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Come progettare uno showroom di porte e finestre

Come deve essere progettato uno spazio espositivo? E quali sono le emozioni che prova il cliente quando entra? Ce lo spiega Paola Marcolli, Exhibition and Interior designer, nel suo intervento al Serramentalk del Made Expo 2021.

Accogliere bene il cliente fa la differenza. Il senso di appartenenza che lo showroom può creare rappresenta il primo invito a fermarsi. Il consumatore cerca emozioni. Lo showroom, quindi, diventa un palcoscenico: non sarà più solo pura esposizione ma un ambiente dove la contaminazione fra arte e design aumenta le sue potenzialità, raccontandosi con un linguaggio a tutto tondo. Se lo spazio aiuta a raccontare il brand, il cliente si sentirà molto più a suo agio.

È importante conoscere il cliente tipo, il suo target e il suo luogo di riferimento, spiega Marcolli. Gli spazi dell’accoglienza sono fondamentali per far sì che il prodotto sia il vero protagonista e dia valore all’azienda. Inoltre, mai dimenticare che il cliente non ama aspettare e ha bisogno di essere ascoltato, a volte anche senza necessariamente avere risposte. Sempre col sorriso.

 

Showroom: perché la sensorialità è un fattore centrale

I cardini della presentazione di uno spazio espositivo sono la disposizione dello spazio, la sensorialità del punto vetrina e l’illuminazione, precisa Paola Marcolli. I clienti devono avere la possibilità di muoversi con comodità, seguendo un percorso legato all’evoluzione del prodotto nelle sue caratteristiche, ma anche potersi soffermare per analizzare e toccare la merce in dettaglio. Dal canto suo, lo showroom deve cambiare periodicamente i prodotti perché essi si rinnovano nelle forme, nella gamma, nelle finiture.

Altro fattore determinante per la buona riuscita di uno showroom è la sensorialità: suoni, odori, materiali e colori, per dare al cliente la possibilità di percepire ciò che vogliamo far loro capire. L’outfit del punto vendita dovrà parlare del brand, anche attraverso i colori, la musica di sottofondo e i profumi per caratterizzare e rendere più accogliente lo spazio.

E il mood? Quale immagine si vuole che arrivi al cliente del punto vendita? Lo showroom è il vestito del prodotto, incalza Marcolli, e come un vestito, valorizza la figura e definisce lo stile. Il mood è strettamente legato al messaggio che il brand vuole comunicare al suo cliente tipo. Prendiamo in prestito dalla scenografia, l’importanza della fotografia che ferma un momento, una sensazione, un’emozione e li trattiene nella memoria. Dal canto suo il cliente produrrà dei ricordi che saranno utili per la sua scelta. Per allestire uno showroom è consigliato scegliere un tema, una scenografia, come dicevamo, un look che sia prima di tutto un messaggio chiaro e diretto e che rappresenti il marchio.

 

La vetrina è il polo d’attrazione

Quale immagine vogliamo che arrivi al cliente del punto vendita? Le vetrine sono un’occasione per mettere in evidenza l’unicità del proprio brand e far girare la testa ai passanti che poi magari decidono di entrare. Dal punto focale – il prodotto più importante – si posizionano gli altri elementi della vetrina in modo armonico per creare la scenografia. Anche un monitor o un piccolo ledwall potrebbero essere efficaci per trasmettere storie che raccontano, semplicemente, il prodotto e le sue caratteristiche.

 

Illuminazione e spazio espositivo

Infine, conclude Marcolli, l’illuminazione definisce il carattere e le forme di uno spazio, mette in evidenza la merce esposta o serve a delineare un percorso di visita, favorendo l’orientamento dei clienti. La luce influenza la nostra percezione dell’ambiente e dello spazio e pertanto la nostra esperienza di visita.

Come diceva Le Corbusier: “L’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi sotto la luce”. La luce ha molteplici finalità: dall’uso scenografico per enfatizzare i punti focali dello spazio espositivo, alla visualizzazione corretta del prodotto, senza dimenticare la sua capacità di essere ‘d’ambiente’ per i percorsi di visita, la zona di ingresso e di uscita e gli altri spazi.

a cura di Letizia Di Peppo