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Codice appalti. La lettera di infrazione UE. L’opinione di Finco

La Commissione europea ha inviato una lettera sulla non conformità del nostro Codice Appalti alla normativa comunitaria. La presa di posizione della Federazione delle Industrie per le Costruzioni

Codice Appalti sotto il mirino della UE. A fine gennaio la commissione europea ha inviato una lettera (vedi allegato) al Governo italiano contestando taluni contenuti del nostro Codice Appalti che violano tre direttive europee in materia: Direttiva 2014/23/UE, Direttiva 2014/24/UE e Direttiva 2014/25/UE.  Così la Commissione apre una procedura di infrazione contro l’Italia.

In sintesi i punti contestati sono:
-violazione di norme riguardanti il calcolo del valore stimato degli appalti;

-violazione di norme riguardanti i motivi di esclusione;

-violazione di norme riguardanti il subappalto e l’affidamento sulle capacità di altri soggetti;

Sulla lettera di infrazione riceviamo da Finco la seguente presa di posizione.

“Appaiono francamente poco  condivisibili,  per non   dire inaccettabili,  alcuni  dei  contenuti  della  lettera  che  la  Commissione europea  ha  inviato all’Italia circa la normativa nazionale in materia di appalti pubblici, racchiusa nel Codice appalti, -esordisce Carla Tomasi, presidente Finco”. Va intanto precisato che lettere sono state recapitate ad altri 14 Stati membri (Bulgaria, Cipro, Cechia, Croazia, Danimarca, Finlandia, Germania, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito,   Romania,   Svezia   e   Ungheria)   ed   altri   Stati   ancora   stanno   probabilmente per riceverle,  visto  che  hanno  completato  il  recepimento  della  Direttiva  Europea  in materia con grande ritardo.

Siamo, dunque in buona compagnia; indice, probabilmente, del fatto che l’armonizzazione delle regole è, in generale, patrimonio comune, ma che ci sono specificità nazionali che ogni Stato sente il bisogno di “preservare”. “Contestare, come fa la Commissione, il  limite  del  30%  del  subappalto  o  il  divieto  di subappalto   o   avvalimento   a   cascata   o   il   limite   alla   subappaltabilità   delle   Opere Superspecialistiche,  o  mettere  in  dubbio  (probabilmente  leggendo  male  la  norma)  il divieto di avvalimento per le c.d. SIOS, previsti dal nostro Codice appalti, lascia veramente attoniti –prosegue  la  Presidente  Finco–e ci fa chiedere se è davvero questa l’Europa che vogliamo!”

L’Europa che emerge da questa lettera è un’Europa che supporta  un  sistema con  poca trasparenza  e responsabilità, che premia l’assenza di qualificazione e che sostiene il proliferare  di  scatole  vuote  e  di  puri  intermediari  la  cui  presenza  fa  lievitare  i  costi  dei lavori  pubblici,  fa  diminuire  la  qualità  dei  lavori  e  destruttura  le  imprese  che  hanno maggiormente investito in qualità, formazione e sicurezza.

Un’Europa che ci chiede di dare maggiore discrezionalità alle Stazioni Appaltanti, e forse non sa che ne abbiamo circa 35.000. Un’Europa che chiede di dare spazio alle piccole imprese e poi impone di sommare sempre i lotti per calcolare il valore dell’appalto, in modo che i requisiti di partecipazione siano più alti; ma in Italia non ci sono regole diverse sopra e sotto soglia, dov’è, dunque, il valore aggiunto per le pmi?

Se l’Europa non riesce a vedere tutte le storture che si creerebbero nel Nostro Paese se il subappalto  fosse  completamente  libero  (e  non solo  dal  punto  di  vista  delle  infiltrazioni malavitose,  ma  anche  da  quello  dell’impoverimento  del  tessuto  imprenditoriale schiacciato  dalla  morsa  del  subappalto  e  non  certo  favorito  nella  partecipazione),  se l’avvalimento non avesse vincoli e se  le  offerte  venissero  pilotate  (perché  è  difficile immaginare o dimostrare che avvalendosi della stessa impresa, che, tra l’altro, potrebbe a detta della Commissione, anche concorrere autonomamente, poi non ci siano accordi a latere), dovremmo davvero interrogarci su quanto sia ampio il divario tra noi e l’Europa nel settore dei lavori pubblici.

Probabilmente una parte dell’Europa è quell’isola felice (ma sarà poi vero?) che noi non riusciamo ad essere perché abbiamo oltre trentamila imprese qualificate -o presunte tali-sul mercato. Quindi il problema non è allargare il mercato, ma valutarlo per le sue reali capacità.

Queste le principali criticità connesse alla lettera della Commissione. Vi sono anche altri aspetti che non condividiamo come la critica all’esclusione automatica delle offerte anomale (che da noi è già assistita da tutta una serie di limiti applicativi) o l’irrigidimento dell’esclusione anche a fronte di un provvedimento di accertamento non definitivo, ma  la  richiesta  di  intervento  su  subappalto  e  avvalimento  è  particolarmente intollerabile e confidiamo che il Governo abbia la giusta determinazione per rimandare al mittente le contestazioni”.

“Ci piacerebbe-conclude Carla Tomasi -che sul tema del subappalto anche altri soggetti, tra  cui  il  Sindacato  battessero  un  colpo  di  una  qualche  rumorosità  e  sostenessero, realmente, le regole nazionali di restrizione al subappalto. In tal senso abbiamo indirizzato una nota anche, tra gli altri, al neo eletto Segretario CGIL Landini”.

Documenti Allegati

Codice appalti - La lettera di infrazione della Commissione UE