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Ecobonus in fattura. Artale, Finco: “Correggere l’articolo 10”

Pronta una lettera di Finco per il viceministro del MEF Massimo Garavaglia e per il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti

Ecobonus in fattura? No, grazie. Ai primi di aprile Finco, la Federazione delle Industrie per le Costruzioni, aveva già bocciato la misura in fase di bozza del DL Crescita prima ancora che si trasformasse nell’articolo 10 del DL Crescita che oggi sta suscitando, pur con qualche distinguo, reazioni furibonde nel settore dei serramenti.

Il direttore Angelo Artale si vuole rassicurante e propositivo in merito alle possibilità di modificare il testo del decreto legge: “Il provvedimento dell’ecobonus in fattura così come proposto dal DL Crescita è da modificare profondamente in base di conversione in legge da parte del Parlamento. La prima importante modifica riguarda la cessione del credito che a oggi è in capo al fornitore ma che dovrebbe essere riceduto altrimenti tutto ricade sulle spalle delle aziende fornitrici. Abbiamo pronta una lettera per il viceministro del MEF Massimo Garavaglia e per il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti”.

Finco, che continua le sue battaglie per riportare l’ecobonus per serramenti e schermature solari al 65% e per ridurre o eliminare la ritenuta d’acconto dell’8%, ad aprile aveva già definito  “grave area di criticità…la possibilità di sconto immediato al posto della detrazione che, pur partendo dal condivisibile principio di facilitare l’attivazione degli interventi, è suscettibile di sortire un risultato assai negativo”.

Quali gli effetti dell’ ecobonus in fattura

“Nella sostanza si scarica sull’impresa gran parte dell’onere finanziario derivante dal costo dell’intervento. Né vale affermare che questa misura è opzionale: chi infatti sceglierebbe di utilizzare le detrazioni, il cui importo può scontare in dieci anni, potendo usufruire della stessa somma subito?

Quale sarà il risultato sul mercato?

È evidente come sia piuttosto difficile immaginare che siano le piccole imprese del settore a vantare rilevanti crediti d’imposta nei confronti del fisco. Imprese, che se non si prevede almeno la possibilità di ulteriore cessione del credito, si troveranno soffocate da questo meccanismo.
Chi ha rilevanti crediti di imposta da compensare e spalle larghe finanziarie per gli anticipi sono con ogni probabilità le multiutilities e gli ex monopolisti dell’energia che negli ultimi anni, approfittando (abusando…) della condizione di trovarsi di fatto in una posizione dominante, sono entrate nel mercato della riqualificazione energetica esercitando nella pratica, anche grazie all’utilizzo dei dati informativi già in loro possesso, una concorrenza sleale nei confronti delle piccole imprese”.

(eb)