Normativa

Il Decreto Prezzi tra virgole, valori di mercato e IVA

Interviene Normator, esperto del mercato del serramento e di normativa di settore, per mettere a fuoco alcuni aspetti finora non ancora evidenziati del decreto ministeriale in via di pubblicazione previsto dall’articolo 119 del Decreto Rilancio. Normator affronta con inconsueta profondità sui temi della normativa, dei prezzi dei serramenti e dell’IVA che emergono dalla lettura del decreto ministeriale. Qui i suoi precedenti interventi. (EB)


Leggendo i nuovi decreti attuativi relativi alle agevolazioni fiscali per interventi di efficientamento energetico in edilizia, e in particolare quello definito su queste pagine Decreto prezzi, mi vengono spontanee alcune considerazioni. Si tratta di mere considerazioni tecniche e tecnico-normative. Preferisco lasciare a chi ha competenza in materia, ossia le Associazioni del settore, le considerazioni di tipo sindacale.

Decreto prezzi: quanto conta una virgola?

Tanto per cominciare riscontro con dispiacere che i competenti Ministeri con ogni evidenza non sono ancora stati notiziati della variazione occorsa alla norma UNI EN 10077-1:2018, che corregge uno spiacevole errore di traduzione (e quanti ve ne sono nelle norme UNI…) dal testo originale inglese, il quale per inciso è e rimane il testo da considerare corretto.

Nella vecchia traduzione la UNI EN ISO 10077-1 stabiliva che la trasmittanza termica dovesse essere espressa indicando “le prime due cifre dopo la virgola” (ossia in pratica 1,46W/mqK oppure 1,33W/mqK e così via) mentre il testo originale inglese richiedeva “two significative digits”, ossia due cifre significative ( in pratica 1,46 diventa 1,5 così come 1,33 diventa 1,3 e così via).

Ad oggi la UNI EN ISO 10077-1, tradotta in italiano, riporta un testo del tutto in linea con il testo inglese e richiede quindi due cifre significative, ossia in caso di trasmittanze nel campo dell’ “uno virgola” l’arrotondamento alla prima cifra decimale ed in caso di trasmittanze nell’ordine dello “zero virgola” l’arrotondamento alla seconda cifra decimale.
Spero quindi che in versione definitiva il decreto si allinei, come obbligo essendo materia di normazione armonizzata, alla normazione europea e quindi che quei valori di 1,75W/mqK ed 1,67W/mqK scompaiano e vengano arrotondati alla seconda cifra significativa.

E i prezzi? Si è fatto di ogni erba un fascio

Per quanto riguarda la parte prezzi, pur non volendo entrare nel merito delle cifre non posso fare a meno di notare che, soprattutto per le zone climatiche più diffuse in Italia ossia la D, la E e la F, si è fatto incomprensibilmente di ogni erba un fascio.
Per chiunque sia più o meno preparato per quanto riguarda la tecnologia del serramento è evidente che, essendo queste zone caratterizzate da valori di trasmittanza termica profondamente diversi, i serramenti idonei ad essere installati nel loro interno saranno parimenti profondamente diversi dal punto di vista tecnologico e quindi anche dal punto di vista dei prezzi.

È infatti conoscenza comune (conoscenza probabilmente non presente a livello dei servizi tecnici ministeriali) che un serramento in grado di esprimere un valore minore od uguale a 1,67 (sigh!) W/mqK ha una tecnologia (e quindi dei costi) di livello nettamente inferiore rispetto ad un serramento in grado di rimanere al di sotto dei 1,3 W/mqK, ma ancor peggio il suddetto serramento “da 1,67” non sarà nemmeno paragonabile né tecnologicamente né dal punto di vista economico con un altro serramento adeguato per la zona F con il suo limite di 1,0W/mqK.

Un listino prezzi unico per tutte le auto?

