. Sono intervenuti Toni Cavalcante, Unac/Anima, Nicola Fornarelli e l’esperto di normativa Mario Sanvito di ACMI, Pino Vicentini e Alberto Maffezzoni dell’Associazione Cancelli e Porte sicuri, e gli esperti di settore, l’ing. Maurizio Terruso, Giovanni Govoni e Domenico Gambirasio, che rappresenta idealmente il mondo dei carpentieri e dei fabbri.
E’ la prima Tavola rotonda, come ha ricordato Ennio Braicovich, in veste di moderatore, in cui associazioni di costruttori, esperti di normativa e manutentori si sono confrontati in merito anche ai cambiamenti che i nuovi testi normativi hanno apportato per il settore delle chiusure motorizzate.

Toni Cavalcante

Primo a prender la parola è Toni Cavalcante, presidente di Unac, associazione costruttori di infissi motorizzati e automatismi per serramenti in genere, che si è preoccupata di approntare le nuove Linee Guida completamente aggiornate dopo la pubblicazione delle nuove norme, implementandole per renderle uno strumento utile e concreto per chi opera nel settore. Cavalcante dichiara l’importanza di partecipare ai principali tavoli internazionali per lo sviluppo delle norme, con lo scopo di creare una cultura condivisa e tesa a migliorare la sicurezza dei prodotti, pensando a chi opera sugli automatismi, e cioè cancelli, porte automatiche, basculanti e altri prodotti.
«Le linee guida – dice Cavalcante – sono un qualcosa che ti aiuta, che ti dà un supporto tecnico, che ti consente di riassumere in poche pagine quello che è un insieme di norme, una situazione ben più complessa.» Le linee guida quindi, spiega ancora Cavalcante, sono uno strumento di supporto concreto per il lavoro del professionista, ma generico: devono essere un punto di partenza da approfondire e sviluppare. Questo implica anche la competenza del professionista, che deve conoscere e applicare le norme e quindi “studio e approfondimento”: e questo lo si può ottenere solo con la formazione.

Unac punta molto alla formazione, e richiamando i corsi che vengono già organizzati, Cavalcante fa presente che l’associazione sta approntando un corso specifico, che dovrebbe arrivare a definizione per la fine dell’anno, e che si rivolgerà ai professionisti che lavorano nel mondo dell’automatismo. Il presidente Unac sottolinea, parlando di formazione, che è importante la base di partenza di chi partecipa ai corsi e, proprio per questo motivo, il corso sarà strutturato in un “corso base” e in un “corso avanzato”.
«Ci saranno sempre dei docenti sia aziendali che esterni – spiega Cavalcante – e poi, in seguito al superamento di un esame, che sarà un esame sia teorico che successivamente pratico, verrà certificata la figura da un istituto terzo, con cui abbiamo già iniziato una collaborazione.» Nome del professionista certificato e nome dell’azienda verranno poi inseriti all’interno del sito Unac in modo che possa essere individuabile e riconoscibile anche dall’utente finale.
Quindi le cose stanno cambiando anche nel mondo delle chiusure motorizzate e, oltre alle norme che vengono costantemente aggiornate e che iniziano ad avere un valore cogente – sottolinea Ennio Braicovich –, bisogna iniziare a pensare alla formazione e alla qualificazione degli operatori.

Nicola Fornarelli

Un aspetto che può sembrare difettoso, parlando di norme, continua Nicola Fornarelli, presidente di ACMI, è che evolvono e che quindi bisogna costantemente rimanere aggiornati, che bisogna conoscerle e farle conoscere. Il dilemma sullo stato dell’arte del settore nasce principalmente da due argomentazioni: dalla mancanza di controlli e dal fatto che venivano importati prodotti marcati CE e con la dichiarazione di conformità secondo la direttiva macchina, molto prima che in Italia stessa. I tempi sono stati molto più dilatati: «Ci abbiamo messo un po’ di tempo a convincerci che un portone motorizzato fosse una macchina, poi alla fine ci siamo convinti che il portone motorizzato è una macchina, e abbiamo definito che la dichiarazione di conformità e di marcatura CE secondo la direttiva macchine bisognava farla.”
Il quesito che quindi pone Fornarelli è se i prodotti che sono stati immessi sul mercato allora, sono “secondo conformità” e la risposta, per il futuro, per non doverci porci questa domanda è la formazione di “personale qualificato” che si occupa di installazione e manutenzione.

