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Serre bioclimatiche detraibili con il Bonus Casa, precisa Enea

L’Agenzia corregge il tiro rispetto a una prima comunicazione secondo cui le serre bioclimatiche sarebbero state detraibili con l’Ecobonus “fino al 65%”

Le serre bioclimatiche, dette anche serre solari, sono “interventi agevolabili con le detrazioni fiscali del 50% previste per le ristrutturazioni edilizie, il cosiddetto Bonus casa (Art. 16 bis del DPR 917/86) e non con le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, il cosiddetto Ecobonus (ex legge 296/2006)”.

Lo precisa Enea sul suo sito correggendo doverosamente quanto scritto solo qualche giorno prima, il 23 gennaio, prima quando aveva affermato che “Per questo tipo di intervento è possibile usufruire dell’ecobonus con percentuali di detrazioni fiscali fino al 65% sui costi di realizzazione della serra” come avevamo subito riportato nelle nostre news “Serra bioclimatica? Taglia la bolletta energetica, dice Enea” e “Serre bioclimatiche: regole di progetto e normative” (vedi news).

In effetti l’affermazione dell’ammissibilità dell’ecobonus per le serre bioclimatiche sembrava abbastanza audace. Subito abbiamo chiesto ulteriori precisazioni a Enea. La correzione di tiro è stata praticamente immediata (27 gennaio). Pur mancando ulteriori precisazioni crediamo che Enea faccia rientrare le serre bioclimatiche tra gli interventi agevolabili previsti alla lettera h) dell’ Art. 16 bis del DPR 917/86 che scrive di interventi:

h) relativi alla realizzazione di opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici con particolare riguardo all’installazione di impianti basati sull’impiego delle fonti rinnovabili di energia. Le predette opere possono essere realizzate anche in assenza di opere edilizie propriamente dette, acquisendo idonea documentazione attestante il conseguimento di risparmi energetici in applicazione della normativa vigente in materia;

Questa affermazione coincide perfettamente con la funzionalità delle serre bioclimatiche che notoriamente sono spazi vetrati posti in adiacenza a un edificio in grado di contenere i consumi energetici e di migliorare il comfort abitativo, rientrando tra le tecnologie passive per il controllo dei flussi igrotermici, su cui esiste una ricca letteratura scientifica. Naturalmente occorre che le serre bioclimatiche siano ben progettate in conformità con i regolamenti nazionali, regionali e comunali e con le regole ben precisate dallo stesso Enea e che riprendiamo qui sotto a beneficio dei lettori.

Per essere considerate tali, le serre bioclimatiche devono soddisfare una serie di requisiti, spesso variabili da comune a comune, in particolare: la serra non deve essere riscaldata dal sistema di climatizzazione dell’edificio/casa da cui è supportata; deve essere orientata nell’arco tra sud-est e sud-ovest; la superficie vetrata deve prevalere, con un rapporto tra superficie vetrata e superficie totale di almeno il 70%; dimostri, attraverso calcoli energetici fatti da un progettista, la sua funzione di riduzione del fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale di una quantità non inferiore al 10%, attraverso lo sfruttamento passivo e/o attivo dell’energia solare; deve essere apribile per una superficie pari ad almeno un terzo dell’involucro solare e dotata di schermature e/o dispositivi mobili o rimovibili, per evitare il surriscaldamento estivo, in modo da ridurre almeno del 70% l’irradiazione solare massima durante il periodo estivo; il volume lordo della serra non può generalmente superare il 10% del volume riscaldato dell’edificio (variabile, tuttavia, fino al 20%); deve essere dotata di sistemi di ombreggiamento estivi e finestre apribili per consentire la ventilazione naturale nei periodi estivo/invernale; la destinazione funzionale non deve determinare la nascita di una nuova stanza a causa della presenza continua di persone (in pratica non deve essere legalmente stabilito come luogo di vita e/o di lavoro); deve garantire un guadagno energetico[1] durante la stagione invernale di almeno il 20% rispetto alla soluzione priva di energia solare (variabile tra il 5% e il 25%)“.

[1] la differenza tra energia dispersa in assenza del sistema bioclimatico e quella dispersa in presenza del sistema stesso

Foto: Doc. Domal

a cura di Ennio Braicovich