Per rimanere nel campo dei paragoni automobilistici, già utilizzati da un altro commentatore su questo sito, è come se si pretendesse di fissare un prezzo ufficiale per tutte le automobili dividendole per fasce di merito basate solo sulla velocità massima (quindi omettendo qualsiasi altro parametro), e poi si stabilisse che i veicoli aventi velocità massima compresa tra 170 e 220Km/h (fascia D), quelli con velocità compresa tra 220 e 270Km/h (fascia E) e quelli con velocità superiore ai 270Km/h (fascia F) debbono avere tutti lo stesso prezzo, portando così sia chi vende che chi compera una Kia (per inciso non “Made in Italy” e nemmeno “Made in Europe”) a ragionare sullo stesso livello di prezzo di coloro che vendono o comperano una Ferrari, oltretutto con l’ulteriore assurdità che il suddetto prezzo non è idoneo perché troppo elevato per la Kia e nel contempo non lo è perché troppo ridotto per la Ferrari.

Probabilmente una simile suddivisione farebbe inorridire gli stessi “esperti” ministeriali in quanto chiaramente tecnicamente assurda e lesiva del mercato (oltre che dell’industria nazionale; ma MISE non significa Ministero dello Sviluppo Economico?? Boh….), ma è proprio ciò che gli stessi “esperti” hanno pensato per il settore serramenti.
Non si capisce quindi quale possa essere l’illogica logica che sta dietro a questa atroce ammucchiata, nella quale oggetti tecnicamente diversi e con costi di produzione incomparabili tra loro vengono grossolanamente prezzati tutti con lo stesso cartellino.

Dopo i prezzi,  l’IVA

Per finire, poi, trovo ingiusto che il prezzo dei serramenti sia considerato non solo comprensivo di posa in opera e di spese professionali ma addirittura comprensivo di IVA, come se nel nostro Paese l’IVA sui serramenti fosse unica ed univoca, cosa che invece non è. Infatti, in edilizia l’IVA applicabile agli interventi varia a seconda del tipo di intervento e della sua classificazione in base al TUE ( manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, ristrutturazione, con le prime due fattispecie che non sempre vedono la stessa interpretazione in comuni differenti). Questo fatto potrebbe far sì che in situazioni magari tecnicamente affini ma classificate in maniera diversa per ragioni amministrative si possano avere in qualche caso soggetti aventi a disposizione un budget al metro quadro pari a “650€/mq – IVA in parte al 10% ed in parte al 22%” ed altri aventi a disposizione “650€/mq – IVA tutta al 10%”. Comprendo che mi si potrebbe rispondere che già l’applicazione di IVA differenziata rappresenta un’agevolazione differenziata, ma francamente ritengo che eccedere nel creare disparità tra cittadini dello stesso Stato possa essere una politica non del tutto corretta.

“Entra in vigore in giorno dopo  la pubblicazione”!

Per finire un’annotazione di tipo “temporale”. La bozza di decreto da me letta prevede l’entrata in vigore “il giorno successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale” ; ora francamente sarò troppo abituato alla normazione europea, nella quale si lasciano i cosiddetti “periodi di coesistenza” solitamente della durata minima di un anno per permettere al mercato di adeguarsi alle nuove regole, ma francamente ritengo che un’entrata in vigore il giorno successivo alla pubblicazione ufficiale del provvedimento (e quindi il giorno successivo al momento nel quale il suo testo è stato veramente messo a conoscenza della popolazione che ne dovrà rispettare il contenuto) non è cosa da atto legislativo di un Paese avanzato e democratico ma bensì pratica da “pronunciamiento” da dittatura sudamericana, per non dire di peggio.

Francamente tutto si può fare, volendo ed avendone il potere, ma sarebbe gradevole se in una nazione che si autoproclama civile il potere statale evitasse di mettere in atto procedure già viste nel nostro passato sia di cittadini italiani che di cittadini europei, ma purtroppo legate a passati che tutti noi vorremmo non fossero mai esistiti.

In buona sostanza una bozza di decreto tutt’altro che illuminata e tecnicamente ineccepibile e che, fatte salve altre considerazioni che non ritengo mio compito fare ma che da quel che vedo altri più titolati di me hanno già fatto, è da sperare che venga cambiato prima della sua entrata in vigore.

Normator

a cura di EB