Mario Sanvito

L’idea proposta dal presidente Cavalcante è assolutamente condivisibile, e anche ACMI, associazione di produttori di chiusure tecniche e loro componenti e accessori, di cui Fornarelli è presidente, oltre a portare avanti una proposta di norma UNI, come specificato da Mario Sanvito, dal titolo “Criteri e requisiti per la posa e manutenzione delle chiusure tecniche, manuali e motorizzate: qualificazione dei operatori, posatori e installatori di chiusure tecniche, manuali e motorizzate”, proporrà un corso di formazione indirizzato a installatori e manutentori di chiusure tecniche, «perché vogliamo che i nostri soci si affidino a quel personale finalmente qualificato per garantire la certezza che il loro prodotto, immesso sul mercato, sia coerente con le norme».

Mario Sanvito tiene a sottolineare l’importanza della conoscenza della normativa vigente e delle responsabilità che ricadono non solo sull’installatore ma anche sul committente: da qui la necessità della consapevolezza a tutti i livelli. La finalità del corso di formazione può includere anche questo argomento e puntare anche sulla documentazione, corposa, che deve essere redatta e consegnata. Anche questo aspetto rende un operatore “qualificato”.

Pino Vicentini

L’Associazione Cancelli e porte sicuri è invece la prima associazione che rappresenta manutentori, installatori e verificatori di chiusure motorizzate: Pino Vicentini spiega l’esigenza di creare una associazione di questo tipo, dettata dal raffronto con la realtà. «Come installatori e manutentori ci siamo resi conto che sul mercato su cento impianti, ce ne sono almeno ottantacinque che non hanno la cosiddetta marcatura CE. Ciò significa che l’utente finale e chi lo rappresenta, magari l’amministratore dello stabile, e la persona giuridica che li rappresenta, non è bene a conoscenza di cosa va incontro se l’impianto – che noi continuiamo a chiamare impianto, ma che è una macchina vera e propria -, non è conforme e non ha i requisiti di sicurezza che sono prescritti dalle direttive vigenti.» E da un confronto con i diretti “concorrenti” del mercato, si è capita l’importanza di un confronto costante per l’interpretazione e l’applicazione delle norme nello stesso modo, con un linguaggio comune, con professionalità e formazione: e per questo l’associazione si è data come indirizzo quello della formazione continua, con seminari di formazione, anche sugli aspetti legali, sulla deontologia della professione, con aggiornamenti continui per quanto riguarda le nuove direttive.

Spiega Vicentini: «Noi vogliamo essere coloro che garantiscono un efficace post-vendita. Oggi nasce uno stabile: ha un cancello automatico che rimane funzionale nel tempo – come macchina – se viene manutenuto nel giusto modo. La sua efficienza viene garantita dalla periodicità e dalla tipologia dei controlli e che, chiaramente, chi ha installato la macchina ha stabilito che quelli fossero i controlli da fare.» Vicentini fa un appunto graffiante: sono vent’anni che come manutentori, installatori e verificatori di chiusure motorizzate cercano di avere una qualificazione, un riconoscimento che li qualificasse, ma ancora oggi, come professionisti, non hanno ancora associato un codice ATECO, ma solamente uno generico che li identifica come “ad alto rischio”.
«Quindi, ben venga l’iniziativa di creare una qualificazione professionale per gli addetti ai settori – continua Vicentini -, però direi che questa qualificazione professionale andrebbe data con due gradi di servizio: un grado di servizio potrebbe essere per la semplice installazione, in cui praticamente il general contractor, l’elettricista, l’impresa di costruzioni, il fabbro, in primis, installa l’impianto, e poi un secondo grado per gli specializzati che mantengono le macchine perfette».

