Progetti

Kunsthaus Dahlem a Berlino. Nuova luce grazie alle finestre OS2 75

Un atelier d’artista degli anni ‘30 trasformato in museo d’arte moderna, un edificio rigoroso e compatto che ospita le opere all’interno di ambienti inondati dalla luce

Kunsthaus Dahlem a Berlino è un atelier d’artista degli anni ‘30 trasformato in museo d’arte moderna. Un edificio rigoroso e compatto che ospita le opere all’interno di ambienti inondati dalla luce, grazie al sapiente intervento di recupero che ha interessato anche le aperture dove i profili OS2 75 di Secco Sistemi sono stati utilizzati per le finestre .

Luce sull’arte

Il tema della cultura come propaganda ed espressione del potere, il controllo delle forme artistiche finalizzato all’affermazione ideologica, il supporto alle forme di creatività per esaltare la visione e il pensiero unico del Reich. Nel progetto di Albert Speer per la Grande Berlino si prevedeva la costruzione di alcuni Atelier di Stato per alcuni artisti che avrebbero dovuto contribuire con la loro opera al ridisegno della capitale. Uno di questi fu realizzato dall’architetto Hans Freese per lo scultore Arno Breker, uno dei più attivi durante il regime nazista, fra il 1938 e il 1941 nel distretto di Dahlem. L’impianto rigorosamente simmetrico dell’edificio longitudinale si articola in tre corpi di fabbrica, dalle dimensioni idonee per ospitare attrezzature tecniche come una gru, un ascensore idraulico e un montacarichi con accesso al seminterrato.

Il rivestimento in mattoni e le portefinestre a tutt’altezza, completamente apribili per consentire il passaggio di grandi sculture, caratterizzano i prospetti rigorosi, mentre gli spazi interni, di ampie proporzioni, sono allestiti con materiali di pregio – basi in marmo per le sculture, stucchi, porte in legno di quercia – e grandi lucernai a soffitto.

Nel corso degli anni l’atelier fu utilizzato sempre più sporadicamente da Breker, che gli preferiva altre location, fino a quando i bombardamenti e i conseguenti danni arrecati a lucernari, copertura, finestre, resero di fatto gli ambienti inutilizzabili.

Nel dopoguerra verso il Kunsthaus Dahlem

Kunsthaus Dahlem
Il Kunsthaus Dahlem

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’ex Atelier Arno Breker è stato utilizzato per la prima volta dalla potenza occupante degli Stati Uniti, per poi divenire di proprietà della città. L’atelier centrale è stato così messo a disposizione di importanti scultori internazionali per l’esecuzione di opere di grandi dimensioni”. Nel 1964/65, Emilio Vedova fu il primo artista internazionale a occupare la parte centrale dell’edificio, mentre nel 1971/72, su iniziativa del Friends of the Brücke Museum, l’architetto Rolf Nieballa divise il grande atelier centrale, precedentemente utilizzato da Vedova, in otto studi più piccoli. Negli anni seguenti, il German Academic Exchange Service (DAAD) e il Senato di Berlino assegnarono questi studi e entrambi gli spazi nell’ala occidentale agli artisti di tutto il mondo. Negli anni ’80 e ’90, artisti di spicco lavoravano nell’ala ovest dell’edificio, dove precedentemente si trovavano gli studi di intonaco e sculture in pietra, mentre altri spazi furono costruiti/rivisti in modo sostanziale.

Kunsthaus Dahlem
Il Kunsthaus Dahlem, visto dal giardino

Nel 2014/15 l’accurato intervento di restauro e trasformazione in Museo d’Arte Moderna, il Kunsthaus Dahlem,  ha permesso di recuperare e valorizzare gli elementi principali del volume architettonico, con particolare attenzione agli infissi, ricostruiti con i profili OS2 75, che restituiscono alle facciate l’immagine originale e rispondono adeguatamente ai requisiti di raffinata eleganza degli interni. Oggi il museo ospita numerose opere d’arte del dopoguerra tedesco in un ambiente principale a doppia altezza ampio e luminoso, ideale per valorizzare forme e dettagli di ciascuna di esse.

Tra forma e funzione

Da una parte la necessità di ripristinare e mantenere l’immagine originale dell’edificio, i suoi rapporti proporzionali tra pieni e vuoti, tra superfici piene e trasparenti. Dall’altra quella di garantire un apporto corretto di luce naturale all’interno degli ambienti, considerando la destinazione d’uso del complesso Kunsthaus Dahlem. I serramenti OS2 75 in acciaio zincato verniciato di Secco Sistemi assolvono al meglio entrambi i compiti, favorendo dal punto di vista formale la rilettura del progetto e assicurando una luce idonea alla perfetta comprensione delle opere esposte.

OS2 75 in dettaglio

OS2 75
OS2 75 di Secco Sistemi

Si tratta di una serie molto versatile, grazie alle infinite varianti dei profili, capace di trasformare la propria immagine in base ai materiali impiegati. Sono oltre 40 i profili che il sistema a taglio termico OS2 mette al servizio del progetto, molteplici le combinazioni con i quali esprimere la propria poetica progettuale sempre finalizzata alla ricerca della massima trasparenza e della purezza delle linee.

Pensati specificatamente per la sostituzione di elementi esistenti, i serramenti OS2 75 garantiscono, grazie alle sezioni minime dei profili (da 27 a 62 mm), una superficie vetrata molto ampia, in linea con le tendenze della progettazione moderna ma anche con le esigenze di luminosità degli spazi interni. Una serie molto versatile, grazie alle infinite varianti dei profili, capace di trasformare la propria immagine in base ai materiali impiegati; dall’acciaio zincato all’acciaio inox, con le straordinarie qualità di resistenza all’ossidazione e alla corrosione, dalla patina inconfondibile del corten alla ricchezza materica dell’ottone e alla capacità di assumere i tratti cromatici del bronzo antico. Tutti proposti in un’ampia gamma di finiture in grado di interpretare, trasformandosi, lo scorrere del tempo per aggiungere valore al progetto.

Caratteristiche che hanno permesso ai serramenti OS2 75 di Secco Sistemi di aggiudicarsi il Compasso d’Oro ADI.