#Infissicelafaremo

Che ripresa è? si domanda Broglio dopo il DPCM 11 aprile

L'imprenditore, normatore e presidente della Federazione legno-arredo di Confartigianato Piemonte fa il punto su checosa succede veramente sul mercato

Ripresa? o ripresina? oppure nulla di fatto quella aperta dal DPCM dell’11 aprile che fa tanto discutere per l’esclusione delle produzioni di infissi e in alluminio da suscitare perfino un’interrogazione in Parlamento? Queste domande si pone amuele Broglio, imprenditore, presidente della Federazione legno-arredo di Confartigianato Piemonte, opinionista spesso ospite di queste pagine con interventi mirati su tematiche di normativa piuttosto che di mercato. Samuele gestisce, assieme al fratello Guglielmo, la produzione di serramenti speciali in legno dell’azienda di famiglia La Falegnameria di quel di Coggiola (Biella). Qui il suo report su quello che sta succedendo sul mercato dopo la mini ripresa ex DPCM 11 aprile con tanto di considerazioni sull’utilità del decreto che riassumo qui: che senso ha riaprire le produzioni se non si aprono i cantieri e le installazioni nonché le rivendite di porte e finestre e le indispensabili vetrerie? (EB)


Nella giornata di martedì 14, passata più che altro al telefono con colleghi ed amici di altre province e regioni, ho cercato anzitutto di acquisire il maggior numero informazioni possibili, che vorrei qui sintetizzare:

1. Il DPCM 11 Aprile permette la riapertura delle ditte aventi codice ATECO “gruppo 16” e quindi anche delle ditte di produzione di serramenti in legno come quella di proprietà mia e di mio fratello (oltre che delle ditte con codice ATECO 22.2 di produzione serramenti in materiali plastici)
2. Le varie ordinanze regionali, anche se in alcuni casi più restrittive rispetto al DPCM, non negano i diritti di cui sopra
3. Le aziende considerabili “di filiera” rispetto alle attività di cui sopra, probabilmente però a fronte di autorizzazione da parte della Prefettura, dovrebbero poter aprire, e quindi si dovrebbe poter riuscire ad ottenere i componenti (mi si scusino i molteplici condizionali, ma in Italia nulla è certo)
4. I cantieri edili, se non di pubblica utilità e/o indifferibili per ragioni di sicurezza, però restano ostinatamente chiusi, almeno fino al 3 Maggio
5. Le attività considerate come “artigianali di servizio” in varie regioni (p.es. Piemonte) restano comunque vietate (fonte Prefettura)

Ora la cosa pare evidente che sia così configurata:

In azienda, applicando le dovute procedure (per ora a mio avviso non del tutto chiare e purtroppo ancora in fase di precisa definizione) si può riprendere la produzione:
>I fornitori dovrebbero essere operativi e quindi in caso di carenza di scorte si dovrebbe/potrebbe riuscire a rifornirsi
>Nei cantieri non è possibile accedere per la consegne e/o per l’installazione
>Nei predetti cantieri non è nemmeno possibile accedere per eventuali rilievi misure
>Nelle Regioni nelle quali sono vietate le attività “artigianali di servizio” è ben difficile che gli accessi di cui sopra possano essere considerati leciti anche in case private (l’attività di consegna ed installazione, seppur collegata alla produzione, è attività di servizio).

A questo punto, premesso che un’azienda ha incassi solo quando e se consegna oppure quando e se può emettere fattura di acconto, cosa che nel nostro settore solitamente è legata al rilievo misure, mi pare che per le aziende che servono esclusivamente o prevalentemente il mercato nazionale (in pratica le micro e piccole imprese) il permesso di riapertura non sia poi da considerare un gran regalo in quanto riaprendo l’attività e quindi richiamando in servizio i dipendenti, riprendendo i consumi elettrici e gli approvvigionamenti di materiale si avrebbe da un lato una certa ripresa di costi e dall’altro un altrettanto certa non ripartenza degli incassi.

È quindi evidente anche ai più sprovveduti che, a meno di particolari condizioni aziendali, magari legate a commesse estere, una ripresa dell’attività di impresa rischierebbe di tramutarsi in un suicidio aziendale in quanto, a meno di non optare per pagare fornitori e dipendenti tramite la consegna di una copia omaggio del DPCM 11 Aprile (cosa che suppongo non verrebbe accettata), l’azienda si troverebbe a stretto giro di posta in evidenti condizioni di drammatica mancanza di liquidità.

Le considerazioni di cui sopra sono poi aggravate dal fatto che, nell’attuale clima di proliferazione selvaggia di decreti emanati “oggi per domani”, si corre fortemente il rischio che nella notte tra il 2 ed il 3 Maggio un nuovo DPCM proroghi la chiusura dei cantieri ad una data ancora più lontana, allungando ancor di più il periodo di coesistenza tra costi certi ed incassi impossibili per le aziende che avessero deciso la riapertura.

Quindi, in considerazione di quanto sopra, pur avendo l’azienda con un più che discreto carico di lavoro, costituito però da commesse acquisite sul territorio nazionale e quindi in alcuni casi ad oggi non consegnabili pur avendo le misure “in mano” ed in altri non rilevabili al definitivo, io e mio fratello abbiamo deciso che nella situazione attuale, seppur con grosso dispiacere ed irritazione, #iorestoacasa# almeno fino a quando non verrà deciso di riaprire i cantieri e di permettere di nuovo di accedere alle abitazioni per installazioni e consegne.

Certamente dal mio punto di vista resta incomprensibile un Governo che riapre le attività di produzione di componenti per l’edilizia mantenendo chiusa l’edilizia, ma può darsi che la mia incomprensione derivi da una non completa visione di insieme delle reali necessità del sistema economico nazionale.

a cura di EB