Alberto Mafezzoni

Alberto Maffezzoni, sempre dell’Associazione Cancelli e Porte sicuri, cambia il punto di vista: sono quelli che installano prodotti costruiti da altri, e sono quelli che, alla fine, firmano le dichiarazioni di conformità in base a norme scritte da altri. «Siamo un settore che non è mai esistito», dice Mafezzoni, fino all’entrata in vigore della 37/08, perché inclusi in quel decreto. «Vorremmo avere un interlocutore che parli anche con noi, che capisca qual è l’esigenza finale dell’installatore, quello che l’installatore in pratica vuole.», prosegue, «Noi siamo artigiani, gente che alla mattina si sveglia e deve lavorare, che si sveglia e deve dar da lavorare, gente che alla sera, quando chiude, pensa “caspita, spero di non aver fatto un impianto che faccia male a qualcuno” e devo esserne sicuro.»
Mafezzoni è molto favorevole alla qualifica degli installatori di chiusure motorizzate, anche qui con un appunto su “chi” deve dare la qualifica: «Non i produttori senz’altro, non i costruttori; una figura terza che dovrebbe essere idonea e avere una certa esperienza del settore.» Quindi qualcuno che conosca il mestiere, che ha imparato ad interpretare e utilizzare le norme.
A proposito della modalità di acquisizione della qualifica, Vicentini ci tiene a portare un esempio tratto dal mondo degli ascensoristi: «Se vogliamo fare un paragone, tra noi e gli ascensoristi, con cui siamo accumunati nell’ultimo decreto attuativo della direttiva macchine, un manutentore se vuole diventare manutentore per gli ascensori, deve fare domanda alla prefettura, deve presentare una domanda, e sostenere dopo 30 ore di corso di formazione, un esame presso la prefettura, davanti a due ingegneri all’Asl e ad un rappresentante del settore. Quella è una qualificazione seria. Io non dico che dobbiamo arrivare a questo punto, ma certamente non a un corso di formazione di 8 ore, perché le cose che si possono assimilare in 8 ore, professionalmente, sono veramente poche

Maurizio Terruso

L’ingegner Maurizio Terruso che viene proprio dai mondi delle automazioni, delle chiusure motorizzate e della formazione si dice fondamentalmente d’accordo: bisogna avere un settore nel quale effettivamente venga riconosciuta una qualifica e avere delle regole adeguate per poter far sì che tutto venga fatto correttamente. Quindi fondamentale la formazione, fondamentale l’analisi dei rischi, l’utilizzazione delle Linee Guida, ma partendo da questi presupposti l’ingegnere introduce un altro punto di discussione riguardante lo “stato dell’arte”: l’abitudine. Perché tra i professionisti ci sono anche quelli che non lavorano bene, che non fanno quello che dovrebbero fare, spiega Terruso, e quindi si creano delle difficoltà. Maurizio Terruso suggerisce quindi di prendere a spunto quanto è già stato fatto in altri settori, che comprende tutto quanto detto anche dagli altri relatori, non tralasciando, però la comunicazione: far arrivare anche al mercato questo valore aggiunto che deve essere conosciuto e riconosciuto. E auspica quindi una collaborazione sinergica dei vari attori interessati.

Giovanni Govoni

Chi invece lavora tutti i giorni nei cantieri ha magari un’altra percezione: Giovanni Govoni cerca di chiudere il cerchio della discussione fatta fino a qui, puntando l’attenzione sul fascicolo tecnico, fondamentale per dimostrare la marcatura CE. “Tutti lo cercano e nessuno lo trova”, dice Govoni, parlando di quegli installatori che, per diverse motivazioni non lo approntano, sottovalutando i rischi a cui vanno incontro. Mentre Domenico Gambirasio porta la sua esperienza come carpentiere metallico, realizzando porte e cancelli su disegno e apponendo con soddisfazione la marcatura CE già da una decina d’anni. Un esempio meritevole di lode pubblica.

Domenico Gambirasio

A conclusione della tavola rotonda, i presidenti delle tre associazioni concordano sulla importanza e sulla necessità di una formazione continua per installatori e manutentori, senza però tralasciare sia la comunicazione anche verso l’utente finale. Si auspica anche una collaborazione trasversale tra tutti gli attori del settore, compresi manutentori e installatori, in modo che si possano raggiungere importanti risultati, sia per quanto riguarda i corsi, sia per la stesura delle norme, tenendo conto delle necessità di chi opera sul campo tutti i giorni e che si trova anche ad affrontare problemi non solo legati all’interpretazione della normativa e alla redazione dei documenti, ma anche, ad esempio negli interventi su strutture già esistenti, all’assenza di fascicolo tecnico o di dichiarazione di conformità.  In ogni caso la Tavola rotonda è servita a far emergere tre importanti notizie per il settore delle chiusure motorizzate. L’augurio è che esse diventino concretezza il prima possibile. L’altro augurio della redazione è che le Associazioni si parlino, si parlino, e ancora si parlino e possibilmente collaborino.

a cura di Arianna Magni